Ponte di Brivio: chiusura annunciata tra ritardi e silenzi. Anas se ne frega, Provincia assente, il raddoppio FS Ponte-Bergamo è in ritardo. “Siamo alla presa per il culo”
ANAS, Regione Lombardia, Province e Prefetture: sono questi gli enti sovracomunali finiti nel mirino di cittadini e amministratori locali durante la serata pubblica di venerdì 12 dicembre a Brivio, dedicata alla chiusura e ai lavori del ponte sull’Adda. Una sala civica piena, attenta e altamente indignata, ha fatto da cornice a un confronto che ha messo in luce non solo le criticità tecniche dell’intervento, ma soprattutto l’assenza di una regia politica e amministrativa capace di coordinare opere, tempi e servizi alternativi. Un’infrastruttura strategica, il ponte di Brivio, che collega non solo due sponde, ma due province e interi sistemi economici e sociali, e che oggi rischia di diventare l’ennesimo esempio di decisioni calate dall’alto, senza un reale coinvolgimento dei Comuni e delle comunità locali.

Alla discussione hanno preso parte Luigi Gasparini, segretario del circolo PD Brivio-Airuno, il consigliere regionale PD Gian Mario Fragomeli (commissione V Infrastrutture), Monica Corti, responsabile comunicazione e trasporti Lecco, e numerosi amministratori locali. Presenti, tra gli altri, i diretti interessati sindaci di Brivio, Federico Airoldi, e Cisano, Antonella Sesana, il sindaco di Paderno d'Adda, Gianpaolo Torchio, e il sindaco di Pontida, Davide Cantù. Un parterre istituzionale ampio, che ha reso ancora più evidente il contrasto tra l’impegno degli enti locali e l’atteggiamento percepito come distante, se non menefreghista, di chi governa la partita a livelli superiori.

Ad aprire il confronto è stata Monica Corti, che ha subito allargato lo sguardo oltre il singolo ponte. "La vicenda di Brivio - ha spiegato - non è un’eccezione, ma si inserisce in una vera e propria crisi sistemica degli attraversamenti sull’Adda, da Paderno a Trezzo". In un territorio complesso come quello lecchese, stretto tra fiume, lago e montagna, la viabilità richiederebbe una pianificazione attenta e condivisa. Al contrario, secondo Corti, ciò che manca è proprio una cabina di regia: la Provincia, che dovrebbe coordinare cantieri e tempi, spesso non dialoga con i Comuni, mentre le decisioni giungono dall’alto senza una reale valutazione delle ricadute locali. Il risultato è un territorio lasciato a gestire le conseguenze, senza strumenti né risposte.
L’intervento di Gian Mario Fragomeli è entrato nel merito tecnico e politico della questione, mettendo in fila dati, scadenze e criticità. I lavori sul ponte di Brivio, ha ricordato, sono un intervento di manutenzione straordinaria pesante, dal costo di 14 milioni di euro, già finanziati. Il cantiere è previsto per una durata complessiva di 18 mesi, con 15 mesi di chiusura totale al traffico veicolare e pedonale a partire dal secondo mese di lavori. Ma, per Fragomeli, il nodo centrale non è mai stato il “quanto”, bensì il “come”. Come si pensa di gestire una chiusura così lunga su un’infrastruttura che ogni giorno assorbe flussi fondamentali? Come si organizzano i servizi alternativi, il trasporto pubblico, le connessioni tra le due sponde? Domande che, a pochi mesi dall’avvio previsto del cantiere, restano senza risposte chiare. Tra i punti più critici sollevati dal consigliere regionale c’è quello del Trasporto Pubblico Locale. Linee come la C146, che oggi attraversano il ponte, non hanno ancora un destino definito. A questo si aggiunge il tema, definito “prioritario”, della passerella pedonale: non un dettaglio accessorio, ma l’unico modo per garantire un minimo di continuità territoriale e un punto di interscambio per eventuali navette. “Altrimenti – ha osservato – le persone come fanno ad attraversare l’Adda? Si mettono a nuotare?”. Fragomeli ha poi evidenziato un ulteriore elemento di criticità: i ritardi sulla rete ferroviaria. I lavori di raddoppio sulla tratta Ponte San Pietro–Bergamo sono in ritardo di oltre un anno e mezzo, e il completamento rischia di slittare oltre il 2027. Questo significa che la ferrovia non potrà fungere da reale alternativa alla viabilità stradale nel periodo di chiusura del ponte, smontando uno degli argomenti spesso richiamati a giustificazione delle scelte fatte. Sul piano istituzionale, Fragomeli ha contestato lo scaricabarile sulle responsabilità: Anas e Regione sostengono che l’organizzazione dei tavoli territoriali spetti alla Prefettura, ma, ha ribadito, un’opera programmata da anni non può essere trattata come un’emergenza improvvisa. “Se la chiusura è prevista per marzo, da gennaio bisogna partire con un confronto vero, strutturato, in cui gli amministratori locali non solo parlano, ma vengono ascoltati”.

