Church pocket/62: Leone XIV, la carta d’identità spirituale del nuovo Papa oltre il gossip
Ormai sappiamo tutto del nuovo Papa, quasi pure il nome del suo gatto e quanti cucchiaini di zucchero mette nel caffè. I giornali lo hanno passato ai raggi X come fosse una popstar, un po’ gossip, un po’ santino, alla ricerca disperata del particolare che ancora ci sfugge. Noi, invece, faremo una riflessione diversa, provando a tracciare un identikit spirituale e teologico di Leone XIV, ripercorrendo il magistero maturato durante la sua esperienza di vescovo e missionario, già rintracciabile nelle sue prime parole: dal discorso della loggia di San Pietro, passando per l'omelia pronunciata nella prima messa celebrata con i cardinali in Sistina fino al Regina Coeli. Insomma, una carta d’identità teologica per comprendere meglio quale direzione prenderà la Chiesa sotto la sua guida.
«La pace sia con tutti voi!». Con questo solenne saluto messianico, pronunciato con una semplicità che ha commosso e un sorriso caldo che ha subito conquistato noi fedeli riuniti in Piazza San Pietro, Papa Leone XIV ha dato inizio al suo pontificato. Una pace, la sua, che richiama direttamente la “pace del Cristo Risorto” da lui stesso definita «disarmata» e «disarmante», «umile e perseverante»: un modo semplice, autentico e diretto per sottolineare che la vera forza della pace non è nelle armi o nella forza, ma proprio nella capacità di smontare conflitti con mitezza. E infine in grande monito del Regina Coeli: «mi rivolgo anch’io ai grandi del mondo, ripetendo l’appello sempre attuale: “Mai più la guerra!”». Un richiamo a Francesco e un monito perentorio alla Pace.

«Senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi andiamo avanti» ha aggiunto con fiduciosa spontaneità. «Cammineremo insieme, come una famiglia che sa ascoltare e abbracciare tutti. Costruiremo ponti, non muri. Saremo una Chiesa vicina, che si sporca le mani per raggiungere gli ultimi. E il male non prevarrà», ha aggiunto citando con forza il passo evangelico di Matteo 16,18, richiamando una promessa fondamentale di Gesù: la Chiesa, nonostante crisi, difficoltà e fragilità interne, resterà sempre salda. Indica sicuramente un cammino fondato sulla certezza che, guidata da Cristo, la comunità cristiana supererà ogni ostacolo. Con queste parole cariche di forza spirituale ed emotiva, Leone XIV ha subito chiarito il suo stile pastorale: uomo di profonda fede, vicino alla gente, accogliente e profondamente radicato nella Tradizione della Chiesa. Il riferimento al male che non prevarrà sulla Chiesa è un tema caro a molti suoi predecessori: Paolo VI denunciò chiaramente il male presente nella Chiesa e nel mondo, arrivando a parlare esplicitamente del “fumo di Satana” entrato nel tempio di Dio, ma ribadendo con fermezza che la forza della grazia avrebbe sempre prevalso; Giovanni Paolo II affrontò con decisione il male, sia nella società che nella Chiesa, ribadendo che Cristo avrebbe sempre guidato e protetto la sua comunità; Benedetto XVI parlò apertamente delle sfide interne ed esterne, confermando la fiducia nell'azione provvidenziale di Dio che non lascia mai prevalere il male. Infine anche il richiamo alla Madonna del Rosario di Pompei – che ha smosso il mio cuore per le mie origini campane – è un richiamo alla sconfitta delle forze del male: il Rosario è da sempre una delle preghiere preferite dai cattolici per contrastare il male. Invocato da San Pio V per chiedere la protezione divina e scongiurare la sconfitta nella battaglia di Lepanto, è una preghiera potente: ripetendo l’Ave Maria, si crea uno scudo spirituale contro paura e ogni negatività. Pregare il Rosario aiuta a sentirsi protetti e sostenuti dalla presenza materna di Maria, che con dolcezza ci guida lontano dalle tentazioni e ci avvicina al bene.
