Airuno: IV Novembre con le lettere di Panzeri e Colombo
Domenica 9 novembre la comunità di Airuno si è raccolta per celebrare la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, in un momento di profonda memoria e partecipazione collettiva. Alla cerimonia hanno preso parte i membri dell’amministrazione comunale, gli Alpini del gruppo locale, i rappresentanti delle associazioni, gli studenti delle classi quinte con i loro insegnanti e numerosi cittadini. Ad accompagnare la manifestazione, come da tradizione, il Corpo Musicale “Giuseppe Verdi” di Airuno, che ha scandito i momenti salienti con brani solenni.



La mattinata si è aperta con la posa della corona d’alloro al monumento ai caduti della frazione Aizurro,
cui è seguito il corteo partito dal municipio e diretto al monumento ai caduti del centro paese. Dopo la deposizione della corona, l’esecuzione dell’Inno di Mameli e de Il Piave, ha preso la parola il vicesindaco Bruno Ferrario, intervenuto in rappresentanza del sindaco Gianfranco Avelli.



Nel suo discorso Ferrario ha rivolto un saluto alle autorità presenti, al mondo della scuola, ai rappresentanti delle associazioni e ai cittadini presenti: “Oggi celebriamo la giornata dell’unità nazionale e delle forze armate. Commemoriamo la fine della Prima guerra mondiale e i caduti per la patria, la nostra patria. Milioni di giovani si sono sacrificati per difendere i valori della democrazia e dell’unità nazionale. Un grazie sincero va alle forze armate che tutelano la sicurezza della nostra Repubblica e operano costantemente al servizio della pace in Europa e nel mondo. Il motivo per cui oggi siamo qui non può e non deve essere soltanto una data da commemorare, ma soprattutto un invito ai ragazzi e alle ragazze di oggi a mantenere viva la consapevolezza e la responsabilità di difendere i valori per cui i giovani di ieri hanno combattuto fino all’estremo sacrificio”. Dopo il discorso, don Ruggero Fabris ha guidato un momento di preghiera e raccoglimento in memoria dei caduti.
La cerimonia è poi proseguita con la presentazione di un importante lavoro svolto dagli alunni delle classi quinte, in collaborazione con la Pro Loco di Airuno. A illustrare il progetto è stata Rita Mauri, storica volontaria della associazione, che ha ricordato l’importanza dell’“Archivio della Memoria”, un prezioso contenitore di testimonianze e reperti appartenenti ai cittadini airunesi che parteciparono alla Grande Guerra. “La memoria è una perla che va conservata,” ha sottolineato Mauri.
In particolare, l’archivio custodisce due corrispondenze di guerra: quella di Eugenio Panzeri, oltre 130 lettere, e quella di Luigi Colombo, giovane della frazione Veglio, con circa 118 lettere. Entrambi furono fatti prigionieri durante la disfatta di Caporetto.



Luigi Colombo, nato nel 1895 e contadino di Veglio, fu chiamato alle armi nel 1915 nella fanteria. Dopo la battaglia di Caporetto venne catturato a Pozzuolo del Friuli e internato in Austria, nel campo di Mauthausen. Aveva solo 23 anni e non fece più ritorno. Le sue lettere, dense di coraggio e umanità, raccontano la speranza di un ragazzo che sognava la pace. In una delle ultime, del 1917, scriveva alla madre ricordando le preghiere dei genitori alla Madonna del Bosco. La sua biografia è stata letta dagli alunni, mentre il consigliere Matteo Galli ha dato voce ad alcune sue lettere.
Eugenio Panzeri, nato nel 1883 e anch’egli contadino, fu chiamato nel 1916 nel reggimento del Genio. Catturato dai tedeschi durante Caporetto, raccontò nel suo diario di prigionia la vita nelle trincee, la marcia verso i campi di concentramento in Germania e le dure condizioni della detenzione a Gusen. Dopo la liberazione, il rientro in Italia fu un viaggio lungo e doloroso, “in treno come bestie”, scrisse. Panzeri morì ad Airuno all’età di 87 anni. La sua biografia è stata letta dagli studenti, mentre Giovanni Ravasio dell’AIDO ha interpretato alcuni brani tratti dai suoi scritti.
A partire dalle storie di Colombo e Panzeri, i bambini hanno riflettuto sull’articolo 11 della Costituzione italiana: “L’Italia ripudia la guerra”. Ne è nato un percorso educativo che ha portato gli studenti a discutere di pace, libertà e futuro.“All’Italia fa schifo la guerra. Sappiamo bene che non si dovrebbe usare questa parola, ma è la verità,” hanno spiegato ai presenti.
Con ritagli di giornale hanno poi realizzato una personale “edizione straordinaria”, immaginando un mondo fondato su pace e amore. Hanno anche studiato le poesie di Giuseppe Ungaretti, poeta-soldato della Grande Guerra, e infine hanno donato a ogni famiglia un piccolo cartoncino con una parola che ‘fa rima con pace’, come simbolo di speranza e memoria condivisa.
La cerimonia si è conclusa al cimitero comunale, con la deposizione di una corona d’alloro al monumento ai caduti e la celebrazione della santa messa, in un momento di raccoglimento collettivo che ha unito istituzioni, associazioni e cittadini sotto un unico sentimento: ricordare per costruire la pace.



