Caro Santoro, le parole contano

Sto seguendo un po' il confronto di opinioni tra il sig. Luciano Fasoli e Pietro Santoro, autore dell'interessante rubrica “Church pocket”: https://www.merateonline.it/notizie/147124/francesco-leone-becciu-santoro-risponde-al-lettore 

Sarà perché anch'io avevo scritto in modo dettagliato circa alcune sue pesanti affermazioni relative in particolare a Papa Francesco, poi apparentemente da lui in qualche modo saggiamente smussate, vorrei dare un mio piccolo contributo ad un dialogo/confronto che, a mio parere, dovrebbe sempre connotarsi come schiettamente costruttivo.

Innanzitutto vorrei sottolineare, al di là della crudezza delle affermazioni di Fasoli che quantomeno, contrariamente a quanto non fanno molti altri, responsabilmente si firma per esteso. E di questi tempi questo costituisce già un buon indicatore.

Innanzitutto mi sconcerta un po' che Santoro di fatto contrapponga in modo più o meno sottile l'operato del nuovo Papa Leone a quello di Papa Francesco, riprendendo in qualche modo le sue vecchie affermazioni critiche.

Naturalmente considero più che legittimo farlo ma penso di non essere l'unico se scrivo, come già fatto in precedenza https://www.merateonline.it/notizie/146186/caro-santoro-spiace-che  di esserne un po' ulteriormente dispiaciuto 

Nel merito della sua articolata e pur apprezzabile risposta al sig.Fasoli trovo queste, perlomeno apparenti, contraddizioni:

Afferma “Non intendevo difendere Becciu...” ma nel suo scritto lo definiva come “cardinale perseguitato”. Le due cose non mi paiono certamente in sintonia tra di loro.

“Nessun attacco personale a Papa Francesco” ma basta leggere i suoi non solo velati confronti “Poi, però, arriva un Papa come Leone XIV. Uno che sembra più vicino ai fedeli che ai giornalisti, più intento a pregare che a intrattenere il pubblico televisivo....una Chiesa discreta e sobria, che preferisce la preghiera silenziosa alla spettacolarizzazione mediatica”.

https://www.merateonline.it/notizie/147082/church-pocket-64-la-chiesa-noiosa-di-papa-leone-xiv-il-caso-ldquo-becciu 

Se questi non sono evidenti allusioni a quello che, travisandolo, viene attribuito – anche da Santoro stesso in precedenti suoi scritti- allo stile “mondaneggiante” di Francesco (per fortuna tutti hanno potuto costatare da che “mondanità reale” fosse veramente mosso), cosa sono?

E l'evidenziare la presunta ipocrisia di un discriminante trattamento tra Becciu e Rupnik “da un lato un cardinale perseguitato, dall'altro un abusatore protetto oltre ogni limite” a chi è riferibile?

Ma soprattutto non ci si rende conto che se si è realmente motivati dal prendere le distanze da certo speculativo chiacchiericcio mediatico non si rischia di finire in qualche modo col contribuire ad alimentarlo, oltre che utilizzando le stesse terminologie (soap opera, cerchio magico) con la dietrologica cultura del sospetto? (“Sembra che il Cardinale Parolin si sia recato al Policlinico Gemelli dal Papa il 2 aprile, appena due giorni dopo che Francesco era stato dato per gravissimo dai media, per fargli firmare, con una semplice “F”, la lettera che escludeva Becciu dal conclave. È difficile immaginare che, in condizioni fisiche così precarie, il Papa avesse come priorità assoluta escludere un cardinale dalla partecipazione al conclave. Piuttosto, questa circostanza fa pensare che Francesco fosse ormai fortemente condizionato dalle influenze del suo cerchio magico”). Non mi sembra che questa dietrologia non comprovata faccia un gran bene all'Ecclesia.

Mi fermo volutamente qui aggiungendo soltanto ciò che avevo già scritto in un mio precedente contributo di pensiero”. Una cosa infatti è l'argomentare, più che legittimo, elementi di dissenso su specifiche scelte pastorali o di diritto canonico , altro è presentare l'azione di un Papa, che in molti riteniamo profetico e assai coerentemente evangelico, come dettata da autoreferenziali logiche d'immagine e di potere come pure espressione di interessate partigianerie e discriminanti preferenze”.

Caro Santoro contano le intenzioni ma anche le parole che si usano.
Germano Bosisio
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