La Merate che non c’è più/14: in Via Manzoni la merceria delle sorelle Casati. Bottoni, spolette, lana e profumi al dettaglio
La merceria delle sorelle Casati, ubicata in Via Manzoni, affonda le sue origini all'inizio del Novecento. Prima infatti di diventare proprietà Casati era appannaggio di alcuni austriaci e attorno al 1920, poco dopo la prima guerra mondiale, passò di mano restandovi fino agli anni Sessanta.
Antonietta e Geromina non erano sposate e in quel negozio, visto l'abilità della prima a lavorare come sarta, avevano visto un possibile sbocco lavorativo che, infatti, ebbe fortuna.
L'attività, situata a metà di Via Manzoni, si svolgeva nel laboratorio sul retro dove si effettuavano le riparazioni agli abiti e il confezionamento. Il cliente, scesi alcuni gradini, veniva accolto nei locali che si affacciavano sulla strada: c'erano due banconi, quello frontale e uno laterale a sinistra, e poi le cassettiere a parete con bottoni, spolette, filo. Antonietta era davvero una gran sarta e il fatto che la merceria fosse una delle poche sul territorio (i Comotti commerciavano soprattutto all'ingrosso) aveva fatto del negozio un punto di riferimento anche per i signori che uscivano da Milano e poi alloggiavano nelle grandi ville di Merate.
Dai Brivio- Sforza fino ai Belgiojoso quando c'era qualche abito da riparare il punto di riferimento era sicuramente la merceria di Via Manzoni. In realtà a "far andare avanti" la bottega era soprattutto una commessa Giulia Ravasi "del Lola", sorella di Pinetta la custode del Castello Prinetti, che ha praticamente dedicato una vita intera al servizio del cliente.
Oltre agli articoli di merceria (spille, bottoni, cerniere,...) si vendeva molto filo e molta lana poiché ai tempi era ancora in voga il confezionamento davanti al focolare domestico di sciarpe, maglioni... Spolette, aghi, bottoni erano riposti nella cassettiera tutt'oggi utilizzata, progettata da Enrico e realizzata dal falegname Spada, meglio conosciuto come "furmiga".
Le stoffe e la merce arrivava da un fornitore lecchese, tale Bosisio, poi quando l'attività iniziò a "girare" erano i rappresentanti stessi che venivano in negozio per le ordinazioni e le consegne.
In grosse bottiglie c'erano anche i profumi, come l'acqua di colonia: il cliente arrivava con un contenitore, pagava il corrispettivo e l'essenza gli veniva travasata dal recipiente installato in negozio, tramite un rubinetto.
Nel periodo natalizio il negozio si affollava di giocattoli di tutti i tipi e, quando nella gestione subentrarono i nipoti Enrico e Carla (prima dell'attuale famiglia Ripamonti), arrivarono anche i modellini navali e aerei.
Le giornate di lavoro si concludevano la domenica mezzogiorno, il riposo era solo il pomeriggio del giorno festivo, poi si ricominciava subito il lunedì mattina.
Da ultimo la merceria era il punto di confezionamento dei vestiti per recite e teatri che si svolgevano in oratorio, punto di orgoglio per le due sorelle.
Negli anni Sessanta, terminata la gestione dei nipoti Enrico e Carla, il negozio passò di mano alla famiglia Ripamonti, tuttora in attività.
Se qualcuno avesse del materiale (fotografie, ricordi, ritagli di giornale) per una "puntata" del nostro viaggio può chiamare il numero 328.30.58.341 e aiutarci così a ricostruire la mappa commerciale della "Merate che non c'è più".
14/continua
Articoli correlati
Geromina
Antonietta e Geromina non erano sposate e in quel negozio, visto l'abilità della prima a lavorare come sarta, avevano visto un possibile sbocco lavorativo che, infatti, ebbe fortuna.
L'attività, situata a metà di Via Manzoni, si svolgeva nel laboratorio sul retro dove si effettuavano le riparazioni agli abiti e il confezionamento. Il cliente, scesi alcuni gradini, veniva accolto nei locali che si affacciavano sulla strada: c'erano due banconi, quello frontale e uno laterale a sinistra, e poi le cassettiere a parete con bottoni, spolette, filo. Antonietta era davvero una gran sarta e il fatto che la merceria fosse una delle poche sul territorio (i Comotti commerciavano soprattutto all'ingrosso) aveva fatto del negozio un punto di riferimento anche per i signori che uscivano da Milano e poi alloggiavano nelle grandi ville di Merate.
