Viaggio nel 'Dipartimento Salute Mentale': 1^ tappa, il reparto di Psichiatria di Merate con i suoi 8 letti per 250 ricoveri l'anno

E' un viaggio che comincia da una porta chiusa a chiave, quello all'interno dell'ala meratese del Dipartimento di Salute Mentale dell'Azienda Ospedaliera della provincia di Lecco. La porta del reparto di Psichiatria del San Leopoldo Mandic, simbolo "plastico", agli occhi degli esterni, dello stigma impresso ai pazienti che, oltre l'uscio vengono ricoverati anche per periodi apparentemente infiniti se paragonati alla degenza "toccata e fuga" a cui ci hanno ormai abituati in altri rami dell'ospedale. I pazzi. I matti insomma, con quella porta, spessa e invalicabile da fuori, se non chiedendo il permesso, serrata, si crede, per separare due mondi, quello della malattia da quello della "normalità".

E parte proprio dalla volontà di "abbattere", metaforicamente, quella porta fatta di luoghi comuni come quelli appena presentati, la nostra avventura per far conoscere l'area meratese del dipartimento diretto dal dottor Antonio Lora e affidato, dal punto di vista della gestione infermieristica, a Giorgio Beretta, che hanno assunto per noi il ruolo di "Beatrice", accompagnandoci, con i loro collaboratori, in quella che per loro è la realtà quotidiana e quindi il reparto, il Cps di via Parini a Merate e le due strutture residenziali di Cernusco e Casatenovo. Il nostro "piccone" per riuscire nell'intento di distruggere il pregiudizio "informando", saranno le parole, capaci, si spera, di dare forma a qualcosa che dall'esterno si può solo immaginare, le tabelle con i dati che "pesano" la questione e le foto scattate durante il "tour", istantanee di locali e volti di professionisti e operatori che, con i pazienti, animano quegli spazi.

IL REPARTO

La Psichiatria, all'interno del San Leopoldo Mandic, è in posizione defila. Isolata si potrebbe dire, se non fosse per la vicinanza, con la cappella dell'ospedale e quindi con la poco felice costruzione adibita a morgue. E' poi articolata su due piani, con spazi limitati. Lasciata andare dal punto di vista estetico e "vintage" nell'arredamento, essenziale ma comunque dignitosa e dall'aspetto famigliare. Si aspetta quindi il trasloco, previsto a metà del 2013, al quinto piano del blocco B, nell'ex medicina donna, dove proseguono i lavori per l'adeguamento dei locali, decisamente più spaziosi e con vista panoramica sulla città.

Alcuni ambienti del reparto

Nell'attesa, ci si arrangia alla meglio, all'interno di quella che doveva essere una collocazione provvisoria ma che, da anni, è effettivamente il reparto, un reparto perennemente al completo, che ha toccato, nel 2011, un indice di saturazione del 123,6% determinato dall'utilizzo costante di due letti sovra numerati e dalla possibilità di ottenere l'appoggio dei pazienti in altri reparti (in particolare la neurologia). Gli otto posti accreditati quindi non bastano mai per far fronte ai circa 250 ricoveri annui per un totale di più o meno 3.600 giornate di degenze. 

Indici di attività ospedaliera

Ma di chi? L'area ospedaliera dei Servizi Psichici di Cura e Diagnosi (spdc) è deputata, a Merate come al Manzoni di Lecco, alla gestione dell'acuzie psicopatologica, delle "emergenze" quindi che si manifestano quando un paziente "sta male" o "torna a stare male" per via dell'evoluzione di una malattia. Ma non solo: l'acuzie si ha, infatti, anche quando si crea una situazione di squilibrio tra il soggetto e l'ambiente in cui egli è inserito e dunque, nella maggior parte dei casi la famiglia o la struttura che lo ospita, rendendo necessario un "distacco". Il reparto diventa così "l'isola" dove ritrovare stabilità, in un tempo solitamente inferiore ai quindi giorni contro una degenza media di 2-4 settimane nei casi della riacutizzazione della malattia. Gli operatori del reparto (3 medici,  un coordinatore, 12 infermieri, 6 Oss e 4 ausiliari) si trovano quindi a gestire situazioni molto differenti tra loro, in un ambiente senza distinzioni (nemmeno tra maschi e femmine se non per la disposizione nelle stanze) dovendo poi attendere la destinazione dei loro pazienti verso destini differenti.

