Perché non allestire in Pronto soccorso un locale per la “G.M.”?
Se ne parla da anni. Se la maggior parte degli accessi al pronto soccorso è codificata al triage con codici bianco o verde, quindi nessuna o bassa criticità, significa che il cittadino fa un uso sbagliato del servizio di emergenza-urgenza. Epperò va compreso, soprattutto quando, nei prefestivi e festivi non c'è il medico di famiglia e per qualsiasi necessità, vera o presunta, si ritiene necessaria una visita. In quel caso che si fa? Si chiama il 118 - così molte uscite a sirene spiegate si rivelano pressoché ingiustificate - o si porta il parente al Pronto soccorso, intasandolo oltre ogni limite. Da anni, dicevamo, si parla di superare questa situazione - inevitabile nonostante le continue raccomandazioni - invitando l'Asl a organizzare turni di presenza in Ps da parte dei medici di famiglia. Ma ci sono problemi organizzativi, economici, individuali che hanno impedito e impediscono di conseguire questo obiettivo. E allora perché Marco Votta (Asl) e Mauro Lovisari (A.O.) non si siedono e concordano di allestire una sala visite presso il Ps utilizzando proprio la Guardia medica? In fondo il servizio si chiama non a caso di "continuità assistenziale", ossia copre l'assenza del medico di base. Ma piuttosto che restare isolato in una palazzina deserta la notte, con la paura che possa succedere qualcosa in un presidio del tutto privo di sicurezza (da quanto tempo sollecitiamo un posto di Polizia almeno notturno) perché non portare ilmedico di guardia in un locale apposito del pronto soccorso? Da lì, in sicurezza, o quasi, può rispondere al telefono, se del caso consultarsi col collega di turno in Ps, decidere se andare al domicilio del chiamante o farlo portare in ospedale dove, dopo una prima visita può essere direttamente inviato al reparto di competenza. Ci saranno controindicazioni, se sinora l'accordo non è stato raggiunto, ma pensiamo che si possano superare; e Votta e Lovisari, che ben si conoscono, potrebbero conseguire questo risultato mancato a Bertoglio e Borelli.
