Mandic: pensione per Lorena Crippa, storica infermiera strumentista dal 1985

Ha camminato con i “giganti” della sanità meratese, da loro ha imparato tantissimo ed è cresciuta professionalmente e umanamente. Oggi, all'indomani della pensione, un pensiero riconoscente Lorena Crippa lo rivolge a loro.
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Ma è un misto di rimpianti e di preoccupazioni perchè quel tempo, quando l'infermiere era una figura che si costruiva negli anni grazie a un percorso duro ma denso di soddisfazioni, sembra lontanssimo e lontano dal ripetersi.
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Con i colleghi e, sotto, con il primario di ortopedia dottor Pierluigi Colombo

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Festeggiata dai colleghi, più che amici una vera famiglia, dopo quarant'anni di lavoro uno dei volti noti del Mandic ha lasciato per raggiunti limiti di pensionamento e ha voluto raccontarsi in una breve “memoria”, densa di sentimenti, ricordi, qualche aneddoto e tanti rimpianti.
Iniziai a lavorare nel 1985 (dopo aver fatto la scuola professionale interna) per qualche mese nella vecchia chirurgia post operatoria del Dr Bonaldi..e poi appena fu possibile dopo qualche mesetto venni trasferita in blocco operatorio come da mia richiesta appena assunta. 
Ho iniziato come nurse di sala sempre aggrappata alle scialitiche per curiosare come si lavorava sui pazienti e poi iniziai a strumentare: il mio sogno si era avverato finalmente. 
Anni bellissimi dove ho imparato tanto, anzi di più . 
Ai tempi in ospedale arrivavano anche i politraumi, le emergenze ostetriche e vascolari .
Nel 2011 è stato approntato il blocco operatorio nuovo" ..un gioiellino super tecnologico e all'avanguardia che con i colleghi abbiamo minuziosamente impostato sempre mettendoci amore e passione...; il blocco era la nostra seconda casa dopotutto.
In questa sala da strumentista ho vissuto i momenti più belli e adrenalinici della mia carriera, con tanti specialisti e specialità che purtroppo non ci sono più (vascolare,ginecologia, pediatrica , ostetricia ecc).
Ricordo con affetto il Dr Bonaldi (chi se la dimentica quella sutura sul cuore di una ragazza a cui avevano sparato ..tanto da ricevere i complimenti dei cardiochirurghi di Niguarda allertati) e il Dr Sacchi i miei primi maestri, il Dr Crema e il Dr Carzaniga (anche per altri motivi personali), il Dr. Bernardi. 
Un pensiero speciale poi va a Lui, al primario con cui ho lavorato di più, al Dr Gregorio del Boca : grande uomo e grande medico. 
Poi il primo COVID e i primi problemi di salute mi hanno messo nelle condizioni di fare altro in collaborazione con i miei coordinatori fino alla fine.
Formare un infermiere di sala operatoria non è semplice. Le skills minime si raggiungono dopo almeno sei mesi e ancora di più per una strumentista che gira sulle tante specialità. La mia scuola è stata molto diversa da quella attuale . 
Si era abituati seguendo una "messa imprescindibile" e a lavorare di concerto con la testa del chirurgo per cui sapevi ciò che serviva in ogni momento dell'intervento: nessuno chiedeva nulla perché tutto era pronto in sala e/o sul tavolino della strumentista.
La mia visione della sanità pubblica è tutt'altro che rosea: innanzitutto il personale infermieristico e veramente poco e sotto pagato, senza possibilità di carriera . 
Ora ci vuole una laurea triennale e lo stipendio dovrebbe andare di pari passo : invece....
Siamo inoltre invasi da troppa e tanta burocrazia mentre quando iniziai io esisteva solo un registro dove il chirurgo scriveva i dati del paziente e l'intervento.
Anche negli ospedali più blasonati il personale infermieristico è davvero carente: chi può iscriversi ad una facoltà che dà uno stipendio indecoroso per le responsabilità enormi che si hanno, i turni, e le festività...
Francamente come non comprendere che i giovani colleghi vengano attratti dal privato!?!
Concludo rubando un pensiero alla mitologia greca 
“Se mai si racconterà la mia storia, si dica che ho camminato coi giganti. Non avevo il loro coraggio e la loro forza, ma c'ero. Ho visto i loro volti illuminarsi al fuoco delle battaglie. Li ho sentiti ridere e poi li ho visti andarsene uno dopo l'altro fino a restare sola. Io non fui un gigante ma li seguii...e questo mi basta: essere ricordata come colei che camminò al loro fianco. Gli uomini sorgono e cadono come grano invernale, ma questi nomi non periranno mai. ”
Grazie a tutti i miei maestri e grazie ai colleghi con cui ho trascorso anni bellissimi.
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