Ogni Papa porta con sé una visione personale e uno stile originale, ma nessuno inizia da zero. Papa Leone XIV potrebbe essere un esempio chiaro di come si possa guardare avanti senza trascurare le radici profonde dei predecessori. Partiamo da un punto cruciale: la Chiesa come comunione. Questo concetto è stato centrale già nel pontificato di Paolo VI, che vedeva la Chiesa come una “società animata dalla grazia dello Spirito Santo” e promuoveva una visione comunitaria e spirituale. Giovanni Paolo II ha continuato su questa strada, descrivendo la Chiesa come “casa e scuola di comunione”, in cui l'unità e la diversità camminano insieme. Benedetto XVI ha ulteriormente approfondito questa visione, sottolineando che la comunione è soprattutto spirituale e sacramentale, radicata profondamente nell’Eucaristia. Papa Leone oggi riprende queste prospettive, valorizzando la comunione come testimonianza viva e autentica dei fedeli nel mondo contemporaneo, come ha ribadito nell’omelia della Missa Pro Ecclesia ai cardinali in Sistina, in 9 maggio, evidenziando l'importanza della fraternità e della corresponsabilità nella Chiesa.
Un altro tema che collega Leone XIV ai predecessori è l’impegno sociale e l’attenzione ai poveri. Giovanni Paolo II, con l'enciclica Sollicitudo rei socialis, aveva posto al centro della Chiesa la solidarietà verso gli ultimi. Francesco ha poi dato una forte impronta personale su questo tema, enfatizzando una Chiesa “ospedale da campo” vicina ai più deboli e alle periferie. Papa Leone, forte della sua lunga esperienza come missionario in Perù, riprende questa sensibilità sociale, sottolineando la necessità di una Chiesa che non teme di “sporcarsi le mani” per stare vicino ai più vulnerabili. Non meno importante è il richiamo esplicito che Papa Leone fa alla tradizione della Dottrina sociale della Chiesa, scegliendo il nome “Leone”, chiaro riferimento a Leone XIII e alla sua storica enciclica Rerum Novarum. Il Sommo Pontefice, quindi, segnala un impegno verso temi sociali ed economici, in continuità con una tradizione iniziata oltre un secolo fa e ancora oggi fondamentale per rispondere alle sfide globali.
Papa Leone XIV dunque non è un Papa “rivoluzionario” in senso tempestoso della parola, ma è certamente un pontefice che sa come custodire e valorizzare il meglio della tradizione recente e passata, guardando con equilibrio e sensibilità al futuro della Chiesa. Raccoglie una Chiesa spaccata e polarizzata, specchio di un mondo che vuole dividere tutti in buoni e cattivi, giusto o sbagliato. Non a caso nei suoi discorsi il richiamo all’unità è sempre presente, a partire dal suo motto «In Illo uno unum» ovvero «nell'unico Cristo siamo uno».
Insomma, finalmente si volta pagina: un nuovo capitolo si apre nella storia della Chiesa. E, diciamocelo chiaro: forse qualcuno, senza dirlo troppo in giro, tirerà un sospiro di sollievo pensando che dopo tutto questo "camminare insieme" ci starebbe bene una pausa per riprendere fiato e rimettere ordine in casa. Con calma, sì, ma anche con un pizzico d’ironia, perché non guasta mai. Poi ci lasceremo stupire, come ha fatto lo Spirito Santo in questa elezione: del resto, come ogni carta d’identità che si rispetti, anche questa raccoglie solo le generalità di oggi, consapevoli che domani potrebbero già essere cambiate.
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«La pace sia con tutti voi!». Con questo solenne saluto messianico, pronunciato con una semplicità che ha commosso e un sorriso caldo che ha subito conquistato noi fedeli riuniti in Piazza San Pietro, Papa Leone XIV ha dato inizio al suo pontificato. Una pace, la sua, che richiama direttamente la “pace del Cristo Risorto” da lui stesso definita «disarmata» e «disarmante», «umile e perseverante»: un modo semplice, autentico e diretto per sottolineare che la vera forza della pace non è nelle armi o nella forza, ma proprio nella capacità di smontare conflitti con mitezza. E infine in grande monito del Regina Coeli: «mi rivolgo anch’io ai grandi del mondo, ripetendo l’appello sempre attuale: “Mai più la guerra!”». Un richiamo a Francesco e un monito perentorio alla Pace.

«Senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi andiamo avanti» ha aggiunto con fiduciosa spontaneità. «Cammineremo insieme, come una famiglia che sa ascoltare e abbracciare tutti. Costruiremo ponti, non muri. Saremo una Chiesa vicina, che si sporca le mani per raggiungere gli ultimi. E il male non prevarrà», ha aggiunto citando con forza il passo evangelico di Matteo 16,18, richiamando una promessa fondamentale di Gesù: la Chiesa, nonostante crisi, difficoltà e fragilità interne, resterà sempre salda. Indica sicuramente un cammino fondato sulla certezza che, guidata da Cristo, la comunità cristiana supererà ogni ostacolo. Con queste parole cariche di forza spirituale ed emotiva, Leone XIV ha subito chiarito il suo stile pastorale: uomo di profonda fede, vicino alla gente, accogliente e profondamente radicato nella Tradizione della Chiesa. Il riferimento al male che non prevarrà sulla Chiesa è un tema caro a molti suoi predecessori: Paolo VI denunciò chiaramente il male presente nella Chiesa e nel mondo, arrivando a parlare esplicitamente del “fumo di Satana” entrato nel tempio di Dio, ma ribadendo con fermezza che la forza della grazia avrebbe sempre prevalso; Giovanni Paolo II affrontò con decisione il male, sia nella società che nella Chiesa, ribadendo che Cristo avrebbe sempre guidato e protetto la sua comunità; Benedetto XVI parlò apertamente delle sfide interne ed esterne, confermando la fiducia nell'azione provvidenziale di Dio che non lascia mai prevalere il male. Infine anche il richiamo alla Madonna del Rosario di Pompei – che ha smosso il mio cuore per le mie origini campane – è un richiamo alla sconfitta delle forze del male: il Rosario è da sempre una delle preghiere preferite dai cattolici per contrastare il male. Invocato da San Pio V per chiedere la protezione divina e scongiurare la sconfitta nella battaglia di Lepanto, è una preghiera potente: ripetendo l’Ave Maria, si crea uno scudo spirituale contro paura e ogni negatività. Pregare il Rosario aiuta a sentirsi protetti e sostenuti dalla presenza materna di Maria, che con dolcezza ci guida lontano dalle tentazioni e ci avvicina al bene.


Papa Leone XIV dunque non è un Papa “rivoluzionario” in senso tempestoso della parola, ma è certamente un pontefice che sa come custodire e valorizzare il meglio della tradizione recente e passata, guardando con equilibrio e sensibilità al futuro della Chiesa. Raccoglie una Chiesa spaccata e polarizzata, specchio di un mondo che vuole dividere tutti in buoni e cattivi, giusto o sbagliato. Non a caso nei suoi discorsi il richiamo all’unità è sempre presente, a partire dal suo motto «In Illo uno unum» ovvero «nell'unico Cristo siamo uno».

Insomma, finalmente si volta pagina: un nuovo capitolo si apre nella storia della Chiesa. E, diciamocelo chiaro: forse qualcuno, senza dirlo troppo in giro, tirerà un sospiro di sollievo pensando che dopo tutto questo "camminare insieme" ci starebbe bene una pausa per riprendere fiato e rimettere ordine in casa. Con calma, sì, ma anche con un pizzico d’ironia, perché non guasta mai. Poi ci lasceremo stupire, come ha fatto lo Spirito Santo in questa elezione: del resto, come ogni carta d’identità che si rispetti, anche questa raccoglie solo le generalità di oggi, consapevoli che domani potrebbero già essere cambiate.
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Rubrica a cura di Pietro Santoro