La Valletta, don Alessio Albertini parla agli allenatori: accompagniamo i nostri giovani
Che don Alessio Albertini non sia proprio un prete qualunque lo si capisce subito. Oltre a portare il collarino slacciato, essere un tifoso sfegatato del Milan (dopotutto suo fratello ne è stata una leggendaria bandiera) e fare battute a raffica, il suo obiettivo è principalmente quello di indirizzare le anime di chi pratica o fa praticare dello sport. Una missione precisa che lo ha portato a diventare consulente ecclesiastico nazionale del CSI, la più grande organizzazione sportiva italiana di estrazione cattolica.
Don Alessio Albertini
Martedì sera, don Alessio è stato chiamato a La Valletta dall'ARS per presenziare alla consegna del Premio Idealità e rivolgere a genitori ed allenatori presenti un pensiero, anche se poi sono stati molti di più, rispetto al significato dello sport nella vita di ciascuno di noi. Il parroco e fratello del celebre calciatore, ricevendo un ''assist'' dal presentatore della serata, il quale ha citato un breve passaggio del suo libro ''Non accontentatevi di un pareggio mediocre'', ha utilizzato come metafora della vita, o meglio di come andrebbe presa, la mischia che si crea in area quando in un calcio d'angolo.
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''Tutto sta nel mettere la palla un po' più in là rispetto a dove si trova il nostro compagno'' ha commentato. ''Oppure non è come rimanere lì dove sei o allungare solo una gamba. Bisogna sapersi divincolare da una marcatura per raggiungere il pallone e calciarlo in porta. Così è la vita e il senso di educare. Non dobbiamo sentirci arrivati: le cose ci passeranno sempre e soltanto accanto, sta a noi andarcele a conquistare''. Don Alessio è poi andato più a fondo di quello che dovrebbe essere il rapporto tra allenatori e allievi partendo dall'esempio di Derek Redmond, un velocista britannico. ''Era il 1992 e a Barcellona si tennero le olimpiadi'' ha raccontato don Alessio.
''Redmond era un atleta britannico e quel giorno doveva affrontare la sfida dei 400 metri, una delle più difficili dell'atletica. Poco prima del traguardo, però, subì un duro infortunio ad un legamento. Dalla folla si fece avanti un uomo più corpulento che lo raggiunse in mezzo alla pista, mise il suo braccio sopra la sua spalla e lo sostenne fino al traguardo. Quell'uomo era suo padre e il suo allenatore. Lui sapeva quali sforzi aveva dovuto compiere il figlio per prepararsi a quella gara. Tutti i 60mila presenti allo stadio applaudirono. Con questo esempio vorrei farvi capire quanto è importante che i ragazzi abbiano accanto degli adulti durante tutto il loro percorso, adulti che sappiano essere dei compagni di viaggio, non come amici ma con i loro nomi esatti: mamma, papà e allenatore''. I ''grandi'' devono perciò essere il primo esempio dei più giovani, i quali dallo sport, secondo don Alessio, devono trarre un insegnamento per ''passare dall'egolatria del giorno d'oggi al lavoro in squadra'' e ''dal facile alla perseveranza, in questa società del tutto e subito''.
