Vita da specializzando/8: la dottoressa Anna Ronca ha scelto la complessità, in Medicina 'si fa le ossa' per essere Geriatra

Il giorno dell'intervista, in reparto, su 12 letti, 11 erano occupati da over 70. Ha avuto buon gioco, dunque, la dottoressa Anna Ronca nel correggerci subito: “la Geriatria la medicina del futuro? No, la medicina del presente. Da qui a vent'anni – aggiunge – magari faremo in tempo ad attrezzarci. Anche se non ne sono convinta”.
27 anni, salernitana, ex studentessa dell'Università San Raffaele di Milano, è specializzanda al terzo anno. In Geriatria, per l'appunto, la branca che si sofferma in particolare sulle patologie della terza età, in una società di culle vuote e aspettativa di vita allungata, dove dunque l'invecchiamento della popolazione è questione già dell'oggi.
“La Geriatria – spiega lei stessa - tratta la complessità. Non vai dal geriatra se non hai più di una patologia”. Ed è il dover mettere poi in fila i pezzi la parte stimolante di quella che sta diventando la sua professione, conferma la giovane camice bianco, piena di entusiasmo. “Poi il paziente è molto umano” aggiunge. “Non rischi mai di perdere il contatto con la realtà, di essere distaccato dalla sua vita di tutti i giorni”.
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 Dopo aver già frequentato strutture come la Maugeri di Milano (per le cure subacute), Cesano Boscone (per la riabilitazione) e la Fondazione Don Gnocchi, in attesa di fare anche un'esperienza in Hospice al Policlinico, la dottoressa Ronca è approdata al Mandic, presso la Medicina Interna diretta dal dottor Paolo Dionigi Rossi, un primario che non esita a definire “fantastico”. “Qui a Merate si sta davvero bene. Si impara, ma non è un insegnamento fine a se stesso. Quello che lui ti dice te lo porti...”.
Una Medicina Interna, quella meratese, con un team, dal vertice in giù, prevalentemente di geriatri, anche tra gli strutturati. “Per le statistiche di questo reparto – commenta la specializzanda – il fatto di essere geriatri è un valore aggiunto: non ti spaventa nel gestire, per esempio, un 95enne da mandare in Chirurgia...”.
Certo, l'ospedale è piccino. “Per alcune cose è meglio così. La Geriatria si fa guardando in faccia le persone. Ovvio, mancano delle specialità quando il paziente è complesso. Ma ci si completa con Lecco. Poi qui c'è un Dipartimento Fragilità fortissimo, qualcosa che non si trova così facilmente altrove: per un paziente ti confronti magari anche con venti figure diverse”. Un vanto meratese da sempre, poi diventato aziendale. “Il contesto aiuta, anche se richiede più fatica”.
Per quanto riguarda lei stessa, Anna non ha dubbi: “la realtà ospedaliera è quella che ti fa fare le ossa”. Ed è li che si vede a specializzazione conseguita. “Probabilmente in Lombardia”, aggiunge da campana “fuori sede” ormai di casa al nord.
A.M.
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