Gregge di 700 pecore al pascolo tra Airuno e Calco, il pastore Roberto racconta il mestiere

Un gregge di circa 700 pecore (più qualche asinello) non poteva certo passare inosservato, in giro a zonzo tra Airuno e Calco nella giornata di martedì 15 gennaio. Attraverso strade comunali, campi di granoturco “a riposo” per l’ inverno e prati, il pastore Roberto e il suo fido Rocky hanno attirato l’ attenzione di molti automobilisti e pedoni di passaggio.
È stato lui a raccontarci un mestiere ormai in via di estinzione, svolto con passione a contatto con al natura circostante.



“Quello di oggi è un gregge di circa 700 capi tra agnelli e pecore, appartiene ad una azienda agricola di Rovagnate, di Franco Galbusera” ha spiegato Roberto. “Io, come altri, durante l’inverno portiamo in giro le pecore fermandoci nei prati aperti o nei campi, dove fino alla fine di febbraio le colture sono ferme.

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Per qualche giorno saremo in questa zona, ci spostiamo per alcuni brevi tratti anche lungo le strade alla ricerca di zone in cui animali si soffermano a mangiare. Non è un gregge di eccessive dimensioni, non crea problemi all’ambiente. Ci confrontiamo spesso con i proprietari dei campi in cui passiamo, in genere se qualcuno non vuole permettere il transito di animali segnala la cosa con mucchi di fieno o croci in legno”.


Con l’arrivo della bella stagione le greggi si spingono molto più lontano. “Arriviamo nelle zone di Morterone, Valcava e i Piani d’Erna, ci capita di passare a Lecco in città. Quando attraversiamo il Ponte Vecchio creiamo un po’ di scompiglio, ma anche tanta curiosità e sono in tanti a fotografare le pecore. La nostra è una realtà dove ancora c’è il contatto con la natura, tanto verde, ma mi è capitato di incontrare bambini di città che non avevano mai visto questi animali dal vivo”.


Pecore, agnellini di pochi mesi e montoni brucano avidamente l’erba, mentre risuonano in continuazione i richiami delle madri verso i propri piccoli. Se il gregge si sposta eccessivamente verso il ciglio della strada o una zona non sicura del campo, basta un gesto di Roberto e Rocky rimette tutti in riga. “Lo ha imparato fin da piccolo, senza questi cani non riusciremmo mai a tenere a bada tutti gli animali. Dalle pecore otteniamo la carne, ma se fosse per gli italiani il mercato sarebbe fermo da tempo, e questo lavoro non esisterebbe più. Resiste grazie ai musulmani, grandi consumatori di carne di pecora”.


Quando il gregge è in giro, durante la notte viene fatto fermare in un recinto realizzato con fili elettrici, spesso in zone boschive per proteggere gli agnellini. Non mancano sorprese come pecorelle "dalmata" (un montone nero ha dato un pò di colore al gregge) e pecore senza le tipiche orecchie (una razza particolare, senza padiglione). “È un mestiere che va a morire, è sempre più raro chi lo fa come impegno a tempo pieno”. Roberto svolge questa attività con passione e competenza, seguendo il ritmo lento della natura che lo circonda, lo stesso che un tempo regolava l’intera vita dei lavoratori legati alla terra e che oggi vive solo nei ricordi di chi l’ha vissuta.

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