Viaggio nel Dipartimento Salute Mentale/4: 'Le Orme', dove il servizio pubblico incontra il privato e il paziente il 'territorio'

E' una comunità con i cancelli (quasi) sempre aperti quella di Casatenovo. "Questa è la casa in cui rientrare" spiega la sua responsabile dottoressa Rossella Farina,  referente della cooperativa L'Arcobaleno che si occupa della struttura dal 2004. "Le Orme", comunità riabilitativa a media assistenza (Crm) è infatti una realtà del Dipartimento di Salute Mentale dell'Azienda Ospedaliera della Provincia di Lecco in cui "il privato" entra nel pubblico. E funziona.
Questa "commistione" è dunque il primo elemento che differenzia "Le Orme" dalla Cra di Cernusco, presentata nella precedente "tappa" del nostro cammino del mondo della psichiatria meratese.

La Comunità

"La presenza qui non è solo prestazione di manodopera: siamo parte di un progetto costruito" dice la dottoressa Farina a cui fa eco la dottoressa Simonetta Martini che già ci aveva guidato, con il responsabile di area dipartimentale Giorgio Beretta, nella conoscenza della Comunità "Orizzonti". "Da una parte la cooperativa ha una grossa libertà operativa, dall'altra vi è una forte collaborazione con il Dipartimento ed in modo particolare con le figure cliniche". E il suo stesso essere anche a Casatenovo ne è la dimostrazione. All'interno della Crm di via Buonarroti, "si muovono" infatti i medici e la psicologa dell'Ao, affiancati da educatori, oss e infermieri in capo alla coop risultata vincitrice delle gare d'appalto indette sia nel 2008 che nel 2012.

Due educatrici,  Rossella Farina, Simonetta Martini e il Rad Giorgio Beretta

Si prendono cura, al momento, di 17 pazienti, quattro dei quali presenti addirittura dal 2004, anno di avvio del progetto, inizialmente improntato a carattere assistenziale e trasformato poi, nella veste attuale dal 2007. Questi quattro casi rappresentano, come si potrà immaginare, un'anomalia in un sistema in cui "lo sforzo è quello di far entrare pazienti riabilitabili". In generale, gli ospiti della Crm costituiscono un gruppo di utenti di media età che necessitano di programmi riabilitativi a lungo termine e, nello specifico, progetti di risocializzazione orientati al reinserimento sociale e percorsi di recupero delle abilità per ridurre il carico assistenziale in vista di un inserimento in altre strutture del sistema. L'età dei pazienti e soprattutto la "mission" stessa della Comunità casatese costituiscono quindi altre due differenza con la Cra cernuschese, "più giovane" e pronta ad offrire un servizio ad alta intensità. In Crm le giornate di degenza tendono pertanto a concentrarsi su una popolazione adulta-matura  all'interno della quale si collocano quei pazienti che hanno una lunga storia di malattia e lungodegenza. Soffrono per lo più di disturbi psicotici e di personalità e, proprio per questo, costituiscono un insieme eterogeneo che richiede un impegno maggiore per garantire percorsi personalizzati e differenziati all'interno di un ambiente unico.

