Valgreghentino, morte di Giovanni Panariti: imputata per omicidio colposo la donna che aveva in custodia il cervo. Processo al via

La cattura dell'animale a Galbiate

Il 9 ottobre 2010 il corpo senza vita di Giovanni Panariti, 59enne di Valgreghentino, fu ritrovato nei boschi di Dozio – frazione del paese – dove si era recato la sera precedente per andare a correre. Sulle corna del principale “imputato” per la sua morte, un cervo di nome Amilcare abbattuto a causa della sua aggressività nei confronti dell’uomo, è stato ritrovato del sangue geneticamente compatibile con quello della vittima. Oggi, a distanza di oltre tre anni da quel tragico episodio, ha preso il via presso il Tribunale di Lecco il processo per omicidio colposo a carico di O.R. K., la donna di origini olandesi che nel 2010 gestiva l’agriturismo in paese da cui l’animale era fuggito. Durante l’udienza è emerso come l’imputata, non presente in aula e che risulta irreperibile da parte dell’avvocato difensore Paolo Giudici, sia venuta a conoscenza del procedimento penale nei suoi confronti ma abbia rifiutato di eleggere il proprio domicilio in Italia. La donna ha infatti comunicato di voler essere rappresentata da un legale olandese, ma in base alla normativa italiana tutte le comunicazioni inerenti il processo giungeranno al legale lecchese e non all’indirizzo di Breda (città olandese) in cui essa risulta avere dimora. Il fratello di Giovanni, Giuseppe Panariti e la moglie Marina sono comparsi in aula per assistere al primo capitolo di un procedimento che vedrà l’audizione di 23 testimoni citati dall’avvocato di parte civile Elisa Magnani, comuni in parte agli 11 indicati dal pubblico ministero. Tante sono infatti le figure coinvolte nella morte improvvisa dell’uomo, a partire dai giorni immediatamente successivi alla sua morte quando è emersa l’ipotesi che ad ucciderlo non fosse stata una fatalità, ma l’attacco di un animale. Il cervo Amilcare, catturato alcuni giorni dopo i fatti e sottoposto ad un esame del palco di corna da parte del Ris di Parma, era stato trasferito a Margno dove è vissuto fino a pochi mesi fa sotto la custodia giudiziaria del nucleo faunistico della Polizia provinciale. Ma a causa del suo comportamento aggressivo costituiva un pericolo per la pubblica incolumità, ed è stato dunque abbattuto. Il processo penale a carico della donna che lo aveva in custodia continuerà l’11 marzo 2014 con l’audizione di alcuni dei testimoni tra cui l’ anatomopatologo Paolo Tricomi e rappresentanti delle forze dell’ordine e del Ris di Parma.

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