Un segno di speranza
Perché si cela dietro solo un semplice nome (sarebbe sempre meglio assumersi pienamente le proprie affermazioni) e anche per il suo atteggiamento spocchioso sarei tentato di non rispondere a questo sig. Marco.
Cerco lo stesso di farlo argomentando e addirittura ringraziandolo perché almeno mi consente di puntualizzare meglio le mie impressioni del viaggio negli Emirati Arabi.
Caro Marco, il mio scritto non voleva di certo indicare, come dice lei, un “modello di integrazione sociale e interreligiosa” esportabile in tutto il mondo ma semplicemente delle ragioni di speranza in una possibile convivenza degna di tale nome, come ho avuto modo di costatare.
Ovviamente pur nei limiti di un viaggio organizzato, con le relative ovvie parzialità tipiche dei contatti mediati, ribadisco la positività delle mie impressioni di carattere soprattutto di convivenza delle religioni ma anche civile, pur non scevre da difficoltà come avevo avuto già modo di scrivere.
Le assicuro che da sempre ho ben presente quello che giustamente lei chiama sfruttamento (citavo anch'io questo eloquente termine nel mio scritto in oggetto) legato ad “una ineludibile più equa distribuzione della ricchezza” ( altro passaggio letterale del mio scritto). Bastava leggere alcuni miei precedenti vari interventi (qui l'ultimo che avevo scritto e inviato a Merateonline ben prima di aver letto il suo scritto https://www.merateonline.it/notizie/152065/la-prima-della-scala-e-l-opulenza-sfrontata).
E sapevo bene quanto ad esempio alcuni anni fa era successo in Qatar con centinaia di morti per le condizioni di lavoro nella realizzazione degli impianti dei Mondiali di calcio ed è stato questo uno dei motivi ( oltre a quelli tipici di un pellegrinaggio/crociera religioso ma anche culturale, lo chiamo ancora così, nonostante il suo sarcasmo) che mi avevano spinto ad aderire all'iniziativa per cercare di conoscere un po' meglio quelle realtà.
Realtà che forse, anche grazie alla pressione internazionale, sembrerebbero essere mutate se mi è stato detto da fonti dirette di alcuni lavoratori che a causa delle alte temperature spesso si lavora di notte e del resto ho visto più volte con gli stessi miei occhi delle squadre ben organizzate nei cantieri, con tanto di equipaggiamento ad hoc.
Quindi nessuna pretesa d'analisi scientifica ne tanto più voler vendere soluzioni di presunte convivenze messianiche, ma comunque non certo “modelli assurdi” come scrive lei visto che sembrano in quei luoghi essere realtà che “tengono”, certo sempre da approfondire e monitorare nei suoi vari aspetti. Semmai il mio voleva essere solo un piccolo contributo di tangibile speranza in una possibile convivenza dignitosa tra diversità che mi è sembrato giusto condividere con altri in un mondo, il nostro, dove c'è gente che spesso soffia strumentalmente sulle differenze per motivi ed interessi della propria parte politica (spero che lei non appartenga a questo fronte).
Anche per dare merito a chi nelle concrete difficoltà della coesistenza anche in quei luoghi si sforza sempre di far riferimento a ciò che ci dovrebbe unire tutti nell'unica e comune appartenenza perlomeno allo stesso genere umano. Del resto se lei avesse ben letto anche i rimandi ai contenuti nello storico “Documento sulla Fratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune” siglato il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi da Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib. avrebbe avuto un quadro meno incompleto del mio pensiero.
Spero che perlomeno su questi contenuti anche lei sia concorde.
Cordialmente unisco i suoi auguri ai miei di Buon Natale per tutti.
Cerco lo stesso di farlo argomentando e addirittura ringraziandolo perché almeno mi consente di puntualizzare meglio le mie impressioni del viaggio negli Emirati Arabi.
Caro Marco, il mio scritto non voleva di certo indicare, come dice lei, un “modello di integrazione sociale e interreligiosa” esportabile in tutto il mondo ma semplicemente delle ragioni di speranza in una possibile convivenza degna di tale nome, come ho avuto modo di costatare.
Ovviamente pur nei limiti di un viaggio organizzato, con le relative ovvie parzialità tipiche dei contatti mediati, ribadisco la positività delle mie impressioni di carattere soprattutto di convivenza delle religioni ma anche civile, pur non scevre da difficoltà come avevo avuto già modo di scrivere.
Le assicuro che da sempre ho ben presente quello che giustamente lei chiama sfruttamento (citavo anch'io questo eloquente termine nel mio scritto in oggetto) legato ad “una ineludibile più equa distribuzione della ricchezza” ( altro passaggio letterale del mio scritto). Bastava leggere alcuni miei precedenti vari interventi (qui l'ultimo che avevo scritto e inviato a Merateonline ben prima di aver letto il suo scritto https://www.merateonline.it/notizie/152065/la-prima-della-scala-e-l-opulenza-sfrontata).
E sapevo bene quanto ad esempio alcuni anni fa era successo in Qatar con centinaia di morti per le condizioni di lavoro nella realizzazione degli impianti dei Mondiali di calcio ed è stato questo uno dei motivi ( oltre a quelli tipici di un pellegrinaggio/crociera religioso ma anche culturale, lo chiamo ancora così, nonostante il suo sarcasmo) che mi avevano spinto ad aderire all'iniziativa per cercare di conoscere un po' meglio quelle realtà.
Realtà che forse, anche grazie alla pressione internazionale, sembrerebbero essere mutate se mi è stato detto da fonti dirette di alcuni lavoratori che a causa delle alte temperature spesso si lavora di notte e del resto ho visto più volte con gli stessi miei occhi delle squadre ben organizzate nei cantieri, con tanto di equipaggiamento ad hoc.
Quindi nessuna pretesa d'analisi scientifica ne tanto più voler vendere soluzioni di presunte convivenze messianiche, ma comunque non certo “modelli assurdi” come scrive lei visto che sembrano in quei luoghi essere realtà che “tengono”, certo sempre da approfondire e monitorare nei suoi vari aspetti. Semmai il mio voleva essere solo un piccolo contributo di tangibile speranza in una possibile convivenza dignitosa tra diversità che mi è sembrato giusto condividere con altri in un mondo, il nostro, dove c'è gente che spesso soffia strumentalmente sulle differenze per motivi ed interessi della propria parte politica (spero che lei non appartenga a questo fronte).
Anche per dare merito a chi nelle concrete difficoltà della coesistenza anche in quei luoghi si sforza sempre di far riferimento a ciò che ci dovrebbe unire tutti nell'unica e comune appartenenza perlomeno allo stesso genere umano. Del resto se lei avesse ben letto anche i rimandi ai contenuti nello storico “Documento sulla Fratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune” siglato il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi da Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib. avrebbe avuto un quadro meno incompleto del mio pensiero.
Spero che perlomeno su questi contenuti anche lei sia concorde.
Cordialmente unisco i suoi auguri ai miei di Buon Natale per tutti.
Germano Bosisio























