La Valletta: scuola e famiglia 'alleate' per prevenire il (cyber)bullismo

Sottovalutazione (delle famiglie) e silenzio (delle vittime) sono i grandi alleati dei bulli. Per contrastare efficacemente questa forma insidiosa di violenza, bisogna dunque sensibilizzare non solo i ragazzi ma anche i genitori. Esattamente lo scopo dell'incontro pubblico - promosso dall'onorevole lecchese Michela Vittoria Brambilla - presidente della commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza -  e dal comitato di Lecco Unicef - che si è svolto giovedì sera nel cineteatro parrocchiale di La Valletta.

I relatori

"Bullismo a scuola e sul web. Confrontarsi con nuove dinamiche sociali", questo il tema della serata che ha visto la partecipazione di un piccolo nugolo di persone, uscite di casa per ascoltare i relatori che si sono alternati sul palco:  oltre all'on. Brambilla, la presidente del comitato Unicef di Lecco Roberta Galli, il dottor Luca Bernardo, direttore della casa pediatrica disagio adolescenziale del Fatebenefratelli di Milano, il dottor Marco Cadeddu, dirigente della squadra mobile della Questura di Lecco e Chiara Galli, la psicologa che ha incontrato i ragazzi dell'istituto comprensivo "don Piero Pointinger".
La presidente Galli, introducendo la serata, ha spiegato come l'idea del progetto commissione-Unicef sia nata dopo la pubblicazione dei dati della Questura sui reati commessi da minorenni nella Provincia: 140 casi di reati contro il patrimonio (furti, rapine, ricettazioni), 30 di minacce o ingiurie e 30 contro la persona (lesioni, percosse, violenze sessuali).  L'area del disagio è dunque vasta anche in un contesto che a prima vista potrebbe sembrare "protetto" rispetto a quello delle grandi città. Il che vale anche per il bullismo.

"Tutte le indagini demoscopiche - ha esordito l'on. Brambilla, attesa per mezz'ora prima che l'appuntamento iniziasse senza di lei, arrivata al tavolo dei relatori in "rincorsa" - ci dicono che il bullismo è un fenomeno diffusissimo e che la rete internet ne è il teatro principale o comunque uno dei più importanti. Non è dunque esagerato parlare di "fenomeno di massa" e di "emergenza educativa", tanto più che il solco tra generazioni "digitali" e "non digitali" appare profondo nel nostro paese. La risposta - ha proseguito l'ex ministro - deve prevedere iniziative di informazione e prevenzione, ma non può limitarsi ad esse. Perciò la proposta di legge, approvata dal Senato e ora all'esame delle commissioni della Camera, dovrebbe a mio avviso definire il cyberbullismo come reato specifico, più grave del bullismo - che si può considerare "coperto" dall'articolo del codice penale che punisce lo stalking - perché più doloroso per chi ne subisce le conseguenze e più rapido e duraturo negli effetti negativi sulla reputazione personale".

Se dunque il parlamentare ha insistito - con un tono di voce bello "acceso" - sul tasto della repressione, invocando il carcere per i maggiorenni che si rendono responsabili di tali condotte e interventi correttivi per gli under 18, si è invece soffermato maggiormente sulla necessità di "prevenire" il commissario capo Marco Cadeddu. Prendendo la parola egli, facendo riferimento allo studio della Questura di Lecco, ha subito puntualizzato come i dati siano riferiti ai reati denunciati, non tenendo - per ovvie ragioni - conto di una fetta importante di accadimenti per i quali non è nemmeno stata sporta denuncia e dunque del così detto sommerso. Raccontando della propria esperienza nelle scuole lecchesi, il dirigente si è così focalizzato sulla facilità con la quale i giovani "mettano in rete" scatti anche di carattere assolutamente intimo, rischiando poi di finire schiacciati dagli effetti devastanti dalla diffusione, nella comunità di riferimento, di quelle immagini, messe in circolo un po' per leggerezza un po' per ingenuità. Le foto "osè" mandate quali prova d'amore al fidanzatino ne sono l'esempio più lampante. 4 i tentati suicidi collegati alla circolazione di tali file registratisi nella nostra provincia nel solo 2014. "E se la vita dell'autore del fatto-reato poi va avanti, non sempre le vittime riescono ad aprirsi e a superare il trauma" ha asserito il dottor Cadeddu, invitando i giovani a prestare attenzione, usando la testa.

Il dr. Marco Cadeddu e la dottoressa Chiara Galli

Il dr. Luca Bernardo e la presidente dell'Unicef di Lecco Roberta Galli

L'onorevole Michela Vittoria Brambilla

"Abbiamo fatto - ha esordito il dottor Bernardo - qualcosa di importante questa sera: rompere il silenzio che spesso c'è dietro il fenomeno del bullismo, al netto delle storie raccontate dalla televisione. Il futuro è la prevenzione. La si fa parlandone e condannando questi fenomeni. Mi trovo spesso a discutere con i miei colleghi psichiatri che pongono il dubbio sulla piena consapevolezza di alcuni adolescenti. Io credo che i nostri adolescenti siano consapevoli quando compiono certi atti".
Anche per questo, conclude l'on. Brambilla, il bullismo va fermato molto più a monte. "A scuola e in famiglia - precisa - le due grandi agenzie educative, con iniziative di informazione e di prevenzione. Da questo punto di vista il "format" che abbiamo sperimentato qui a Lecco, in collaborazione con l'Unicef - prima l'incontro tra lo psicologo e gli studenti, poi una fase di sensibilizzazione riservata ai genitori - può essere d'esempio, utilmente replicabile in altre Province". L'obiettivo, conferma la psicologa Chiara Galli, è "creare, insieme con le famiglie, la scuola e i referenti istituzionali un sistema duraturo che possa contrastare stabilmente il fenomeno del bullismo".
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