Viaggio-inchiesta nei 90 comuni della provincia: si radica l'orto sociale come 'antidoto' alla crisi, crescono le richieste

Recentemente, tramite un comunicato diffuso a mezzo stampa, Coldiretti ha reso noto che in Lombardia negli ultimi due anni si è registrata una curva significativa e tutta in aumento relativa al numero degli orti urbani.

Orti a Olgiate Molgora

Per chi ancora non sapesse di che cosa si sta trattando, per orti urbani/comunali o orti sociali ci si riferisce a quei lotti di terra concessi dalle amministrazioni comunali ai privati cittadini - in certi casi meramente pensionati, mentre in molti altri non vi sono requisiti particolari di accesso, se non la maggiore età e il non aver commesso reati ambientali - che si occupano di coltivarli. Talvolta, il comune può assegnare dei limiti alla durata della concessione, che solitamente è annuale, quasi sempre rinnovabile e cedibile, e stabilire con un apposito regolamento, spesso reso pubblico nell'albo pretorio online del comune, il canone da pagare per usufruire della terra. Tra i capoluoghi lombardi, la città di Lecco si piazza bene. Con 165 orti urbani, un apposito regolamento stilato nel 2011 che tutela l'iniziativa, menzionandone peraltro le innumerevoli valenze positive, segue Milano (1384 orti urbani), Pavia (200), Brescia (212) e dà stacco a città quali Como (154), Varese (137), Cremona (135), Monza e Lodi (100), Sondrio (85), la vicina Bergamo (63) e Mantova (46).


In totale, nella sola regione Lombardia, si contano dunque quasi 2.800 "oasi verdi" con, come stima Coldiretti, un aumento del numero totale del 40% nell'ultimo biennio.
Le aree disponibili per orticoltura a Lecco città sono suddivise in appezzamenti di circa 25/40 mq. ciascuna; tali lotti sono appunto denominati orti urbani (o sociali) e sono destinati alla produzione di fiori ed ortaggi, per il solo fabbisogno del concessionario e dei propri famigliari, con divieto assoluto di qualsiasi forma di commercializzazione dei prodotti ottenuti. Si coltiva in differenti zone: da una parte c'è l'area di Via Montebello, dall'altra quella di Via Santo Stefano, cui si aggiungono altre tre zone: Villa Guzzi, Via Cabagaglio e l'area di Maggianico/Chiuso.
Di primo acchito si può pensare che la crescita quasi esponenziale di orti urbani nella nostra regione sia legata a un fattore prettamente ambientale. Quest'ultimo va tenuto in considerazione, naturalmente, come ci ha spiegato il responsabile del settore di educazione ambientale del Parco regionale di Montevecchia e del Parco del Curone, nonché referente per la Comunità Montana del Lario Orientale Dottor Niccolò Mapelli.
"Se in precedenza le aree adibite ad orti erano terreni incolti, vi è senza dubbio un miglioramento della qualità ambientale. Tuttavia deve essere forte e puntuale l'informazione relativa all'uso dei prodotti. Il rischio, nel farsi agricoltori improvvisati, è infatti quello di gestire l'orto in modo disorganizzato, impiegando magari prodotti impropri, utilizzando materiale di recupero non adatto. È bene che i comuni gestiscano le aree con un minimo di regole" ha spiegato. Ed infatti i comuni che adottano gli orti urbani normano l'iniziativa con un apposito regolamento che comprende anche le regole da seguire per recintare, o promuovere lo sviluppo di un'agricoltura prevalentemente bio. "Se è vero che l'orto urbano previene fenomeni di abbandono e degrado del territorio, che spesso diventa ricettacolo di rifiuti, non è sempre vero che sia meglio della zona incolta, che può essere più ospitale per la fauna" ha puntualizzato. È inolte utile sottolineare che la Regione ha recentemente approvato una norma che vieta totalmente di bruciare di scarti delle lavorazioni. Anziché bruciare gli scarti, dunque, gli agricoltori devono procedere al compostaggio.
Vi è poi la variabile sociale a conferire vero valore aggiunto agli orti urbani. La promozione dell'esercizio dell'orticoltura conferisce infatti dei doppi benefici: da una parte permette ai coltivatori di soddisfare un proprio fabbisogno famigliare, dall'altra contribuisce a sviluppare rapporti di socializzazione e collaborazione, mediante lo scambio di conoscenze e prodotti.
L'orto può fungere anche da stimolo per le persone che hanno perso l'impiego o che usufruiscono di ammortizzatori sociali quali la cassa integrazione o la mobilità, che spesso percepiscono un senso di "inutilità" dovuto dall'aver perso il lavoro di tutta una vita. La valenza sociale degli orti urbani è probabilmente la più importante tra le due e non è infatti un caso che, contattando i vari comuni del lecchese nell'ambito di questa inchiesta, spesso e volentieri siano stati gli uffici dei servizi sociali dei relativi enti, anziché gli uffici tecnici, ad aver fornito i dati riportati nelle tabelle.
Vediamo, dunque, nella nostra provincia di Lecco, quanti e quali dei 90 comuni (consideriamo ancora i due Verderio separati) hanno attivato l'iniziativa, che si sta diffondendo a macchia di leopardo, radicandosi in certe senza aver seguito in altre, come vedremo per motivi principalmente territoriali.