Un corridoio del piano terra e una camera

La Comunità è infatti dislocata su tre piani con i luoghi comuni, quali camere, cucina, sala da pranzo e salette per le attività al piano terra e al primo e due piccoli appartamenti che costituiscono la "palestra di vita" al secondo. In questi ultimi locali trovano posto, divisi tra maschi e femmine, mini gruppi di utenti che, nella fase terminale del loro percorso, in vista della dimissione, sperimentano il vivere in un contesto diverso rispetto alla struttura, assaporando una maggiore autonomia e confrontandosi comunque con le difficoltà della convivenza. "Nel 2007 da un'esperienza di questo tipo è nato un terzetto di pazienti che, dimessi insieme, sono poi andati a vivere in uno dei nostri appartamenti di residenzialità leggera" ha illustrato la dottoressa Farina che ha anche però spiegato come il grosso del lavoro svolto, in generale, si sviluppi non all'interno della Crm ma fuori da essa. Da qui, la frase citata in apertura:  "questa è la casa in cui rientrare". Tra le mura della Comunità si cerca di attivare la socialità tra gli ospiti proponendo musica, la lettura del giornale, il gioco delle carte ma anche sedute dall'estetista grazie ai prodotti donati da una azienda. E' sul territorio invece che si concentra la riabilitazione, con il mondo del volontariato a fare da volano. "Casatenovo è un paese di suo già molto accogliente. Abbiamo poi avuto la fortuna della presenza di due nostri operatori casatesi già integrati nella comunità e nei primi due anni abbiamo organizzato o partecipato a un sacco di incontri per presentarci" prosegue la responsabile che così motiva l'ottimo livello di integrazione e collaborazione che si è venuto a creare tra "Le Orme" e il paese. "Ci sono ad esempio le signore che la domenica salgono da noi per accompagnare le nostre ospiti alla messa" cita come esempio. Ma se ne potrebbero fare tanti altri con un buon numero di associazioni che coinvolgono i "ragazzi" della Comunità nelle loro manifestazioni o nelle loro attività di tutti i giorni. Anche la possibilità stessa di inserire gli utenti della Crm in realtà lavorative parte dalla cooperazione con il mondo del volontariato. "I nostri educatori seguono i pazienti sul territorio insegnandogli a prendere i mezzi pubblici o a gestire il denaro".

La "sala trucco" e la veranda esterna

In struttura, sono invece, prevalentemente i 9 oss (che turnano anche di notte) e i due infermieri in servizio a farsi maggiormente carico degli utenti, affiancandoli nelle loro necessità. Nel lavoro impostato dall'équipè, non mancano poi laboratori che permettono l'incontro tra gli ospiti della Crm casatese e i pazienti delle altre strutture gestite da "L'Arcobaleno". "Proponiamo loro attività di falegnameria, lavorazione del cuoio, arte, musicoterapia... Sempre fuori dalla Comunità e con operatori diversi rispetto a quelli di riferimento" specifica la dottoressa Farina che non dimentica nemmeno di evidenziare come sia essenziale non solo lavorare sul malato ma anche con il suo nucleo famigliare di riferimento, proprio come già evidenziato anche dagli operatori del Cps e della Cra di Cernusco. I parenti vengono infatti seguiti in quello che spesso è un cammino di riavvicinamento al paziente. Due i percorsi possibili: o una vera e propria presa in carico della famiglia oppure il favorire incontri tra famigliari, costituendo gruppi di confronto e di auto-mutuo-aiuto, dando anche la possibilità a chi ha già vissuto la malattia di un proprio congiunto  di diventare formatore per chi è nuovo al contatto con la malattia di un proprio parente.

Due immagini di uno dei due appartamenti "palalestra di vita" al secondo piano

Se la comunità è molto aperta verso il territorio e il territorio, con le sue associazioni, ha instaurato un rapporto decisamente collaborativo con la comunità, è però emersa la difficoltà di portare il paese in Crm.
"Non è facile far entrare volontari nella nostra struttura: anche solo passare un solo pomeriggio qui può essere pesante" ammette la responsabile. L'eccezione che conferma la regola però, come sempre esiste: c'è infatti un uomo che, giunto a "Le Orme" per scontare una pena tramutata in lavoro socialmente utile, una volta scaduti i termini previsti dalla legge, non si è più "staccato" dalla comunità. "Qui fa di tutto: dall'orto alle gite, alle vacanze con noi...". La speranza quindi può continuare a mantenersi viva...
Il nostro viaggio nel dipartimento di salute mentale, volge invece al termine. Prima però faremo tappa in uno degli appartamenti di residenzialità leggera dislocati sul territorio...
Alice Mandelli
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