S.Maria: don Benjamin festeggia il 20° di ordinazione presso il 'suo' ospedale. 'Qui si scopre la bellezza dell'amore di Dio'
Da Santa Maria Hoè manca ormai da cinque anni ma sicuramente anche qualche ex parrocchiano della Comunità Pastorale Sant'Antonio Abate della Valletta sabato 16 settembre raggiungerà l'ospedale di Cuggiono (in provincia di Milano) per stringerlo nuovamente in un abbraccio e fare festa con lui: don Benjamin Masumu, prete di origine congolese, vicario per la parrocchia della Beata Vergine Addolorata tra il 2009 e il 2012 celebrerà infatti, presso il nosocomio dove attualmente presta servizio, il 20esimo anniversario di ordinazione.
Arrivato in Italia nel maggio del 1993, studente dapprima a Milano e poi a Capodimonte, don Benjamin venne preso in carico dalla Prelatura di Pompei, venendo ordinato diacono nel febbraio del 1997 e sacerdote sei mesi più tardi, il 13 settembre, alla presenza dei parenti che, per l'occasione, lo hanno raggiunto nel Bel Paese. "Mio fratello - ricorda oggi - viveva già qui. Ora si è trasferito in Francia ma ad Agrate sono rimaste le sue due figlie, una delle quali si è sposata ed ha già avuto una bambina mentre l'altra sta per portare a termine l'università".
In Brianza, prima di approdare a Santa Maria, ha vissuto una prima esperienza a Paderno D'Adda. "Aiutavo in parrocchia ma anche a Robbiate e a Verderio, quando ancora i Verderio erano due. Ero la spalla del mitico don Paolo, un sacerdote che ringrazierò sempre, un grande prete che ha segnato la mia vita così come monsignor Gianpaolo Citterio, mancato a luglio, e il cardinal Angelo Scola. Loro tre, per motivi diversi, hanno marcato il mio sacerdozio negli ultimi anni".
Lasciata la Valletta, dopo un anno trascorso a Dairago, dal primo gennaio del 2014 svolge la mansione di cappellano presso il nosocomio di Cuggiono. "Sono stato sollecitato ad estrare nella pastorale della Salute, perché il precedente responsabile aveva rassegnato le dimissioni per motivi personali. Ho accettato, rimettendomi alla volontà del Signore. L'Azienda Ospedaliera mi ha preso per un mese in prova per poi assumermi definitivamente. Qui - racconta - abbiamo tutti i reparti ma seguo soprattutto le cure palliative e l'accompagnamento al fine vita. La struttura ha 12 letti che non rimangono mai vuoti più di mezza giornata: la richiesta è tanta perché quei 12 posti rappresentano un'eccellenza per merito degli infermieri e dei medici, persone di grande cuore e di grande professionalità. E' in un reparto come questo che si scopre la bellezza dell'amore del Signore. Il mio compito richiede grinta, il sorriso sempre sulle labbra, pace e pacatezza per accompagnare le famiglie verso il momento del distacco. Al momento della messa - che i malati possono seguire direttamente nelle loro stanze - la cappella è sempre gremita di gente che è stata ricoverata qui e di parenti che tornano appositamente perché si sono trovati bene. Alla fine della giornata mi chiedo sempre "quanto bene ho fatto oggi?", "chi ho incontrato?". Mi rispondo che ho salutato una moltitudine di persone e ho dato consolazione. Un prete all'ospedale del resto cosa deve fare? Incontra. Questo è il ministero dell'incontro, tra uomo e uomo. Raramente sono in cappella ma sono sempre in corsia: lì trovo il Signore. Non sono mai stato così felice".
Auguri dunque a don Benjamin e... ai suoi piccoli!
