Airuno: l’attenzione e la cura ai pazienti  dell’Hospice ‘Il Nespolo’ durante il virus

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Nel bel mezzo di questa emergenza sanitaria senza precedenti, ci sono delle realtà che stanno portando avanti in modo instancabile la loro attività, continuando a fornire i servizi per i quali sono state fondate. Tra queste è sicuramente necessario citare l’Hospice Il Nespolo di Airuno, coordinato dalla storica Associazione Fabio Sassi, che si occupa di assistere e sostenere il cammino di pazienti terminali. L’associazione conta, ad oggi, 226 volontari, impegnati in più settori, che si affiancano all’équipe medica nel percorso volto a lenire le sofferenze degli ammalati. I volontari intervengono nell’assistenza, nell’accoglienza in Hospice fino ad arrivare alle cure domiciliari ed alle attività svolte in collaborazione con il Dipartimento Fragilità dell’ASST lecchese, a sostegno dei malati di SLA ricoverati presso Villa Cedri.  Coprono anche la parte amministrativa, l’organizzazione di raccolte fondi e la cura dell’immagine dell’Associazione, che sussiste grazie ai rimborsi regionali ma soprattutto grazie alle donazioni dei privati e delle aziende.



Il presidente della Fabio Sassi Albino Garavaglia e il responsabile dei volontari e consigliere Daniele Lorenzet, hanno illustrato le scelte che è stato necessario prendere all’interno dell’Hospice per attenersi all’ultimo decreto ma soprattutto per portare avanti in modo più normale possibile la degenza dei pazienti all’interno della struttura. “Prima di tutto voglio ringraziare la dottoressa Cristina Sesana, Direttore Sanitario, che sta lavorando instancabilmente insieme a noi per coordinare al meglio tutte le attività” ha esordito Lorenzet, spiegando che, tra i volontari, c’è stato chi, giustamente, ha deciso di sospendere l’attività, non sentendosi sicuro al cento per cento o vivendo con persone anziane. “È una scelta umanamente comprensibile” ha chiarito spiegando poi che con l’ultimo decreto si è optato per mantenere una persona all’accoglienza, in modo da offrire una copertura completa, mentre l’assistenza è stata ridotta ad una figura presente solo durante la dispensa dei pasti e del ritiro dei piatti, così da non gravare ulteriormente sul personale sanitario. “Così come in molte altre strutture, anche qui abbiamo avuto carenza di materiale come le mascherine” ha puntualizzato Lorenzet “ma per fortuna, grazie ai nostri amici e a tutti coloro che ci sostengono, ne abbiamo ricevute in regalo e facciamo tutto quello che serve per tutelare la salute degli ospiti, dei volontari e del personale sanitario”.
Per agevolare ulteriormente il carico di lavoro di medici, infermieri ed OSS, sono state poi preparate delle stanze all’interno delle sale dove solitamente si tiene la formazione, così che coloro che sono stanchi o semplicemente provati dal turno possano fermarsi per un momento di riposo. “Al momento ci sono dieci persone” ha spiegato Daniele Lorenzet “ed è stato necessario dare una stretta sulle visite”. Ad oggi, infatti, l’Hospice è aperto ventiquattro ore su ventiquattro, anche se, vista la situazione, i responsabili stanno riflettendo sull’inserimento di una fascia oraria adibita alle visite. “Consentiamo l’accesso di un solo parente per camera” ha detto Lorenzet, chiarendo che ad ognuno, prima di entrare, viene chiesto di misurare la temperatura corporea, e, qualora questa fosse al di sopra dei trentasette gradi, non ne viene autorizzato l’ingresso.
L’Hospice Il Nespolo, dunque, si è adeguato in maniera ottimale alle misure previste dal decreto, continuando a fornire il suo servizio con coraggio e pazienza.  Il presidente dell’Associazione Albino Garavaglia ha voluto dedicare un pensiero al personale medico, che continua ad operare anche all’interno del Dipartimento Fragilità e nell’assistenza domiciliare. “L’ASST ha richiesto che gli operatori dedicassero delle ore anche all’ospedale” ha spiegato, ricordando il carico di lavoro e lo stress a cui il personale è sottoposto quotidianamente.
“Gli eroi di oggi sono quelli che indossano i camici e le mascherine” ha concluso poi Daniele Lorenzet, ricordando che, se in ospedale i pazienti non hanno modo di ricevere le visite delle persone care, l’Hospice fa sforzi quotidiani perchè gli ospiti non vengano lasciati in solitudine. È infatti obiettivo primario dell’associazione quello di offrire agli ospiti un luogo sicuro, una casa lontano da casa anche nel momento della sofferenza.
G.Co.

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