 

Dopo aver analizzato l'orto nella provincia di Lecco in base a variabili ambientali e sociali, procediamo con una "doverosa" suddivisione territoriale che mostra appunto uno scenario spaccato. A seconda delle zone, infatti, l'iniziativa si è consolidata oppure non è stata presa in considerazione.
Teniamo conto di questa suddivisione per aree: meratese, casatese, oggionese, lecchese, circondario della Valsassina, della Valle San Martino e del Lario Orientale.


Nel meratese l'iniziativa si sta consolidando, e ci sono comuni in cui è attiva già da diversi anni. È il caso di Paderno d'Adda, una sorta di "pioniere" degli orti sociali, che sono stati "istituiti" già nel 1994. Anche Osnago e Cernusco Lombardone possono vantare una certa tradizione. Vi è poi il caso di Lomagna che ne conta parecchi, ben 78 di cui uno è stato affidato alla scuola primaria di primo grado che aveva fatto richiesta tre anni orsono. Va tenuto in considerazione, quando si parla del numero di orti, che i metri quadrati variano da paese in paese, per cui un comune può annoverare un minor numero di lotti adibiti a orti urbani, ma di dimensioni maggiori rispetto a un comune che ne conta invece di più, ma più ristretti.

Anche nel casatese l'iniziativa ha preso piede nei comuni di Sirtori, Cremella e Barzanò ed è in corso di valutazione anche dal comune di Barzago. Per quanto riguarda il circondario oggionese, troviamo orti comunali ad Oggiono e anche a Costa Masnaga. La zona del lecchese, ne conta diversi, non solo in città ma anche ad Abbadia Lariana, Civate, Galbiate, Malgrate, Valmadrera. Gli orti sociali sono completamente assenti nel comuni della Valsassina, dove ci è stato spiegato che non si percepisce la necessità di lanciare l'iniziativa in quanto praticamente ogni abitante ha a disposizione il suo - seppur piccolo - appezzamento di terra. Nella zona del Lario Orientale e della Valle San Martino, seppur rari, ci sono alcuni comuni che hanno messo a disposizione i lotti di terra per la coltivazione di privati cittadini come ad esempio Lierna e Monte Marenzo, ma anche Olginate che l'ha attivata da circa vent'anni e a costo zero.

Questa è la situazione nelle sette zone della provincia di Lecco:


Ecco, infine, alcuni dei commenti rilasciati dai "portavoce" degli enti:

AIRUNO: "L'iniziativa è assolutamente degna di essere presa in considerazione" ha spiegato il vicesindaco Ernico Acquati, "e potrà essere un buon pensiero per la prossima legislatura che ci sarà in paese".

BARZAGO: "Siamo in trattativa per l'assegnazione degli orti urbani" ci hanno spiegato dall'ufficio tecnico; "c'è un'area a disposizione per gli orti urbani nel PGT, dove prima sorgeva un'impresa ormai fallita". BARZANO': gli orti urbani sono presenti in due diverse zone del paese, cioè in Via dei Tigli e in Via Cornaro.

CALOLZIOCORTE: gli orti vanno da 44 a 47 mq, si trovano in Via Latini (6) e in Via Mazzini (37).

CASARGO: quasi tutti i privati dispongono dell'orto quindi non c'è questa necessità

CASATENOVO: c'è un piccolo appezzamento di terreno comunale nella zona di Rogoredo che è stato affidato a una Cooperativa

CERNUSCO: gli orti sono piccoli lotti di terreno collocati in Via Ronca, nella zona vicina alla stazione FS

CIVATE: sono 4 le persone a cui sono state concesse aree ad uso orto; la zona in cui sussistono gli orti è Via del Rii e si può fruirne in comodato gratuito

COLLE BRIANZA: "Non ne abbiamo, qui quasi tutte le case dispongono del loro piccolo appezzamento di terra, indi non abbiamo mai avuto richieste in questo senso" ci hanno spiegato dal comune

COSTA MASGNAGA: qui sono a carico dell'utente anche le spese per il decoro delle casettine in legno

CREMELLA: gli orti sono affidati a due persone, previo pagamento di un canone di 45 euro annui (si usa poi l'acqua di riciclo contenuta nell'apposito contatore)

CREMENO: "Non li abbiamo attivati perché siamo un piccolo comune e non abbiamo spazi di questo tipo" ci hanno detto dall'ufficio tecnico

