La Valletta: le monache romite accolgono la reliquia di Paolo VI e il cardinal Tettamanzi

Nel pomeriggio di oggi, lunedì 7 settembre, il monastero delle romite ambrosiane della Bernaga a Perego ha accolto la reliquia del beato Paolo VI: una maglietta insanguinata che il pontefice indossava durante il suo viaggio nelle Filippine il 28 novembre 1970, giorno in cui uno squilibrato attentò alla sua vita pugnalandolo al costato.

Per l'occasione è stato Sua Eminenza il cardinal Dionigi Tettamanzi, arcivescovo emerito della Diocesi di Milano, a celebrare la Santa Messa nella piccola chiesa del monastero gremita dai fedeli.
Per le monache di clausura, che hanno assistito alla funzione da dietro una grata e l'hanno allietata con preghiere e canti, la presenza della reliquia è motivo di grande gioia: nel 1962 fu proprio l'allora arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini - eletto pontefice solo un anno più tardi - a volere riattivare il monastero della Bernaga.

"Oggi guardiamo questa reliquia e la poniamo nel nostro cuore", ha esordito Sua Eminenza nell'omelia dopo aver sottolineato il profondo affetto che lo lega al beato Montini per averlo ordinato sacerdote nel 1957. "Abbiamo infatti bisogno di tante grazie nella nostra vita e ci rivolgiamo a Dio nostro padre anche attraverso l'intercessione dei santi che sono con lui; la devozione per i santi è una questione di cuore, di preghiera e soprattutto di vita, perché proprio dalle vite dei santi ai quali ci rivolgiamo dovremmo prendere esempio. Paolo VI è realmente presente tra di noi e le sorelle romite gli rendono omaggio per l'importanza che ebbe nella costruzione di questo monastero".

Il cardinal Tettamanzi, per far meglio comprendere il legame tra il pontefice e il luogo che fino a giovedì ospiterà la sua reliquia, ha dato lettura ad alcuni scritti di Paolo VI: "Ho constatato che il luogo che avete scelto è più che bello e adatto ad un monastero di romite per lo svolgimento armonioso della vostra devozione contemplativa - scrisse il Santo Padre dopo la sua prima visita al monastero - , le bellezze della natura, la pace silente, vi pongono lontane dal mondo che vedete ai vostri piedi e che dovete vedere per raccoglierlo nella vostra costante preghiera, sollevandolo fino al Signore. Dal sopralluogo fatto comprendo che i restauri necessari saranno lunghi e costosi, fidatevi della Provvidenza, in tanti vi vogliono bene".
"Siate veramente ciò che dovete essere: anime contemplative, anime in preghiera e amanti della povertà. Amate tanto il signore e vedrete che non vi mancherà nulla, perché la vostra missione quassù è di pregare e fare penitenza", continua il brano scelto per la lettura.

"Grande è la gioia del mio cuore: proprio qui un mio grande santo predecessore, Federico Borromeo, ha voluto che sorgesse una casa destinata alla preghiera. Con la benedizione di Dio possa questo luogo diventare focolare di luce e di benedizioni. La Brianza è la gemma della Lombardia, anticamente ornata di tanti monasteri, vere testimonianze di fede; e mai come in questi tempi la Chiesa ha bisogno di voci che pregano e di vite che si offrono al Signore".
Sua Eminenza ha poi voluto concludere l'omelia riferendosi ad un tema più che mai attuale ma che da sempre gli è caro: quello dei profughi e dei migranti; e ancora una volta ha scelto le parole del beato Giovanni Battista Montini per descrivere l'atteggiamento che i cristiani e la Chiesa dovrebbero avere nei riguardi di queste persone.

"Dobbiamo ancora parlare delle sofferenze altrui confidando nella vostra comprensione e nella vostra generosità", scrisse il futuro pontefice nel 1961. "Il nostro magistero ci obbliga a diventare interpreti di voci di lamento, gemiti di implorazione di popoli, di milioni di esseri umani in condizioni di estrema necessità. Dobbiamo il senso di umanità del mondo per salvare la vita a innumerevoli essere umani. Lanciamo questo grido doloroso, di speranza e preghiera".
Un messaggio sempre attuale.
Matteo Fratangeli
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