La mattinata si è aperta con la posa della corona d’alloro al monumento ai caduti della frazione Aizurro,
cui è seguito il corteo partito dal municipio e diretto al monumento ai caduti del centro paese. Dopo la deposizione della corona, l’esecuzione dell’Inno di Mameli e de Il Piave, ha preso la parola il vicesindaco Bruno Ferrario, intervenuto in rappresentanza del sindaco Gianfranco Avelli.



Nel suo discorso Ferrario ha rivolto un saluto alle autorità presenti, al mondo della scuola, ai rappresentanti delle associazioni e ai cittadini presenti: “Oggi celebriamo la giornata dell’unità nazionale e delle forze armate. Commemoriamo la fine della Prima guerra mondiale e i caduti per la patria, la nostra patria. Milioni di giovani si sono sacrificati per difendere i valori della democrazia e dell’unità nazionale. Un grazie sincero va alle forze armate che tutelano la sicurezza della nostra Repubblica e operano costantemente al servizio della pace in Europa e nel mondo. Il motivo per cui oggi siamo qui non può e non deve essere soltanto una data da commemorare, ma soprattutto un invito ai ragazzi e alle ragazze di oggi a mantenere viva la consapevolezza e la responsabilità di difendere i valori per cui i giovani di ieri hanno combattuto fino all’estremo sacrificio”. Dopo il discorso, don Ruggero Fabris ha guidato un momento di preghiera e raccoglimento in memoria dei caduti.
La cerimonia è poi proseguita con la presentazione di un importante lavoro svolto dagli alunni delle classi quinte, in collaborazione con la Pro Loco di Airuno. A illustrare il progetto è stata Rita Mauri, storica volontaria della associazione, che ha ricordato l’importanza dell’“Archivio della Memoria”, un prezioso contenitore di testimonianze e reperti appartenenti ai cittadini airunesi che parteciparono alla Grande Guerra. “La memoria è una perla che va conservata,” ha sottolineato Mauri.
In particolare, l’archivio custodisce due corrispondenze di guerra: quella di Eugenio Panzeri, oltre 130 lettere, e quella di Luigi Colombo, giovane della frazione Veglio, con circa 118 lettere. Entrambi furono fatti prigionieri durante la disfatta di Caporetto.



Luigi Colombo, nato nel 1895 e contadino di Veglio, fu chiamato alle armi nel 1915 nella fanteria. Dopo la battaglia di Caporetto venne catturato a Pozzuolo del Friuli e internato in Austria, nel campo di Mauthausen. Aveva solo 23 anni e non fece più ritorno. Le sue lettere, dense di coraggio e umanità, raccontano la speranza di un ragazzo che sognava la pace. In una delle ultime, del 1917, scriveva alla madre ricordando le preghiere dei genitori alla Madonna del Bosco. La sua biografia è stata letta dagli alunni, mentre il consigliere Matteo Galli ha dato voce ad alcune sue lettere.
Eugenio Panzeri, nato nel 1883 e anch’egli contadino, fu chiamato nel 1916 nel reggimento del Genio. Catturato dai tedeschi durante Caporetto, raccontò nel suo diario di prigionia la vita nelle trincee, la marcia verso i campi di concentramento in Germania e le dure condizioni della detenzione a Gusen. Dopo la liberazione, il rientro in Italia fu un viaggio lungo e doloroso, “in treno come bestie”, scrisse. Panzeri morì ad Airuno all’età di 87 anni. La sua biografia è stata letta dagli studenti, mentre Giovanni Ravasio dell’AIDO ha interpretato alcuni brani tratti dai suoi scritti.
A partire dalle storie di Colombo e Panzeri, i bambini hanno riflettuto sull’articolo 11 della Costituzione italiana: “L’Italia ripudia la guerra”. Ne è nato un percorso educativo che ha portato gli studenti a discutere di pace, libertà e futuro.“All’Italia fa schifo la guerra. Sappiamo bene che non si dovrebbe usare questa parola, ma è la verità,” hanno spiegato ai presenti.
Con ritagli di giornale hanno poi realizzato una personale “edizione straordinaria”, immaginando un mondo fondato su pace e amore. Hanno anche studiato le poesie di Giuseppe Ungaretti, poeta-soldato della Grande Guerra, e infine hanno donato a ogni famiglia un piccolo cartoncino con una parola che ‘fa rima con pace’, come simbolo di speranza e memoria condivisa.
La cerimonia si è conclusa al cimitero comunale, con la deposizione di una corona d’alloro al monumento ai caduti e la celebrazione della santa messa, in un momento di raccoglimento collettivo che ha unito istituzioni, associazioni e cittadini sotto un unico sentimento: ricordare per costruire la pace.
E.Ma.























