Ospedale, Minnici: ''Sull'ortopedia è stato gettato solo fango. Siamo all'avanguardia come materiali usati e come tecniche''

"Prima di tutto vorrei esprimere la mia indignazione per l'attacco gratuito da parte di alcuni organi di stampa locale nei confronti della mia struttura che ha sempre lavorato con coscienza e rispetto del malato. Per creare lo "scoop" è stato gettato fango sul reparto e sulle persone che vi operano". Non usa mezzi termini Giuseppe Minnici primario dell'Ortopedia del Mandic sotto i riflettori dei media locali da mesi per via della vicenda delle protesi all'anca prodotte dall'azienda DePuy e impiantante tra il 2005 e il 2009 (quando tra l'altro il numero uno del reparto era Marco Incerti oggi a Ponte San Pietro) in 116 pazienti meratesi prima di venire bandite della stessa casa fornitrice perché giudicate potenzialmente difettose.
"Siamo sempre stati un reparto all'avanguardia, centro di riferimento per i pazienti di tutto il circondario, compreso anche Vimercate e Arcore" dichiara orgoglioso Minnici, deciso a difendere con le unghie e con i denti la propria struttura e al tempo stesso a tranquillizzare tutti coloro che, in questi anni, sono passati dalla sua sala operatoria o della sempre affollata sala gessi.

Il dottor Minnici

"Articoli come quelli apparsi su alcuni giornali hanno solo avuto l'effetto di spaventare la gente"
prosegue, raccontando anche come la psicosi dilaghi velocemente: "ci sono state persone, operate da noi anni fa, che non hanno mai avuto problemi ma leggendo certe cose si sono presentate qui lamentando presunti dolori mai registrati prima. E' tutta una questione di paure. La gente va tranquillizzata". E per farlo snocciola una serie di dati, la cui lettura aiuta a capire meglio l'intera vicenda delle protesi DePuy. Tutto parte, come già spiegato più volte, dall'Australia: "Li hanno un registro protesico dal quale emerge che il tasso di revisione dopo un intervento è pari al 6-7%". In altre parole, stando ai dati raccolti nella "terra dei canguri", mediamente 7 pazienti ogni 100 operati, presentano dopo un determinato lasso di tempo dall'intervento problemi tali da richiedere la sostituzione del presidio medico innestato. "Le protesi della DePuy hanno invece registrato un tasso del 12-13% spingendo così l'azienda a ritirarle". Il "fallimento" di questo genere di articoli è dettato dalla frizione metallo-metallo all'interno di essi, frizione che potrebbe generare ioni di cromo e cobalto. "Dei 99 pazienti operati a Merate (alcuni hanno protesi bilaterali), solo il 20% ha registrato valori di ioni metallici superiori alla soglia fissata a 7ppb. La maggioranza di questi, poi, dal punto di vista clinico non hanno alcun disturbo. Sono comunque tutti monitorati e vengono richiamati ogni tre mesi. Adesso è in corso una seconda fase di controlli ematici seguiti da una risonanza magnetica per evidenziare eventuali reazioni nell'area della protesi. Al momento, a nessuno dei nostri pazienti è stata proposta la revisione".
Qualcuno parla però di valori che potrebbero portare alla formazione di tumori. Da cosa nasce tale paura?
"E' stato detto che cromo e cobalto in concentrazioni superiori al limite possono innescare reazioni tumorali. Ciò però non è stato dimostrato da nessuno studio internazionale" assicura il primario garantendo anche di essere in contatto con diversi altri colleghi di altri nosocomi intenti da affrontare la stessa problematica e dunque gli ospedali di Treviso, Belluno, Milano, Bergamo e Brescia, giusto per citarne alcuni. Intanto però l'attività protesica del Mandic, avviata nel '78, prosegue regolarmente: l'èquipe del dottor Minnici, composta da sette elementi, ogni anno tratta infatti dalle 110 alle 130 protesi, tra anca e ginocchio con una lista d'attesa anche di 3-4 mesi. "Siamo al top sia per quanto riguarda il tipo di protesi utilizzata sia per quanto riguarda le tecniche chirurgiche" sostiene il primario. Ovviamente, non vengono più utilizzati a Merate prodotti della DePuy anche se, "in tutti i congressi nazionali e internazionali, prima della nascita del problema, si parlava di quelle protesi come del massimo sul mercato". Ci si è affidati invece ad altri fornitori come la Zimmer o l'italiana PerMerdica, selezionati, come sempre in questi casi, in base agli esiti di una gara. Dal punto di vista medico, poi, "da quasi un anno è stata introdotta la tecnica mini-invasiva con notevoli vantaggi: si cammina già il giorno dopo, non vi sono perdite ematiche e dunque non è richiesto il prelievo preventivo di sacche di sangue, si riducono le dimensioni della ferita...". Accanto alla protesica, quindi, il reparto può vantare anche altre attività portate come un fiore all'occhiello. E' iscritta infatti nella tradizione della struttura meratese la dedizione per l'ortopedia pediatrica e in particolare alle patologie disformiche dei bambini tanto che, nei prossimi mesi, sarà aperto un ambulatorio destinato proprio ai baby-pazienti. La traumatologia (anche a alti livelli) assorbe poi quasi il 60% delle energie dello staff, senza togliere però spazio a "perle" come la chirurgia vertebrale e quella artroscopica del ginocchio specializzata nella ricostruzione dei legamenti, dei crociati e in tutto ciò che attiene alla cartilagine, alla rotula e al menisco.
Il tutto con i numeri da grande centro: in un anno vengono infatti eseguiti circa 950 interventi di chirurgia maggiore e 375 in regime di Day Hospital; le prestazioni ambulatoriali si assestano intorno ai 2000 controlli e l'attività legata alle prestazioni di pronto soccorso conta circa 1700 utenti. Rimangono escluse, poi, da tale conteggio, tutte le medicazioni, infiltrazioni e rimozioni gessi e bendaggi per un totale di altre 3000 valutazioni annue circa ed i ricoveri in reparto che si attestano sugli 800 l'anno.
Alice Mandelli
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