Montevecchia: dalle brezze alle giornate di gelo, i fenomeni meteorologici a confronto

Siamo abituati ad occuparci del clima soltanto quando si tratta di indossare un abito più o meno leggero, a seconda della temperatura, procurandoci all'occorrenza un ombrello. Questo è per molti di noi il solo rapporto che abbiamo con l'atmosfera che ci circonda.


E invece basterebbe prestare un po' più di attenzione per accorgerci che dal cielo, o dal suolo, scaturiscono una serie di fenomeni metereologici ai quali non diamo mai l'opportuna importanza. Se proprio non si riesce a coglierli, allora basterebbe seguire qualcuna delle conferenze sul clima organizzate dalla Pro Montevecchia in collaborazione con il Centro Meteo Lombardo, arrivate alla seconda ''puntata'' mercoledì sera, 11 aprile.

Giovanni Zardoni, ''meteofilo'' del Centro Meteo Lombardo


Durante il primo incontro Giovanni Zardoni, appassionato ''meteofilo'' e membro del CML, aveva fornito al pubblico una serie di nozioni prevalentemente tecniche riguardanti l'atmosfera. In questo nuovo appuntamento, secondo su cinque, si è concentrato più che altro nel descrivere tutto quel che può rompere gli schemi di quella che consideriamo ''calma piatta'', anche se persino in questo caso si può nascondere un fenomeno atmosferico. Uno di questi, il più comune, è il vento, il movimento di una massa d'aria con alta pressione verso una massa con bassa pressione. ''Il vento più intenso lo troviamo man mano che saliamo di quota - ha spiegato Zardoni - La zona adiacente al suolo, infatti, trova degli ostacoli. L'attrito con la morfologia non permette al vento di andare veloce come accade invece a quote più alte''.

Ivan Pendeggia, presidente della ProMontevecchia


A 10-15 chilometri dal suolo si formano addirittura le cosiddette ''correnti a getto'', rafficheche vengono sfruttate persino dagli aerei per farsi trascinare. ''Un metodo empirico per capire la distribuzione della pressione è quello di mettersi con il vento alle spalle - ha proseguito il relatore della serata - La pressione bassa sarà alla nostra sinistra, quella alta a destra''. Poco dopo sono stati illustrati i due strumenti che aiutano i meteorologi, ma anche i meteofili come Zardoni, a prendere le misurazioni del vento (considerando i suoi parametri, ovvero la direzione e la velocità). La rosa dei venti viene utilizzata per orientarsi a seconda di dove proviene il movimento d'aria, ovviamente prendendo in considerazione i punti cardinali. Per calcolare la velocità si usa invece l'anemometro. ''E' uno strumento molto semplice - ha proseguito - Ha due sensori. Le palette nella parte sottostante misurano la velocità attraverso un sistema a magnete che calcola il numero di giri per secondo. Sopra, invece, c'è un timone che misura sempre la direzione del vento''. E' stata poi mostrata la scala di Beaufort che prendendo in considerazione diversi fattori suddivide le tipologie di vento in gradi, che sono in tutto 12. Giusto per incominciare a distinguere tra vento e venticello, Zardoni ha quindi parlato di brezze marine e di brezze montane. In entrambi i casi, il movimento d'aria viene generato dalla differenza di temperatura.

Livio Perego, del Centro Meteo Lombardo


Nel caso di quella marina, è l'aria che copre la superficie terrestre a scaldarsi più rapidamente di quella che sovrasta l'acqua, che quindi trova spazio per sospingersi verso l'entroterra dal momento che l'aria più calda tende a salire. Lo stesso, più o meno, accade con la brezza di montagna. ''Si tratta sempre di un bilanciamento tra alta e bassa pressione - ha spiegato - E quando si avverte è un buon segnale perché vuol dire che sarà una giornata senza perturbazioni e soleggiata''. Si è poi parlato di temperatura, ''uno dei valori più importanti nel campo della meteorologia''. ''In condizioni normali si calcola che cali di 6,5° ogni 1.000 metri - ha proseguito - Si parla però di atmosfera libera, cioè salendo verticalmente. Ciò non significa esattamente che la differenza tra Montevecchia, a 300 metri, e ad una quota di 1.300 metri in Valtellina ci sia effettivamente questa differenza''.

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Il discorso della temperatura ha chiamato in causa quello dell'inversione termica. Un fenomeno che si verifica in due casi: quando ci sono dei cuscinetti freddi al suolo sopra i quali scorre aria più fredda, oppure in presenza di forti alte pressioni in quota. Dall'inversione termica si è passati poi a parlare dei giorni di gelo e dei giorni di ghiaccio. Hanno una bella differenza: il primo caso si verifica quando la minima di giornata è sotto lo zero, nel secondo invece anche le massime sono sotto gli zero gradi. ''Da noi accade raramente - ha commentato Zardoni - Può succedere per pochi giorni l'anno''.

Un esempio di inversione termica


L'importanza dei cosiddetti gradi giorno vien da sé: si usano per regolamentare l'utilizzo dei riscaldamenti (stabilire, ad esempio, che si possono accendere da ottobre a aprile, come nel caso della nostra zona) e per dividere il territorio in zone climatiche. Si calcolano con la media ponderata della temperatura in un giorno, aggiungendo quanto serve per arrivare ai 20°. ''Prendiamo la giornata del 6 febbraio 2012 a Cernusco - ha spiegato Zardoni - La minima era -10,2°, la massima -2,6°. Quindi, un giorno di gelo. La media matematica è -6,4°, quella ponderata -6,9°, cioè tenendo in considerazione più rilevazioni di temperatura durante il giorno. Il grado giorno era perciò 27°''.

La scala Beaufort, che serve per misurare il vento


Nelle battute finali, l'esperto meteofilo ha analizzato l'ambito delle condensazioni, quando, in sostanza, in una massa d'aria avviene un'immissione di vapore acqueo (ma può succedere anche per raffreddamento). Le condensazioni più comuni sono le nuvole. La nebbia, invece, non è altro che una condensazione a livello del suolo. Per le stesse ragioni si formano rugiada, brina e galaverna (quest'ultima sintomo di freddo gelido).

Prossimo appuntamento mercoledì 18 alle ore 21 alla Casetta a Montevecchia per parlare di precipitazioni: dalla pioggia alla neve e ai temporali, tornado e fenomeni estremi"
A.S.

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