Valgreghentino: si aprirà il 21 ottobre il processo per la morte di Giovanni Panariti
La cattura dell'animale a Galbiate
Si aprirà il prossimo 21 ottobre, presso il tribunale di Lecco, il procedimento penale a carico della donna che nel 2010 gestiva l’agriturismo di Valgreghentino da cui scappò un cervo che stando alle accuse, l’8 ottobre, avrebbe "caricato" a morte Giovanni Panariti mentre stava correndo tra i boschi del paese. Nei giorni scorsi Amilcare, questo il nome del cervo, è stato abbattuto presso l’area faunistica di Margno dove aveva trovato rifugio, a causa del suo comportamento pericoloso per l’uomo. La donna giudicata responsabile per la sua fuga, che nel 2010 gestiva un’attività poco distante dal luogo del presunto attacco, è ora imputata per omicidio colposo. Il corpo del pensionato, che viveva nella frazione di Villa San Carlo, era stato ritrovato da un passante la mattina successiva all’incidente, dopo ore di angosciosa ricerca da parte di volontari e famigliari. L’animale, catturato a Galbiate e fin da subito principale "sospettato" per le profonde ferite riscontrate sul corpo del signor Panariti, è stato sottoposto nei mesi successivi all’esame del palco di corna. Le tracce ematiche rinvenute su di esse sono state giudicate compatibili con il sangue dell’uomo, a seguito delle analisi eseguite dal Ris di Parma. “Il Giudice per l’ udienza preliminare ha predisposto per la donna il rinvio a giudizio, e il sequestro conservativo dell’unico immobile che risulta di sua proprietà in Italia, a garanzia di un eventuale risarcimento danni” ha spiegato l’avvocato Elisa Magnani, che assiste la moglie, il figlio e un fratello del pensionato deceduto. “Da quanto abbiamo potuto appurare l’immobile si trova in un’altra Regione italiana, l’agriturismo di Valgreghentino è stato venduto e l’imputata si trova attualmente all’estero”. Per quanto riguarda l’abbattimento dell’ animale, il provvedimento giunge a seguito di più istanze presentate per porre fine alla sua esistenza. “Una prima richiesta in questo senso da parte della Provincia e del comune di Margno era stata rigettata, ma il comportamento dell’ animale è progressivamente peggiorato fino a costituire un pericolo per la pubblica incolumità” ha spiegato il legale lecchese. Amilcare, che a Margno viveva sotto la custodia giudiziaria del nucleo faunistico della Polizia provinciale, si dimostrava infatti spesso problematico mostrando aggressività nei confronti degli esseri umani. L’unica soluzione per lui, esclusa la possibilità di rinchiuderlo in uno zoo o di lasciarlo libero, è risultata essere quella dell’abbattimento. La donna comparirà ora di fronte al tribunale in composizione monocratica per rispondere della sua responsabilità nella tragica fine di Giovanni Panariti. Che, uscito di casa per una corsa nei boschi, ha incontrato la morte sul suo cammino.
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