Church pocket/64: la Chiesa noiosa di papa Leone XIV. il caso “Becciu
Qualcuno dice che la Chiesa sia noiosa, che un Papa sobrio non faccia notizia e che, senza scandali, la vita in Vaticano perda sapore. È forse per questo che negli ultimi anni abbiamo assistito a uno spettacolo continuo di colpi di scena, in cui cardinali e prelati sembrano protagonisti di una soap opera piuttosto che custodi di una tradizione bimillenaria. Tra le vicende più note, quella del Cardinale Angelo Becciu occupa senza dubbio la top 10. Ex sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato – incarico influente nella vita della Città del Vaticano quasi quanto quello del Segretario di Stato – e uno dei più potenti cardinali durante il pontificato di Papa Francesco, Becciu è finito al centro di scandali finanziari che hanno profondamente segnato l'immagine del Vaticano. Accusato di appropriazione indebita e cattiva gestione dei fondi vaticani, in particolare per il controverso investimento immobiliare a Londra, la vicenda del cardinale ha dominato per mesi le cronache, tra processi, accuse incrociate e rivelazioni tanto da arrivare in prima serata.

Tuttavia, è importante sottolineare che molte delle accuse contro il Cardinale Becciu sono risultate infondate o quantomeno fragili, come confermato da vari osservatori e dallo sviluppo stesso del processo. Non pochi hanno parlato di un vero e proprio processo sommario, condotto più sulle pagine dei giornali che nelle aule giudiziarie, lasciando l'impressione di una giustizia spettacolare piuttosto che equa e rigorosa. Da qui è stato sorprendere leggere sul bollettino della Sala Stampa Vaticana dell’udienza privata concessagli da Papa Leone XIV il 27 maggio, che ha sollevato ulteriori domande e sottolineato implicitamente il carattere controverso e problematico del trattamento riservato al cardinale.
Controverso è stato anche il caso della sua esclusione dal conclave che ha eletto Papa Leone XIV. Sembra che il Cardinale Parolin si sia recato al Policlinico Gemelli dal Papa il 2 aprile, appena due giorni dopo che Francesco era stato dato per gravissimo dai media, per fargli firmare, con una semplice “F”, la lettera che escludeva Becciu dal conclave. È difficile immaginare che, in condizioni fisiche così precarie, il Papa avesse come priorità assoluta escludere un cardinale dalla partecipazione al conclave. Piuttosto, questa circostanza fa pensare che Francesco fosse ormai fortemente condizionato dalle influenze del suo cerchio magico. Dopo la morte di Papa Francesco, Becciu aveva inizialmente sostenuto che i suoi diritti cardinalizi fossero intatti, ma quella lettera, nata in circostanze ambigue, ha generato i dubbi del Sacro Collegio. Becciu, alla fine, ha deciso di rispettare questa volontà come atto di obbedienza al Pontefice. Poi, però, arriva un Papa come Leone XIV. Uno che sembra più vicino ai fedeli che ai giornalisti, più intento a pregare che a intrattenere il pubblico televisivo.

Mentre la stampa continua a rincorrere dettagli sensazionali, Papa Leone XIV sembra aver preso una strada opposta e radicale: il ritorno a una Chiesa discreta e sobria, che preferisce la preghiera silenziosa alla spettacolarizzazione mediatica. Nulla è trapelato da questo incontro. Il caso Becciu rischia di diventare per Prevost una patata bollente dello stesso calibro di quello di Rupnik – di cui fatto cenno qui: da un lato un cardinale perseguitato, dall'altro un abusatore protetto oltre ogni limite.
Ecco allora la vera rivoluzione del pontificato di Leone XIV: l'eresia della normalità, l'umiltà che non fa rumore, la testimonianza silenziosa che non cerca applausi. Sul processo Becciu e sul caso Rupnik, il Papa si gioca il suo pontificato: come dare giustizia senza sconfessare il suo predecessore?
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Tuttavia, è importante sottolineare che molte delle accuse contro il Cardinale Becciu sono risultate infondate o quantomeno fragili, come confermato da vari osservatori e dallo sviluppo stesso del processo. Non pochi hanno parlato di un vero e proprio processo sommario, condotto più sulle pagine dei giornali che nelle aule giudiziarie, lasciando l'impressione di una giustizia spettacolare piuttosto che equa e rigorosa. Da qui è stato sorprendere leggere sul bollettino della Sala Stampa Vaticana dell’udienza privata concessagli da Papa Leone XIV il 27 maggio, che ha sollevato ulteriori domande e sottolineato implicitamente il carattere controverso e problematico del trattamento riservato al cardinale.
Controverso è stato anche il caso della sua esclusione dal conclave che ha eletto Papa Leone XIV. Sembra che il Cardinale Parolin si sia recato al Policlinico Gemelli dal Papa il 2 aprile, appena due giorni dopo che Francesco era stato dato per gravissimo dai media, per fargli firmare, con una semplice “F”, la lettera che escludeva Becciu dal conclave. È difficile immaginare che, in condizioni fisiche così precarie, il Papa avesse come priorità assoluta escludere un cardinale dalla partecipazione al conclave. Piuttosto, questa circostanza fa pensare che Francesco fosse ormai fortemente condizionato dalle influenze del suo cerchio magico. Dopo la morte di Papa Francesco, Becciu aveva inizialmente sostenuto che i suoi diritti cardinalizi fossero intatti, ma quella lettera, nata in circostanze ambigue, ha generato i dubbi del Sacro Collegio. Becciu, alla fine, ha deciso di rispettare questa volontà come atto di obbedienza al Pontefice. Poi, però, arriva un Papa come Leone XIV. Uno che sembra più vicino ai fedeli che ai giornalisti, più intento a pregare che a intrattenere il pubblico televisivo.

Mentre la stampa continua a rincorrere dettagli sensazionali, Papa Leone XIV sembra aver preso una strada opposta e radicale: il ritorno a una Chiesa discreta e sobria, che preferisce la preghiera silenziosa alla spettacolarizzazione mediatica. Nulla è trapelato da questo incontro. Il caso Becciu rischia di diventare per Prevost una patata bollente dello stesso calibro di quello di Rupnik – di cui fatto cenno qui: da un lato un cardinale perseguitato, dall'altro un abusatore protetto oltre ogni limite.
Ecco allora la vera rivoluzione del pontificato di Leone XIV: l'eresia della normalità, l'umiltà che non fa rumore, la testimonianza silenziosa che non cerca applausi. Sul processo Becciu e sul caso Rupnik, il Papa si gioca il suo pontificato: come dare giustizia senza sconfessare il suo predecessore?
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Rubrica a cura di Pietro Santoro