Francesco, Leone, Becciu: Santoro risponde al lettore

Articolo: La Chiesa noiosa di papa Leone XIV. il caso “Becciu

Eccola finalmente la difesa di Becciu, cioe' di un sepolcro imbiancato (imbiancato come un bell'appartamento a Londra), con tanto di stoccata finale a Francesco. Non basta, ai reazionari, che sia morto. Pure da morto va attaccato: giustizia, secondo l'autore dell'articolo e secondo il nuovo papa del quale l'autore si arroga presuntuosamente il diritto di interpretare il pensiero, sconfesserebbe il suo operato. Cioe', in altre parole, e neanche tanto implicite, l'autore dell'articolo ci illumina sul fatto che, prima di tutto, ovviamente, Francesco ha sbagliato, ma poi anche che Leone e' d'accordo con lui (con l'autore). E quindi, grazie al cielo, eccola qui la Chiesa giusta, quella che dobbiamo volere: silenziosa, nell'ombra, sussurrata, misteriosa, lontana dai mezzi di comunicazione (guai far sapere, guai farsi capire), lontana dal mondo, relegata (e' questo il significato etimologico della parola "religione", no?) nelle sacre stanze, nel Mistero, e soprattutto lontana dai fedeli, che non devono sentire, che non devono sapere; che devono solo credere ("nulla e' trapelato", guai!). Stucchevole tra l'altro il tentativo a cui l'autore dell'articolo non sfugge, ma anche di tanti altri, di dimostrare che il nuovo papa sia dalla propria parte. E' per tutti un buon papa perche' e' per tutti dalla propria parte. Fingendo di ignorare che questo auspicio trovera' conferma o smentita solo con il tempo; e non certamente tirando il papa per la giacchetta per cercare di farlo cascare dalla parte della propria fazione.
Luciano Fasoli