Don Benjamin durante l’ultima messa celebrata a Santa Maria prima del trasferimento
Arrivato in Italia nel maggio del 1993, studente dapprima a Milano e poi a Capodimonte, don Benjamin venne preso in carico dalla Prelatura di Pompei, venendo ordinato diacono nel febbraio del 1997 e sacerdote sei mesi più tardi, il 13 settembre, alla presenza dei parenti che, per l'occasione, lo hanno raggiunto nel Bel Paese. "Mio fratello - ricorda oggi - viveva già qui. Ora si è trasferito in Francia ma ad Agrate sono rimaste le sue due figlie, una delle quali si è sposata ed ha già avuto una bambina mentre l'altra sta per portare a termine l'università".
In Brianza, prima di approdare a Santa Maria, ha vissuto una prima esperienza a Paderno D'Adda. "Aiutavo in parrocchia ma anche a Robbiate e a Verderio, quando ancora i Verderio erano due. Ero la spalla del mitico don Paolo, un sacerdote che ringrazierò sempre, un grande prete che ha segnato la mia vita così come monsignor Gianpaolo Citterio, mancato a luglio, e il cardinal Angelo Scola. Loro tre, per motivi diversi, hanno marcato il mio sacerdozio negli ultimi anni".
Una foto d’archivio con i ragazzi dell’oratorio a Gardaland
Lasciata la Valletta, dopo un anno trascorso a Dairago, dal primo gennaio del 2014 svolge la mansione di cappellano presso il nosocomio di Cuggiono. "Sono stato sollecitato ad estrare nella pastorale della Salute, perché il precedente responsabile aveva rassegnato le dimissioni per motivi personali. Ho accettato, rimettendomi alla volontà del Signore. L'Azienda Ospedaliera mi ha preso per un mese in prova per poi assumermi definitivamente. Qui - racconta - abbiamo tutti i reparti ma seguo soprattutto le cure palliative e l'accompagnamento al fine vita. La struttura ha 12 letti che non rimangono mai vuoti più di mezza giornata: la richiesta è tanta perché quei 12 posti rappresentano un'eccellenza per merito degli infermieri e dei medici, persone di grande cuore e di grande professionalità. E' in un reparto come questo che si scopre la bellezza dell'amore del Signore. Il mio compito richiede grinta, il sorriso sempre sulle labbra, pace e pacatezza per accompagnare le famiglie verso il momento del distacco. Al momento della messa - che i malati possono seguire direttamente nelle loro stanze - la cappella è sempre gremita di gente che è stata ricoverata qui e di parenti che tornano appositamente perché si sono trovati bene. Alla fine della giornata mi chiedo sempre "quanto bene ho fatto oggi?", "chi ho incontrato?". Mi rispondo che ho salutato una moltitudine di persone e ho dato consolazione. Un prete all'ospedale del resto cosa deve fare? Incontra. Questo è il ministero dell'incontro, tra uomo e uomo. Raramente sono in cappella ma sono sempre in corsia: lì trovo il Signore. Non sono mai stato così felice".
Il sacerdote durante una celebrazione
L'appuntamento dunque per tagliare con don Benjamin il traguardo dei suoi primi vent'anni con la veste è per sabato 16 alle ore 18. Niente regali però per il festeggiato. Il sacerdote ha chiesto infatti di "girare" eventuali pensieri a lui destinati ai "suoi" ragazzi in Africa ovvero i circa 1.400 giovani della scuola avviata dall'associazione "Speranza Congo" alla periferia di Kinshasa. "E' stata creata nel 2000 e abbiamo tutte le classi, dalle elementari alle superiori con tre indirizzi: biologia-chimica, ragioneria e pedagogia generale. Ogni mese aiutiamo poi con un piccolo stipendio anche 36 famiglie. Io ho già ricevuto tanto dalla gente, ora chiedo solo che, chi mi vuole bene, al posto di pensare a me, mi aiuti a aiutare i miei ragazzi. I soldi raccolti durante la messa saranno tutti conteggiati per la scuola e per i nuovi progetti che abbiamo lanciato. Basta davvero poco per far star bene dei bambini".Auguri dunque a don Benjamin e... ai suoi piccoli!
A. M.