DERVIO: "Non c'è necessità di avere orti urbani, tutte le case qui sono provviste del loro orticello" ci hanno detto dal comune

DORIO: "Non abbiamo orti urbani perché non c'è questa necessità, abbiamo attivato altre iniziative come il recupero e la valorizzazione dei castagneti da frutto, un'iniziativa lanciata dalla Comunità Montana di cui il comune fa parte"

ELLO: "Non ne abbiamo bisogno, siamo immersi nel verde, in piena campagna"

GALBIATE: "Sono anni che abbiamo attivato orti urbani" spiegano dal comune di Galbiate. Il regolamento che disciplina l'iniziativa riporta infatti la cifra del canone nelle vecchie lire. Venivano chiesti per gli orti urbani 10 mila lire, ora converti in 5,16 euro a cui si aggiunge il pagamento dell'acqua. "Le persone che ne usufruiscono, in prevalenza pensionati, arrivano a pagare al massimo 15 o 20 euro all'anno. A Galbiate gli orti sono in centro paese (un paio) mentre gli altri si trovano nella zona di Sala al Barro. Rappresentando un bene anche per il comune che non deve spendere soldi per la manutenzione degli orti, dandoli direttamente ai pensionati che se ne occupano".

INTROBIO: è una zona dove non c'è questa necessità, non ci sono orti urbani

LOMAGNA: vi sono78 orti di cui uno è stato assegnato alla scuola elementare

MERATE: ci sono 8 lotti in Via Promessi Sposi nella frazione di Pagnano e 24 lotti in Via del Careggio, nella frazione di Sartirana (dati presi dal regolamento 2011)

MONTE MARENZO: gli orti urbani si trovano in due zone, e prevedono il pagamento del canone commisurato ai mq

MONTICELLO: al momento non ci sono, ma gli amministratori ne stanno discutendo e l'iniziativa potrà essere attivata nel prossimo mandato

OLGIATE MOLGORA: dopo la pubblicazione di un primo bando, ne è stato aperto un secondo rivolto non meramente ai pensionati, come ha spiegato Pino Brambilla, ma anche ai cassintegrati o ai disoccupati o comunque alle persone che si trovano in stato di necessità per mancanza di un occupazione. Si andrà dunque a modificare il regolamento in essere degli orti (che non si chiameranno più "orti per pensionati" ma "orti comunali") e si provvederà anche a predisporre un impianto idrico di irrigazione. Verrà chiesto a chi usufruisce delle zolle di terra un canone annuo forfettario.

OLGINATE: questa iniziativa è stata lanciata dalle precedenti amministrazioni, vent'anni orsono, come ha spiegato l'assessore Patrizia Martinoli; "Stiamo cercando forme di finanziamento per poterla estendere dal momento che la richiesta è molto forte e proviene anche dai padri di famiglia che hanno perso il lavoro"

OSNAGO: ci sono da diversi anni, le zone in cui sussistono sono Via Giotto e Via XXV Aprile

PADERNO: sono un po' i "pionieri" dell'iniziativa nel meratese; gli orti infatti sono stati attivati nel 1994, nella zona di Via Variselle, una traversa di Via Festini

PERLEDO: "Non ne abbiamo la necessità, qui ci sono tantissimi terreni agricoli e gli abitanti hanno proprio conservato l'usanza di coltivare le terre" ci hanno spiegato dal comune

ROGENO: "L'idea c'è, ma al momento ancora non è stata attivata l'iniziativa" ci hanno spiegato dal comune

SIRTORI: ogni lotto è di 50 mq, l'iniziativa è partita nel 2003 ma ci sono alcuni rinunciatari.

SUEGLIO: è una zona montana ove non c'è questo bisogno

SUELLO: c'è un 'area a disposizione degli orti urbani ed è quella che va dalla strada provinciale verso il lago, in località Berera. L'attenzione per questa iniziativa è forte, tanto che il comune di Suello sta valutando di attivarla. Ci hanno infatti spiegato che "in questi giorni si terrà una riunione con gli interessati con cui, a seconda delle richieste pervenute, si potrà valutare di dividere la terra in piccoli lotti da assegnare".

VALMADRERA: ci sono, il terreno identificato dall'amministrazione per essere adibito ad orto urbano è stato assegnato in base a una graduatoria che teneva conto di diversi criteri, tra cui il reddito ISEE.

VERDERIO SUPERIORE: ce ne sono ben 33, mentre a Verderio Inferiore non ce ne sono. Al momento, vista la fusione tra i due comuni, il regolamento potrebbe subire delle modifiche

Si precisa che le informazioni reperite sono state fornite dai responsabili dell'ufficio tecnico/edilizia/ambiente e territorio/sociale (nei giorni 27 marzo, 2 e 3 aprile) oppure prendendo visione dei regolamenti dedicati e pubblicati nell'albo pretorio online dei rispettivi comuni.
Inchiesta a cura di Selena Tagliabue
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