La Valletta: riconsegnata alla collettività la chiesina di Galbusera Bianca, completamente ristrutturata

"Oggi inauguriamo e riconsegniamo alla popolazione della Valletta la chiesetta di San Francesco, un luogo privilegiato di memorie, un luogo di segni che ricordano il passato" con queste parole l'architetto Roberto Spreafico - direttore dei lavori - ha salutato i tanti presenti, nella mattinata di ieri, all'interno del minuscolo edificio sacro di Galbusera Bianca, nel cuore del Parco del Curone, rinato a nuova vita grazie agli sforzi - per la raccolta dei fondi e non solo - profusi da un manipolo di fedeli, riuniti in uno specifico comitato, desideroso di sconfiggere i segni del tempo per rendere nuovamente fruibile la struttura, per restituirla alla collettività quale luogo di culto ma anche quale ambiente "privilegiato" per eventi culturali, così come specificato dal parroco don Paolo Brambilla. "Nella chiesina - ha detto quest'ultimo, nominando ufficialmente "sacrestano" Angelo Cereda, tenutario di un fondo a ridosso della struttura - non saranno celebrati matrimoni o battesimi. Sarà però liberamente accessibile tutti i sabati e tutte le domeniche. In collaborazione poi con il Parco - secondo apposita convenzione sottoscritta - si potranno proporre al suo interno momenti culturali".

La chiesina

"Siamo in un luogo antico, un tempo chiamato Valbissera, nella "Busca delle due Galbusere", già note nel 1348. Un piccolo borgo, munito oltre che di una chiesetta, anche di un forno e di un torchio" ha spiegato l'architetto, rifacendosi al contenuto - a cura di Giovanni Zardoni - di uno dei diversi pannelli esplicativi allestiti all'interno della "navata" per raccontare ai visitatori la storia della struttura nonché, passo dopo passo, l'iter dei lavori portati avanti per consolidare l'edificio e ripristinare i suoi interni. "Nel 1831 la Marchesa Luigia Serbelloni Busca, feudataria di Lomagna, acquista tutto il Tenimento e fa di Galbusera Bianca la sua casa di campagna. A quell'epoca esistenza già una piccola chiesetta cadente, ridotta all'indecenza. Motivo per cui la marchesa fece erigere a proprie spese una nuova chiesetta, terminata nel 1841. Come si legge nei documenti "questo oratorio... fu eretto non solo per l'uso personale della Fondatrice ma anche per quei contadini abitante né cascinali di Galbusera, distanti dalla loro parrocchia di Rovagnate". Il 13 dicembre 1842, il parroco don Angelo Mettica, benedice dunque la nuova chiesa e nello stesso anno il cardinale di Milano, Carlo Gaetano Gaisruck, ne autorizza l'uso pubblico, spostando i legati dal vecchio al nuovo oratorio.

Al microfono l'architetto Spreafico

A partire dal 2009 - ha proseguito l'architetto Spreafico, arrivando ai giorni nostri - mani esperte di artigiani e restauratori hanno compiuto un'opera assai delicata, hanno recuperato tutto che si era conservato e ricomposto in parte i temi delle decorazioni ridonando tono e vitalità alle cromie riemerse che connotavano tutta la chiesa. Oggi, compiuti i restauri, il fedele che sale la piccola scalinata ed entra nella chiesa può ammirare i frammenti originari, i particolari della struttura che si sono conservati e che permettono di immaginare le preziosità che la chiesa intatta possedeva, prima del malaugurato abbandono... l'altare in marmo e stucco, la balaustra, i vani che in passato contenevano gli oggetti liturgici... Sono stati compiuti lavori importanti alla copertura, una doppia copertura, con la posa di nuovi tiranti e rinforzi, il rifacimento dell'impianto per lo smaltimento delle acque per tenere lontana l'umidità che corrodeva gli intonaci, il ripristino dei serramenti originali... Lavori questi che garantiranno per molti anni la migliore conservazione della storica chiesetta di San Francesco. Ora il visitatore può raccogliersi in questo luogo e prendere spunto dagli elementi originali mantenuti per ravvivare la propria memoria e la propria fede" ha concluso il responsabile, citando poi tutti coloro che hanno reso possibile il "taglio del nastro" di domenica.

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"Il recupero è stato ottenuto grazie al Comitato per il restauro della chiesetta, presieduto e promosso dal compitato notaio Franco Panzeri che con sincera dedizione e costanza ha avvalorato i documenti fondanti di questa realtà, marcandone con le sue capacità e puntiglio un diritto di possesso della comunità della valle che per più di 150 anni ha pregato in questo luogo di fede. Il Comitato è stato anche l'artefice della raccolta delle risorse indispensabili per compiere il restauro, tra cui il finanziamento della Fondazione Provincia di Lecco - con il dottor Mario Romani Negri che ha sempre mostrato concreta attenzione per la conservazione dei beni culturali del nostro territorio - e del Parco del Curone che ha autorizzato e in parte sostenuto gli interventi.

Don Paolo con Angelo Cereda

Grazie quindi al Comitato per il recupero della Chiesetta, ai volontari della parrocchia ed in particolare a Sandrino Brivio, grazie al compianto geometra Panzeri della ditta Edil Lario, al restauratore Zanotti della ditta Magistri e a tutti coloro hanno sapientemente lavorato per ridonarci un luogo che ora ci trasmette tutta la memoria e i significati per quali fu realizzato l'edificio". Scrosciante l'applauso dei presenti che hanno poi riservato il meritato batti mano anche alla corale dell'Associazione Licabella che ha "inaugurato" la struttura, proponendo una serie di canti, religiosi e non solo. Il rinfresco, a cura delle donne di Monte e del B'Ars ha chiuso la semplice ma decisamente attesa cerimonia.

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