Pazienti ricoverati in Spdc per numero di giornate di degenza nell'anno (%)

Succede infatti che il ricovero in Psichiatria spesso si protrae per poter organizzare il trasferimento del malato in una realtà residenziale in grado di far fronte alle sue esigenze, il tutto all'interno di quell'imponente rete assistenziale gestita dal Dipartimento, "in grado di dare una risposta integrata, con un'ampia gamma di soluzioni" come spiegato dal direttore Antonio Lora, ben consapevole che ciò costituisce, indubbiamente, un punto di forza del servizio offerto dall'Ao anche rispetto a quanto messo in campo da rinomate realtà private. Altra peculiarità della struttura è, poi, il livello di integrazione raggiunto dall'equipé, la capacità degli operatori stessi di mettersi in gioco, riuscendo a istaurare rapporti con i pazienti che permettano di gestire tutto ciò che avviene durante l'acuzie, da un punto di vista umano e relazionale oltre che medico e scientifico. "Qui non si sente spesso urlare" ha dichiarato Lora giudicando questo elemento come il risultato dell'"ottima capacità di contenere le persone, mettendosi in relazione con loro".

L'infermiera caposala Monica Riva, la dottoressa Sara Capparelli, il rad Giorgio Beretta,
il direttore Antonio Lora e la dottoressa Giovanna Colombo

"Siamo chiamati più che altro ad uno sforzo mentale" - ha poi confermato l'infermiera Monica Riva - "dovuto proprio a questa continua necessità di confronto con il paziente. Ci poniamo sempre nelle condizioni di non giudicarlo accumulando un bagaglio che ci si porta anche a casa".
"Ogni giorno si tiene un'ora di riunione durante la quale le infermiere raccontano quanto avvenuto in reparto. Sono loro che ci veicolano le informazioni sui pazienti (monitorandone l'andamento) e sono loro che veicolano anche il farmaco" ha quindi spiegato la dottoressa Giovanna Colombo, responsabile della struttura semplice dipartimentale area ospedaliera. L'osservazione da parte del personale infermieristico associata alla terapia farmacologica e ai colloqui clinici sono dunque le basi del lavoro diagnostico portato avanti dall'equipè di professionisti che si muovono "in corsia", una "corsia" dove i pazienti sono invitati a vestirsi normalmente e non con i pigiami e le vestaglie che imperversano negli altri reparti di degenza, hanno la possibilità di fumare all'interno di una saletta dedicata ma, per la loro stessa incolumità, non possono aprire le finestre,  hanno capelli brizzolati ma anche facce ancora da bambini. 

Pazienti ricoverati per classi di età

Tra Merate e Lecco, la fascia d'età maggiormente rappresentata è infatti quella centrale, tra i 35 e i 54 anni, che comprende complessivamente il 50% dei ricoverati con dato però più significativo per il Mandic per i giovani under 24 e per i pazienti over 65 (mentre al Manzoni è rilevante il dato degli utenti tra i 55 e i 64 anni).  Soffrono prevalentemente di schizofrenia e sindromi deliranti (31,4%) ma anche di sindromi affettive (20%) e disturbi della personalità (19,2%). 

Percentuale dei pazienti ricoverati in Spdc per tipologia diagnostica

"I nostri pazienti hanno, ovviamente, patologie completamente diverse da quelle trattate negli altri reparti di un ospedale ma comunque di medesima importanza. La depressione non può ricevere meno attenzione di un tumore al polmone. Questo è un concetto per noi essenziale" ha infine affermato il Rad Giorgio Beretta trovando l'assenso degli altri professionisti del reparto, tutti concordi nella necessità di arrivare ad una maggiore integrazione con la realtà sanitaria. "Spesso i pazienti psichiatrici sono anche trascurati fisicamente" ha infatti aggiunto la dottoressa Colombo. "I reparti, in questo senso hanno funzione di sentinella. Dal canto nostro, prestiamo consulenze in pronto soccorso e negli altri reparti, fornendo risposte urgenti 24 ore su 24".
Da ultimo, ma certamente per questo non meno importante, il legame che unisce l'equipé della Psichiatria con le famiglie dei pazienti trattati. "Esse sono il filo rosso che fa da conduttore alla nostra attività, in tutte le strutture del dipartimento partendo dal Cps"... ma di questo parleremo nella prossima tappa.
Alice Mandelli
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