Perego: cosmetici destinati alla distruzione trovati a casa di due Funzionari dell'Agenzia delle entrate. Si apre il processo

Il Capitano Centi
Sono gli unici due che, in udienza preliminare, non hanno optato per riti alternativi. Si è aperto quest’oggi, dinnanzi al collegio giudicante del Tribunale di Lecco presieduto dal dr. Enrico Manzi (a latere i colleghi Salvatore Catalano e Nora Lisa Passoni) il procedimento penale intentato nei confronti di Donatella Bombino e Marino Casiraghi, funzionari dell’Agenzia delle Entrate di Merate implicati – stando al quadro accusatorio ancora tutto da dimostrare – nella vicenda, datata 2013, che ha già portato a quattro patteggiamenti e cinque condanne con rito abbreviato. La questione, questa mattina per la prima volta in udienza pubblica, è stata sintetizzata dal Capitano Selenia Centi, oggi in servizio presso il Nucleo di Polizia Tributaria del Comando Provinciale di Como ma ai tempi a Lecco. “Ci racconti la genesi di questa indagine iniziata il 28 giugno 2013” ha esordito il sostituto procuratore Paolo Del Grosso, cedendo così la parola alla responsabile dell’attività investigativa, nata probabilmente – ma ciò in Aula non è emerso – da una mirata segnalazione che ha poi portato all’organizzazione, il giorno indicato dal PM, di un mirato servizio di controllo che, a sua volta, ha fatto emergere le condotte ora al centro dell’attenzione dei giudici.
“Bersaglio” dei baschi verdi agli ordini del Capitano Centi era la sede pereghina della società Il Trasporto, dove quel giorno era prevista la distruzione di un’ingente quantitativo di cosmetici a marca Chanel, del valore complessivo di poco inferiore ai 4 milioni di euro. Colli e colli, dunque, di creme, profumi e affini assolutamente originali ma destinati ad essere “inceneriti” dalla ditta preposta perché ormai “superati” dall’immissione sul mercato di nuove “collezioni”, come spiegato dal direttore commerciale del comparto italiano del famoso brand, anch’egli escusso quest’oggi a Lecco.
“Quando le persone giuridiche hanno la necessità di distruggere della merce devono seguire determinate procedure” ha spiegato l’ufficiale, nel preambolo al proprio racconto, puntualizzando come sia necessaria – in qualità di accertatori – la presenza di personale della Guardia di Finanza o dell’Agenzia delle Entrate, per la verifica della congruità delle attestazioni rese dalla società interessate alla “demolizione” con il materiale che effettivamente viene fisicamente eliminato, uscendo dal mercato. Quel famoso 28 giugno però qualcuno dei quasi 400 colli destinati ad essere pressati avrebbe lasciato, ancora integro, l’impianto pereghino di trattamento dei rifiuti, ambiente non propriamente “salutare” per come descritto. Un furgone “pieno di merci marchiate Chanel” dalla Valletta ha preso infatti la strada per Malgrate, come attestato dalle fiamme gialle, guidato da un dipendente de Il Trasporto, tale Roberto Gentile, già uscito di scena tramite patteggiamento così come i colleghi Aleandro Bonanomi, Marco Mascia e Pietro Ripamonti.
Il Tribunale di Lecco
Ma non solo: i militari appostati fuori dalla sede dell’impresa avrebbero notato quest’ultimo cedere un pacchetto a Filippo Triolo (anch’egli già condannato), funzionario dell’Agenzia delle Entrate di Merate, poi oggetto di perquisizione domiciliare estesa in seguito all’abitazione della collega Donatella Bombino, presente personalmente a Perego quel giorno. Corruzione e falso le accuse mosse nei confronti della stessa per via di una serie di creme marca Chanel, riconducibili al “lotto” destinato alla distruzione, trovate nelle sue disponibilità. “Le ho ricevute in omaggio”: così si sarebbe giustificata con le divise. Una versione – in linea generale – assecondata dal rappresentante dell’azienda produttrice che, dinnanzi ai giudici, ha ammesso come durante le distruzioni sia piuttosto comune che i partecipanti chiedano di poter prelevare qualcosa. “Per poca cosa non si dice di no”. Ma a Perego si sarebbe andati decisamente oltre con un finanziere pronto a riferire come, oltre agli scatoloni stivati sul furgone fermato a Malgrate, altri tre bancali sarebbero stati rinvenuti sul tir che aveva portato la merce in ditta, a operazioni di “incenerimento” – a verbale – già concluse. Non sarebbero poi stati solo i flaconi – dal prezzo unitario anche di 100-200 euro – della casa di moda francese a non finire “al rogo” come invece previsto. Estendendo i controlli, i finanzieri avrebbero trovato – a casa di altri indagati – anche piumini Colmar, tute Adidas e cosmetici Deborah che, almeno sulla carta, non avrebbero più dovuto essere in circolazione. Per i primi sono già stati condannati proprio tre baschi verdi. Per 43 smalti – invece – si trova a processo Marino Casiraghi, altro delegato dell’Agenzia delle Entrate (il quarto e ultimo funzionario travolto della vicenda è Francesco Mastropaolo, condannato per falso in udienza preliminare e quest’oggi comparso in Aula, assistito dall’avvocato Costanza Bettiga come teste al pari del già citato Triolo, chiamati a portare acqua al mulino delle pubblica accusa in relazione a affermazioni fatte nel corso delle indagini). Nessuna delle boccette trovata a casa dell’imputato, ha ricordato il Capitano Centi, era inserita nella propria scatola e alcune erano prive di etichetta, come aggiunto invece dal maresciallo Tondo, sentito così come altri commilitoni solo su aspetti specifici. Il rappresentante della casa di cosmetici, contrariamente al proprio omologo di Chanel, non è stato in grado di ricondurre univocamente i prodotti trovati nel bagno dell’abitazione di Casiraghi alla partita inviata alla distruzione, ammettendo anch’egli come gli “omaggi” siano all’ordine del giorno.
La partita, anche a livello giudiziario, dopo la seduta odierna appare dunque ancora apertissima.
A. M.
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