Airuno: l'incontro tra Nedo Fiano, sopravvissuto di Auschwitz, e gli studenti. ''Sono le nostre scelte a determinare la storia''

Nedo Fiano
Il vicesindaco di Brivio Ugo Panzeri con il signor Fiano
Alterna grande decisione e attimi di commozione Nedo Fiano durante il suo racconto. È tutto un’altalena tra la sua storia personale, quella di sua madre e frasi appuntate sul quel blocco dai fogli gialli che sfoglia per farsi forza. “Se non si ricorda non si ha un passato e non si potrà avere un futuro” legge. E poi: “I morti non tornano in vita. Sta a noi l’onore di trasportare il peso dei ricordi”, “La storia non è un fatto oggettivo: è il prodotto del nostro essere, siamo noi a determinarla”. Cita anche Socrate: “Solo chi è stato schiavo può capire cos’è la libertà” e Bobbio: “Al momento in cui li richiami alla mente, li fai rivivere almeno per un attimo così non saranno scomparsi nel nulla”. Ad Airuno, dunque, Nedo Fiano ha ridonato vita, per due intense ore, ai 60 milioni di europei, tra combattenti e vittime della Shoah, uccisi durante la seconda guerra mondiale. Ed in modo particolare, a sua madre, una signora dagli occhi verdi, le mani piccole, lo sguardo sereno e lunghi capelli neri che iniziarono a diventare bianchi non appena vennero pubblicate le leggi razziali. “Dopo più di trent’anni che si serviva nello stesso negoziante un giorno si sentì dire <<Signora Fiano non possiamo più servirla, deve andare in un altro negozio>> e scendendo le scale, al posto di salutare come sempre, tutti iniziarono a guardare da un’altra parte. Io, al tempo, ero come voi. Sorridevo, pensavo, ridevo per le cose più incredibili perché il sorriso è il dono più bello di quella fase della vita. Avevo 13 anni, non capivo, credevo nella vita, nei genitori, nel futuro”. La Firenze che fino ad allora era la “loro” città, inizia però a metterli all’angolo. “Il giorno in cui la maestra disse che dall’indomani noi ebrei non eravamo più ammessi mi sarei aspettato un abbraccio o una pacca sulle spalle da Palombi, il mio compagno di banco che invece non mi guardò nemmeno”.Prima da destra la moglie del signor Fiano, al suo fianco la dirigente scolastica Anna Maria Marzorati,
il sindaco di Brivio Stefano Motta e il consigliere con delega all'istruzione Emanuela Casati.
Presenti in sala anche il primo cittadino di Airuno e il suo vice.
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Così, dopo aver detto di essere italiano, di essere di Firenze, si è sentito dire una frase forse assurda “Oh caro amico!” e fu così che venne arruolato nel corpo degli internati addetti al ricevimento dei nuovi prigionieri. Col volgere al termine della guerra, poi, “fummo evacuati da Auschwitz. I tedeschi erano preoccupati che potessimo finire nelle mani degli Alleati e iniziassimo a parlare. Da Auschwitz i pochi rimasti vivi vennero portati ovunque in Germania”. Fiano arrivò prima a Danzica poi a Buchenwald e venne così liberato dagli americani. Ai ragazzi e ai genitori presenti a Airuno racconta di come si commosse quando si risvegliò avvolto dalle lenzuola bianche dell’ospedale dove gli venne curata l’infezione contratta a una gamba “Era da un anno e mezzo che non avevo questo “privilegio”. Quello fu il primo contatto la vita, come quando si prende un tram in corsa”.
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi
Nedo Fiano (Firenze, 22 aprile 1925) è uno scrittore italiano sopravvissuto alla deportazione nazista nel campo di concentramento di Auschwitz. È uno dei più attivi testimoni contemporanei dell'esperienza dell'Olocausto nazista.Dopo la promulgazione delle leggi razziali fasciste nel 1938, Fiano dovette abbandonare la scuola a 13 anni perché di religione ebraica. Proseguì gli studi presso una piccola scuola organizzata autonomamente all'interno della comunità ebraica fiorentina. Il 6 febbraio 1944 venne arrestato dalla polizia fascista e rinchiuso nel carcere di Firenze; successivamente fu trasferito al campo di transito di Fossoli insieme con altri undici membri della sua famiglia. L'11 maggio 1944 venne deportato, insieme con tutti i suoi familiari arrestati, presso il campo di concentramento di Auschwitz e lì vi arrivò il 23 maggio. La sua matricola di prigioniero era: A5405. L'11 aprile 1945 venne liberato dalle forze americane nel campo di concentramento di Buchenwald, dove era stato trasferito dai nazisti in fuga. Nedo Fiano fu l'unico superstite della sua famiglia. Ritornato in libertà, Fiano si è laureato presso l'Università Bocconi di Milano ed ha intrapreso la carriera di manager; nel 1985 ha fondato uno studio di consulenza aziendale. Ma la sua vita dopo la libertà è stata sempre incentrata su una intensa attività di testimonianza e memoria dell'Olocausto. Nel 2003 ha pubblicato il libro A 5405. Il coraggio di vivere, nel quale ha raccontato la sua esperienza di deportato. È quotidianamente impegnato in attività di testimonianza attraverso conferenze ed incontri, in particolare con gli studenti. È stato uno dei consulenti di Roberto Benigni nel film La vita è bella; è apparso in numerosi programmi televisivi di divulgazione ed ha preso parte a molti documentari, tra i quali Volevo solo vivere di Mimmo Calopresti, Un treno per Auschwitz di Bruno Capuana, Un giorno qualunque di Hendrick Wijmans. Il 7 dicembre 2008 ha ricevuto l'Ambrogino d'oro, conferitogli dal Comune di Milano. Il 22 maggio 2010 a Pontremoli ha ricevuto il Premio Bancarellino, per il libro "Il passato ritorna" (Editrice Monti).
http://it.wikipedia.org/wiki/Nedo_Fiano
http://it.wikipedia.org/wiki/Nedo_Fiano
Alice Mandelli