Antonietta
Dai Brivio- Sforza fino ai Belgiojoso quando c'era qualche abito da riparare il punto di riferimento era sicuramente la merceria di Via Manzoni. In realtà a "far andare avanti" la bottega era soprattutto una commessa Giulia Ravasi "del Lola", sorella di Pinetta la custode del Castello Prinetti, che ha praticamente dedicato una vita intera al servizio del cliente.
Giulia
Oltre agli articoli di merceria (spille, bottoni, cerniere,...) si vendeva molto filo e molta lana poiché ai tempi era ancora in voga il confezionamento davanti al focolare domestico di sciarpe, maglioni... Spolette, aghi, bottoni erano riposti nella cassettiera tutt'oggi utilizzata, progettata da Enrico e realizzata dal falegname Spada, meglio conosciuto come "furmiga".
Le stoffe e la merce arrivava da un fornitore lecchese, tale Bosisio, poi quando l'attività iniziò a "girare" erano i rappresentanti stessi che venivano in negozio per le ordinazioni e le consegne.
In grosse bottiglie c'erano anche i profumi, come l'acqua di colonia: il cliente arrivava con un contenitore, pagava il corrispettivo e l'essenza gli veniva travasata dal recipiente installato in negozio, tramite un rubinetto.
Nel periodo natalizio il negozio si affollava di giocattoli di tutti i tipi e, quando nella gestione subentrarono i nipoti Enrico e Carla (prima dell'attuale famiglia Ripamonti), arrivarono anche i modellini navali e aerei.
Le giornate di lavoro si concludevano la domenica mezzogiorno, il riposo era solo il pomeriggio del giorno festivo, poi si ricominciava subito il lunedì mattina.
Da ultimo la merceria era il punto di confezionamento dei vestiti per recite e teatri che si svolgevano in oratorio, punto di orgoglio per le due sorelle.
Negli anni Sessanta, terminata la gestione dei nipoti Enrico e Carla, il negozio passò di mano alla famiglia Ripamonti, tuttora in attività.
Se qualcuno avesse del materiale (fotografie, ricordi, ritagli di giornale) per una "puntata" del nostro viaggio può chiamare il numero 328.30.58.341 e aiutarci così a ricostruire la mappa commerciale della "Merate che non c'è più".
14/continua
Articoli correlati
- La Merate che non c’è più/13: in P.zza Vittoria la drogheria. Mozzanica. In vendita cibo, sapone, caffè tostato e il...ddt
- La Merate che non c’è più/12:in piazza la 'Buscheta' boutique di frutta-verdura.Tra i clienti i nobili e il soprano Toti dal Monte
- La Merate che non c’è più/11: in Via Trento il panificio della sciura Bianca e di Paolo, rifornimento per il commando tedesco
- La Merate che non c’è più/10: in Via Pascoli c’era la 'Baracca', circolo ricreativo con campo da calcio, bocce, tiro al piccione
- La Merate che non c'è più/9: in Via Cerri il panificio "Mariani" Forno proprio e carro col cavallo per la consegna a domicilio
- La Merate che non c'è più/8: in Via Sant'Ambrogio la bottega di Rosa 'socurata' Ravasi dove si riparavano zoccoli in legno
- La Merate che non c’è più/7: i fratelli Lorenzo e Attilio Tonolli ombrellai e cappellai di Via Manzoni. Un mestiere scomparso
- La Merate che non c’è più/6: da sarto del Duce a gastronomo di massaie e marchesi. La "storia" di Mansueto Mauri e Rina
- La Merate che non c’è più/5: in Via S.Ambrogio, le botteghe di Felice e Francesco Villa. Il 'muleta' e il negozio Calze per tutti
- La Merate che non c’è più/4: in Via S. Ambrogio il negozio di elettricista 'Romerio', uomo di fiducia di marchesi e ospedale
- La Merate che non c’è più/3: la falegnameria "Milani" dove si realizzavano a mano armadi, casse da morto e porte 'solenni'
- La Merate che non c’è più/2: in Via Cerri ''Casabella'', negozio di casalinghi, chincaglieria,oggetti regalo coi primi Swarovski
- La Merate che non c’è più/1: a 13 anni dal primo viaggio alla scoperta di osterie e alberghi Mol riprende il cammino storico
- Alla ricerca di osterie e vecchi racconti della Merate che non c'è più
Saba Viscardi