Gentile Luciano,

capisco la sua critica e la ringrazio perché mi consente di chiarire più precisamente dei punti del mio articolo che forse non erano stati sufficientemente precisi per favore di brevità, cortesia che non userò qui di seguito. Provo a farlo in modo più equilibrato e dettagliato.
1. Non è una difesa di Becciu: Non intendevo difendere Becciu né sminuire la gravità degli scandali finanziari che lo hanno coinvolto. È corretto rilevare che alcune delle accuse emerse durante il processo hanno mostrato fragilità, come riconosciuto da osservatori neutrali. Inchieste giornalistiche hanno rilevato che il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi ha intrattenuto chat con la lobbista Francesca Immacolata Chaouqui – voluta da Francesco nella Commissione per la trasparenza finanziaria Cosea nel 2013, anch’ella condannata nel 2017 a 10 mesi per rivelazione di notizie riservate nel processo Vatileaks II – e Genevieve Ciferri, sodale e amica del supertestimone contro Becciu, vale a dire il suo ex collaboratore e amico, monsignor Alberto Perlasca. Nelle chat emergerebbe che il capo d’accusa sarebbe stato costruito a tavolino da loro tre in cambio del proscioglimento dello stesso Perlasca, collaboratore di Becciu. Da qui i dubbi sulla liceità del procedimento giudiziario. Questo non vuol dire giustificare o assolvere il cardinale, ma solo riconoscere la complessità del caso che per motivi puramente redazionali – scelti da me – non ho scritto nel mio testo.
2. Nessun attacco personale a Papa Francesco: Non ho voluto attaccare Papa Francesco, anzi. Il mio riferimento alla lettera firmata al Gemelli aveva lo scopo di evidenziare una circostanza ambigua, sollevata anche da altri, che ha generato domande lecite sulla trasparenza delle decisioni prese in quel contesto con un papa agonizzante. Piuttosto me la prendo con chi gli ha fatto firmare quel testo. Il mio intento non è di esprimere un giudizio negativo definitivo sul Papa in questa situazione, ma di osservare come certe decisioni possano essere state influenzate da fattori esterni o persone terze. La riflessione storica rimane sempre lecita e necessaria, indipendentemente dalle circostanze e dalla morte dei protagonisti. 
3. Non interpreto Leone XIV a mio favore: Non ho mai cercato di attribuire a Papa Leone XIV il mio pensiero personale o di utilizzarlo per sostenere una mia posizione specifica. Mi sono limitato a notare un cambiamento significativo nello stile comunicativo e pastorale, evidente a tutti e che ha sorpreso me in primis e che indubbiamente mi appartiene di più. A tal proposito ho tracciato un profilo teologico basato sul suo magistero episcopale e su quello che ho vissuto in quei giorni in Vaticano, quindi su fatti già accaduti e documentati, senza alcuna intenzione di interpretare o attribuirgli intenzioni non esplicitate. Probabilmente non ha letto fino in fondo l’articolo, o forse la domanda finale non era abbastanza chiara. Questo passaggio voleva semplicemente evidenziare che su certi temi cruciali per il pontificato di Leone XIV è ancora prematuro esprimersi con certezza. Il fatto che lo stesso Papa ha sentito l'urgenza di incontrare il cardinale a soli venti giorni dalla sua elezione è un dato indubbiamente importante. E, se proprio vogliamo precisarlo, sarei eventualmente io a essere d’accordo con Papa Leone, e non lui con me. Dubito, senza esagerare, che sappia persino chi io sia
4. Non auspico una Chiesa nascosta ai fedeli: Quando parlo di “silenzio” e “sobrietà”, non intendo una Chiesa chiusa o distante dai fedeli. Al contrario, desidero una Chiesa trasparente e autentica, che comunichi chiaramente senza ricorrere alla spettacolarizzazione mediatica. Anche nel caso Rupnik, sul caso Gisana, sul caso Zanchetta, anche dalle righe di questo giornale, ho sempre invocato la trasparenza e il giusto procedimento per tutti. Ho sempre sostenuto con forza la necessità di una trasparenza piena e chiara, affinché i fedeli possano conoscere e comprendere veramente ciò che accade. Il silenzio, in questo senso, è l’opposto del chiasso, non sinonimo di omertà. Mi sembra però che lei abbia interpretato le mie parole in modo diverso da quello che intendevo, probabilmente per una divergenza di prospettiva. Su questi temi però mi ha dato spunto e idee per dei prossimi scritti sulla poca trasparenza in merito a casi di abusi, di cui qui avevo fatto cenno. Capisco che si possa avere una percezione diversa del pontificato di Francesco, e rispetto chi vede in lui una figura evangelica e aperta. Personalmente, ho cercato di analizzare fatti documentati, che talvolta possono essere interpretati in modi diversi.
Rispetto il suo punto di vista e apprezzo il confronto, che mi permette di chiarire meglio la mia posizione. Mi sembra che lei spesso interpreti le mie parole dando per scontato un mio orientamento politico, come già successo mesi fa, quando mi ha dato del conservatore indottrinatore. Anche in quella occasione si è perso alcuni articoli, tipo questo. 

Luciano, il tono del suo commento è fortemente emotivo e polemico, caratterizzato da esagerazioni e sarcasmo, che sembrano volti più a screditare la mia opinione che a discuterne nel merito. Utilizza un atteggiamento che appare di superiorità morale e intellettuale, tendendo a sminuire chi non condivide la sua prospettiva, modalità che ha già utilizzato qui. Credo che questo stile comunicativo renda difficile un dialogo razionale e costruttivo, spostando il confronto dal contenuto reale delle mie parole a interpretazioni caricaturali e ridicolizzanti. Penso invece che un approccio più legato alle fonti e ai fatti aiuterebbe entrambi a confrontarci con maggiore serenità e utilità. Sarei felice di approfondire ulteriormente il confronto quando avremo avuto entrambi occasione di considerare le vicende di Gisana, Zanchetta e Rupnik e il coinvolgimento di Francesco. Credo che una discussione basata su una conoscenza completa dei fatti possa essere più utile e costruttiva. Spero di aver precisato le mie intenzioni.

Grazie anche alla redazione per l'opportunità di dialogo.

Un saluto cordiale.

Pietro Santoro
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.