Mandic, portineria, ossia non alzate quella sbarra: storie di prepotenze e insulti da chi senza diritto pretende di entrare

Foto di repertorio (l'autovettura ritratta non ha nulla a che vedere con
i fatti riportati ma è solo un'immagine per documentare l'accesso all'ospedale)


"Dica?". "Pronto soccorso".
"Dica?". "Pronto soccorso".
"Dica?". "Devo portare un paziente a fare una lastra". "Va bene signora, entri, accompagni la persona e poi prenda l'auto e vada a parcheggiare all'esterno dell'ospedale". "Cosaaa? Ma che cazzo vuoi? Aprimi questa sbarra di merda e fammi entrare. Io non porto fuori nessuna macchina. È un mio diritto". "Signora ha diritto ad accompagnare all'interno il paziente se non deambula ma una volta raggiunto il reparto, lei deve spostare la macchina. I posti sono riservati a disabili, pazienti oncologici, dializzati". "Una vergogna, mi fate schifo".

Siamo alla portineria del Mandic dove quanto avviene quotidianamente ha ormai bisogno di un intervento forte e inderogabile.
Secondo regolamento l'accesso all'area interna dell'ospedale è consentito ai dipendenti, alle persone munite di pass (volontari, disabili, malati oncologici, dializzati, non deambulanti) e a chi si deve recare per urgenza in pronto soccorso. Tutti gli altri sono obbligati a parcheggiare all'esterno.
Ad aprire il varco, chiuso da una sbarra, sono gli addetti alla portineria che, al suono del citofono azionato dalla strada, rispondono e poi premono il pulsante per sollevare la barriera (che invece si chiude automaticamente).
La motivazione addotta dall'utente, naturalmente, non può essere verificata dall'addetto salvo che non venga palesata. Abbiamo trascorso diverse mezzore nell'arco di più settimane, nei pressi dell'ingresso del Mandic, e ci siamo fatti un'idea abbastanza chiara e che trova conferme negli stessi operatori: il tasso di aggressività e di prepotenza mostrato da taluni (purtroppo tanti) cittadini è a dir poco vergognoso.
Anzitutto le bugie: ormai la scusa è sempre quella "Pronto soccorso". Se si contano quante sono le persone che dichiarano di doversi recare al PS e quanti gli accessi reali, dati alla mano, la sproporzione è enorme. Del resto, chi dei portinai, oltre a non essere autorizzato, si metterebbe a contestare la motivazione, rischiando di far perdere minuti preziosi al presunto malato?

C'è poi chi con la scusa, legittima, di dover accompagnare un parente, magari anziano, a fare degli esami, si sente in diritto di occupare per l'intera mattinata un posto all'interno. E in caso di contestazione da parte del dipendente, la reazione è sempre quella: insulti, offese, divagazioni sul tasso di ignavia del dipendente pubblico.
La scena è di questa mattina: "Salve devo andare a fare una visita". "Signora ha qualche esenzione o non può camminare?" "No, ma non trovo posto". "Ecco allora provi a cercarlo ancora, non può parcheggiare all'interno, gli spazi sono riservati a disabili e autorizzati". "Ma lei sta scherzando? Guardi che la pago io, lei è un dipendente pubblico". "Signora, sgomberi la corsia. Impedisce l'accesso ai mezzi di soccorso. Non può entrare". "Vi denuncio, avete capito???!! Vi denuncio. Mi fate schifo". La signora esce, torna dopo 5 minuti a piedi, e il disprezzo manifestato ai portinai è sempre lo stesso "Qui a non fare un cazzo tutto il giorno".

Ma l'apoteosi la si raggiunge il martedì, giorno di mercato. C'è qualcuno che parcheggia in ospedale con una banale scusa, esce, fa la passeggiata fino in centro. Torna tranquilla e se ne va con l'auto. Sembra assurdo ma è così.
Il caso è di settimana scorsa. Una signora sulla sessantina entra con un'utilitaria Fiat. Al portinaio mostra il pass azzurro per disabili. Il soggetto pare sia noto, infatti il portinaio di turno la tiene d'occhio. La donna entra, parcheggia e poi esce a piedi come se nulla fosse. Siamo lì a vedere.
Passano un paio d'ore e poco prima di pranzo, la donna entra dalla portineria con due borse, la attraversa e si avvia verso la macchina come se nulla fosse. "Scusi signora ma lei non è entrata prima con l'auto?" "Sì e quindi?" "Ed è andata a fare la spesa al mercato?" "Sì, e allora? Si faccia gli affari suoi, sono disabile e se si azzarda a continuare la denuncio". Roba da non credere.
Italiani o stranieri non fa differenza anche se i secondi si attaccano a un presunto razzismo dei portinai che impedirebbero loro l'ingresso. A maggio dello scorso anno un extracee si era piazzato davanti alla sbarra e pretendeva di entrare poiché avrebbe dovuto assistere il figlio molte ore in pediatria. Al diniego si era lanciato in insulti contro le due addette, marchiandole di razzismo (clicca qui per visualizzare l'articolo).
Atteggiamenti, come dicevamo, quotidiani passibili di denunce penali, in totale indifferenza a chi davvero ha bisogno e necessità di cure e di posti auto vicini agli ingressi (troppo spesso occupati da "abili").
L'ingresso in Via San Vincenzo per i dipendenti avrebbe dovuto togliere un buon carico di lavoro e di "ressa" in Via Cerri. Ma non tutti lo rispettano. E così ci sono ancora medici che entrano davanti, pretendendo la sbarra alzata e nessuna rimostranza da parte del collega.

I parcheggi, tuttavia, non mancano. Ce ne sono un centinaio dal semaforo di Via Cerri arrivando fino alla chiesa di Sant'Ambrogio, a disco orario. C'è il silos a pagamento con 100 stalli di sosta. C'è l'area davanti alla Cgil a 400 metri, con diverse decine di posti anche su Via Giotto. A 500 metri c'è l'area nei pressi delle scuole superiori, in Via Campi. Insomma pur non avendo davvero un silos dedicato all'ospedale, non a pagamento, non si può dire davvero che sia necessario entrare al Mandic, utilizzando bugie, stratagemmi, e prevaricando così chi ha davvero bisogno. E che poi si trova a presentarsi in portineria, elemosinando un aiuto per trovare uno spazio per la propria disabilità. Vera.
S.V.
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