La Merate che non c’è più/12: la ''Buscheta'' la boutique di frutta e verdura. Tra i clienti i nobili e il soprano Toti dal Monte
Per tutti era la "buscheta" e con lei a portare avanti il negozio di frutta e verdura nei locali di Piazza Prinetti c'erano diverse aiutanti, per lo più cugine o conoscenti. Il lavoro era tanto e i clienti ricercati.
Nata a fine 1800, Luigia Ravasi (nata nella curt di Toni Nüa) sposata in Arlati deve forse il suo soprannome proprio a questo matrimonio poiché gli Arlati erano chiamati appunto i "buschett".
A ricordare qualche aneddoto è Battista Albani, la cui mamma era sorella di Luigia.
"Mi ricordo che da bambino passavo via dal negozio, salutavo lo zio che faceva il muratore e spesso era lì ad aiutare" ha raccontato "Non appena mi vedeva mi faceva entrare e mi dava un frutto ed io ero tutto contento. Quando capitava che passavo e non mi vedevano, allora per non perdere il mio regalo andavo avanti e indietro fino a quando non si accorgevano di me".
Dal fruttivendolo si recavano solo i "benestanti". In pochi, infatti, potevano permettersi di comperare frutta e verdura fresche, poiché i prezzi non erano a portata dei salari e comunque i contadini cercavano di raccogliere dalla terra il sufficiente per il sostentamento della famiglia, senza dover così dipendere. Per la gente comune la spesa dalla "buscheta" non era così qualcosa di ordinario e giornaliero.
Il negozio riforniva anche ristoranti importanti, come uno di Montevecchia, e proprio perché era considerato la "boutique" della frutta e verdura vi si recavano i signori che da Milano venivano in villeggiatura a Merate. Con il calesse la servitù raggiungeva Piazza Prinetti, entrava nel negozio sceglieva la merce e poi se ne andava con frutta e verdura già lavata e pulita oppure era il cuoco stesso a recarsi di persona per la scelta dei prodotti.
Ma il negozio oltre che una rivendita era anche un punto di ritrovo. "Il direttore della banca Briantea di allora passava spesso dalla zia per il caffè e si intratteneva a parlare anche con i clienti" ha proseguito Albani "il retrobottega era un po' un posto dove si discuteva e d'inverno si stava al caldo vicino al camino".
Il negozio si riforniva dai Rösa di Calco. La merce era esposta in cassette di legno, sugli scaffali a destra e sinistra proprio come nell'attuale rivendita e poi c'era il retrobottega. La domenica veniva rispettato il giorno santo e quindi si chiudeva mentre per pagare c'era la possibilità del conto mensile.
Senza eredi diretti Luigia lasciò poi la conduzione alla nipote Lina che gestì l'attività fino a lasciarla agli attuali proprietari.
continua/12
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Nata a fine 1800, Luigia Ravasi (nata nella curt di Toni Nüa) sposata in Arlati deve forse il suo soprannome proprio a questo matrimonio poiché gli Arlati erano chiamati appunto i "buschett".
Luigia con i fratelli Luigi (capo degli operai del comune detto Luis del macell) e Antonio
A ricordare qualche aneddoto è Battista Albani, la cui mamma era sorella di Luigia.
"Mi ricordo che da bambino passavo via dal negozio, salutavo lo zio che faceva il muratore e spesso era lì ad aiutare" ha raccontato "Non appena mi vedeva mi faceva entrare e mi dava un frutto ed io ero tutto contento. Quando capitava che passavo e non mi vedevano, allora per non perdere il mio regalo andavo avanti e indietro fino a quando non si accorgevano di me".
Dal fruttivendolo si recavano solo i "benestanti". In pochi, infatti, potevano permettersi di comperare frutta e verdura fresche, poiché i prezzi non erano a portata dei salari e comunque i contadini cercavano di raccogliere dalla terra il sufficiente per il sostentamento della famiglia, senza dover così dipendere. Per la gente comune la spesa dalla "buscheta" non era così qualcosa di ordinario e giornaliero.
Il negozio riforniva anche ristoranti importanti, come uno di Montevecchia, e proprio perché era considerato la "boutique" della frutta e verdura vi si recavano i signori che da Milano venivano in villeggiatura a Merate. Con il calesse la servitù raggiungeva Piazza Prinetti, entrava nel negozio sceglieva la merce e poi se ne andava con frutta e verdura già lavata e pulita oppure era il cuoco stesso a recarsi di persona per la scelta dei prodotti.
Ma il negozio oltre che una rivendita era anche un punto di ritrovo. "Il direttore della banca Briantea di allora passava spesso dalla zia per il caffè e si intratteneva a parlare anche con i clienti" ha proseguito Albani "il retrobottega era un po' un posto dove si discuteva e d'inverno si stava al caldo vicino al camino".
Il negozio si riforniva dai Rösa di Calco. La merce era esposta in cassette di legno, sugli scaffali a destra e sinistra proprio come nell'attuale rivendita e poi c'era il retrobottega. La domenica veniva rispettato il giorno santo e quindi si chiudeva mentre per pagare c'era la possibilità del conto mensile.
Senza eredi diretti Luigia lasciò poi la conduzione alla nipote Lina che gestì l'attività fino a lasciarla agli attuali proprietari.
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Saba Viscardi