AIRUNO: QUATTRO ANNI DI CARCERE ALLA COGNATA DI COCO
Processata a Trento Carla Barbara Arrigoni Neri, 40 anni, accusata di traffico di droga
Era stata arrestata in maggio dai carabinieri di Cles: era a capo di banda di pusher
Accusata di essere l’organizzatrice di un vasto traffico di cocaina la cognata di Rolando Coco, Carla Barbara Arrigoni Neri, 40 anni, residente ad Airuno, è stata condannata dal giudice preliminare di Trento, Carlo Ancona, a 4 anni di carcere. La pena è già comprensiva della riduzione di un terzo legata alla scelta del rito abbreviato. Insieme alla donna hanno chiuso le proprie pendenze con la giustizia anche altri componenti l’organizzazione smantellata in due diversi blitz dei militari della compagnia di Cles guidati dal capitano Giacomo Mastrapasqua. L’inchiesta, condotta dal pubblico ministero Davide Ognibene, culminò, nel maggio scorso, proprio nell’arresto della brianzola sospettata di essere l’organizzatrice e la contabile del gruppo che si occupa di vendere grossi quantitativi di cocaina (anche mezzo etto al giorno) tra la Val di Sole e la Val di Non, nelle più note località turistiche dell’arco alpino. Il trasporto della droga avveniva impiegando pusher bresciani che raggiungevano il Trentino con piccoli quantitativi di droga ogni volta. Arrestati loro i carabinieri giunsero sino alla Arrigoni Neri, imparentata con la famiglia del boss della ‘Ndrangheta Franco Coco Trovato, e residente a Airuno dove gestiva il giro di droga così come apparve evidente dalla documentazione che i militari di Cles, insieme a quelli della compagnia di Merate, rinvenirono nel suo appartamento. La stessa inchiesta permise di stabilire che lo spaccio di droga (con quantitativi considerevoli) era ormai ben avviato e si protraeva almeno da un anno e mezzo con modalità sempre uguali. La clientela del resto non mancava considerando l’alta presenza di turisti e vip nelle località sciistiche del Trentino. A originare l’indagine sarebbe stato l’arresto di uno dei pusher bresciani che si occupavano del trasporto della droga in treno sino nelle località che erano state scelte per la consegna ai piccoli spacciatori locali che si occupavano poi della commercializzazione e della raccolta del denaro che immancabilmente finiva ad Airuno da dove si dava il via alla fornitura di una nuova partita di droga. Le indagini hanno visti impegnati, oltre ai carabinieri di Cles anche la direzione antimafia di Trento per le connessioni fra il gruppo di spacciatori e trafficanti e personaggi vicini, e non solo per grado di parentela, con l’organizzazione legata alla cosca Coco Trovato.
Era stata arrestata in maggio dai carabinieri di Cles: era a capo di banda di pusher
Accusata di essere l’organizzatrice di un vasto traffico di cocaina la cognata di Rolando Coco, Carla Barbara Arrigoni Neri, 40 anni, residente ad Airuno, è stata condannata dal giudice preliminare di Trento, Carlo Ancona, a 4 anni di carcere. La pena è già comprensiva della riduzione di un terzo legata alla scelta del rito abbreviato. Insieme alla donna hanno chiuso le proprie pendenze con la giustizia anche altri componenti l’organizzazione smantellata in due diversi blitz dei militari della compagnia di Cles guidati dal capitano Giacomo Mastrapasqua. L’inchiesta, condotta dal pubblico ministero Davide Ognibene, culminò, nel maggio scorso, proprio nell’arresto della brianzola sospettata di essere l’organizzatrice e la contabile del gruppo che si occupa di vendere grossi quantitativi di cocaina (anche mezzo etto al giorno) tra la Val di Sole e la Val di Non, nelle più note località turistiche dell’arco alpino. Il trasporto della droga avveniva impiegando pusher bresciani che raggiungevano il Trentino con piccoli quantitativi di droga ogni volta. Arrestati loro i carabinieri giunsero sino alla Arrigoni Neri, imparentata con la famiglia del boss della ‘Ndrangheta Franco Coco Trovato, e residente a Airuno dove gestiva il giro di droga così come apparve evidente dalla documentazione che i militari di Cles, insieme a quelli della compagnia di Merate, rinvenirono nel suo appartamento. La stessa inchiesta permise di stabilire che lo spaccio di droga (con quantitativi considerevoli) era ormai ben avviato e si protraeva almeno da un anno e mezzo con modalità sempre uguali. La clientela del resto non mancava considerando l’alta presenza di turisti e vip nelle località sciistiche del Trentino. A originare l’indagine sarebbe stato l’arresto di uno dei pusher bresciani che si occupavano del trasporto della droga in treno sino nelle località che erano state scelte per la consegna ai piccoli spacciatori locali che si occupavano poi della commercializzazione e della raccolta del denaro che immancabilmente finiva ad Airuno da dove si dava il via alla fornitura di una nuova partita di droga. Le indagini hanno visti impegnati, oltre ai carabinieri di Cles anche la direzione antimafia di Trento per le connessioni fra il gruppo di spacciatori e trafficanti e personaggi vicini, e non solo per grado di parentela, con l’organizzazione legata alla cosca Coco Trovato.
