Paderno: ergastolo per Valerio Pirrotta, ritenuto il ''mandante'' dell’omicidio Caroppa. I difensori: ''impugneremo la sentenza''

Santo Valerio Pirrotta
Ergastolo. Questa la sentenza che i giudici hanno pronunciato all'interno dell'aula del Tribunale di Como a carico di Santo Valerio Pirrotta, principale imputato insieme a Tiziana Molteni e Fabio Citterio per l'omicidio del padernese Antonio Caroppa. Una conclusione che i legali difensori dell'uomo, gli avvocati Marco Rigamonti e Stefano Didonna, impugneranno sulla base di una serie di elementi che solleverebbero più di un dubbio sulla colpevolezza del loro assistito.
Il verdetto è giunto nella giornata di mercoledì 13 novembre, al termine di 4 ore di camera di consiglio in cui sono stati valutati gli elementi emersi durante il processo che ha visto coinvolto l'uomo di Lurago d'Erba, dichiaratosi fin dall'immediatezza del delitto estraneo ai fatti.
Una posizione ben diversa da quella dei cugini Tiziana Molteni e Fabio Citterio, che hanno ammesso la loro presenza all'interno del box in cui, il 10 maggio 2012, un colpo di pistola partito dall'arma nelle mani di Citterio ha ucciso l'operaio e padre di famiglia padernese. I due in aula hanno sempre descritto Valerio Pirrotta come il vero "mandante" di una operazione di intimidazione poi finita in tragedia, svolta da loro dietro la promessa di 3.000 € di compenso e sulla base di una serie di informazioni (Caroppa si sarebbe macchiato di violenza nei confronti di una bambina) che proprio il luraghese aveva fornito loro.
Il pubblico ministero Rosa Valotta durante la scorsa udienza aveva chiesto per Pirrotta la pena dell'ergastolo definendo l'omicidio come un'azione voluta e ampiamente premeditata da lui e i due cugini, condannati a 30 anni di carcere a Lecco con la formula del rito abbreviato.
Antonio Caroppa, come racconta l'esito dell'autopsia sul suo corpo e l'ustione sul collo provocata dal colpo di pistola, non avrebbe avuto il tempo di difendersi e sarebbe stato ucciso da uno sparo a bruciapelo, a distanza ravvicinata.
Gli avvocati difensori impugneranno la sentenza per una serie di motivazioni già ampiamente illustrate durante l'ultimo passaggio in aula. "Riteniamo questa sentenza ingiusta, la impugneremo perché ci sono più elementi sui quali possiamo discutere" ha spiegato l'avvocato Marco Rigamonti. "A partire dal movente dell'omicidio, da sempre collegato ad una presunta vendetta di Ciccia, ex compagno di Stefania Iannoli che quella sera era con Caroppa, ma di fatto mai dimostrato. Le impronte di Pirrotta non sono state trovate sulla pistola né sul coltello, eppure lui non indossava guanti. È stato dimostrato che il coltello è stato acquistato dalla Molteni, e anche la pistola non è stata procurata da lui. Egli era in auto fuori dal box ma non al posto di guida, il che dimostra che non era a conoscenza di ciò che i due erano venuti a fare nell'abitazione di Caroppa. Se fosse stato coinvolto avrebbe usato maggiori cautele, come quella di non utilizzare il suo telefono per le chiamate o il posteggio dell'auto in bella vista alle telecamere".
Una versione dei fatti che non ha convinto la giuria, la quale ha stabilito per il terzo imputato dell'omicidio di Antonio Caroppa la pena dell'ergastolo.



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