Se Fragomeli ha ricostruito il quadro politico e infrastrutturale, il sindaco di Brivio, Federico Airoldi, ha dato voce alla frustrazione di chi, da amministratore locale, vive quotidianamente le conseguenze di scelte altrui. Il tono del suo intervento è stato durissimo. La tempistica della chiusura, fissata per la primavera del 2026, è stata definita “ridicola” alla luce di una storia che parte almeno dal 2019, quando il ponte era già sotto osservazione. In tutti questi anni, ha spiegato Airoldi, il Comune non ha mai avuto un vero confronto con Anas. Nessuna relazione, nessun tavolo, nessun momento di condivisione. Solo nel 2023 è stato presentato un progetto strutturale già confezionato, senza che il territorio potesse incidere sulle scelte. Particolarmente contestata la mancata convocazione di una Conferenza dei servizi, giustificata da Anas con il fatto che si tratti di “manutenzione”. Una definizione che il Sindaco ha messo apertamente in discussione, annunciando valutazioni legali in corso. Il tema della passerella pedonale è diventato il simbolo di questa mancanza di ascolto. Per Airoldi non si tratta solo di un’esigenza tecnica, ma di una responsabilità morale ed etica. “Chi decide di non realizzarla – ha affermato – deve assumersi anche la responsabilità se succede qualcosa”. Il Comune di Brivio, pur di garantire un collegamento minimo, si era detto disponibile persino a finanziare l’opera. Una disponibilità rimasta senza risposta, così come la richiesta di sviluppare un progetto concreto. A tutto questo si aggiunge l’incertezza sui tempi e sulle modalità dei lavori. Airoldi ha sottolineato di non avere in mano un cronoprogramma dettagliato, capace di certificare fase per fase le lavorazioni. Il primo cittadino ha poi richiamato l’attenzione sui problemi di sicurezza legati al continuo superamento del limite di 40 tonnellate sul ponte, denunciando controlli di fatto inesistenti. Il giudizio finale è netto: “Non rispondere a un sindaco è una mancanza di rispetto istituzionale intollerabile. Questa non è programmazione, è una presa per il culo”.

Ancora più amara, se possibile, la testimonianza della sindaca di Cisano, Antonella Sesana. Il suo intervento ha rafforzato l’idea di un ente gestore distante e autoreferenziale. Raccontando un recente incontro con il responsabile Anas in Lombardia, Matteo Castiglioni, alla presenza della Federazione Italiana Trasportatori, Sesana ha riferito di un quadro sconcertante: i trasportatori non erano a conoscenza dei piani di deviazione e Anas avrebbe liquidato la questione con una frase lapidaria: “Il ponte si chiude e (a Castiglioni) non gliene frega niente”. Nonostante l’impegno a convocare i prefetti per avviare un coordinamento, a distanza di un mese non è accaduto nulla. Ancora più grave, secondo la Sindaca, l’ignoranza dimostrata da Anas persino sulla proprietà del ponte, tanto che è stato il Comune a dover fornire la documentazione che certifica la divisione di competenze tra Brivio e Cisano. Sesana ha poi criticato nel merito il progetto di manutenzione: 14 milioni di euro per un intervento che non prevede marciapiede né illuminazione. Un paradosso, aggravato dal continuo richiamo ai vincoli storici per escludere la passerella pedonale. Vincoli che, secondo la Sindaca, dovrebbero essere riletti alla luce delle esigenze attuali dei cittadini, come dimostrano esempi analoghi sul territorio, dove passerelle sono state realizzate nonostante tutele paesaggistiche e storiche. Per Cisano, infine, la situazione è resa ancora più pesante dalla concomitanza di altri cantieri, ferroviari e stradali, gestiti senza coordinamento dalla Provincia. Una somma di disagi che porta a una conclusione amara: “La regia dovrebbe averla la Regione, ma oggi quella regia non si vede”.

Nel dibattito finale, animato anche dagli interventi dei cittadini, è emerso con chiarezza un filo conduttore: la sensazione diffusa di essere di fronte a una gestione calata dall’alto, in cui i Comuni subiscono decisioni già prese e i territori vengono ascoltati solo formalmente, quando non ignorati del tutto. La chiusura del ponte di Brivio appare così non solo come un problema infrastrutturale, ma come il simbolo di un metodo: anni di immobilismo, poi un’accelerazione improvvisa, senza condivisione, senza alternative credibili, senza una visione complessiva della viabilità dell’Adda. Una situazione che, come già denunciato da Fragomeli nelle scorse settimane nei confronti della Regione, solleva una domanda di fondo: è accettabile che opere strategiche per migliaia di cittadini vengano gestite senza “avere le carte in mano” e senza un confronto reale con chi quei territori li amministra e li vive ogni giorno? La serata di Brivio, almeno, ha mostrato che il territorio non intende più restare in silenzio.

Alla discussione hanno preso parte Luigi Gasparini, segretario del circolo PD Brivio-Airuno, il consigliere regionale PD Gian Mario Fragomeli (commissione V Infrastrutture), Monica Corti, responsabile comunicazione e trasporti Lecco, e numerosi amministratori locali. Presenti, tra gli altri, i diretti interessati sindaci di Brivio, Federico Airoldi, e Cisano, Antonella Sesana, il sindaco di Paderno d'Adda, Gianpaolo Torchio, e il sindaco di Pontida, Davide Cantù. Un parterre istituzionale ampio, che ha reso ancora più evidente il contrasto tra l’impegno degli enti locali e l’atteggiamento percepito come distante, se non menefreghista, di chi governa la partita a livelli superiori.

Monica Corti e Gianmario Fragomeli
Ad aprire il confronto è stata Monica Corti, che ha subito allargato lo sguardo oltre il singolo ponte. "La vicenda di Brivio - ha spiegato - non è un’eccezione, ma si inserisce in una vera e propria crisi sistemica degli attraversamenti sull’Adda, da Paderno a Trezzo". In un territorio complesso come quello lecchese, stretto tra fiume, lago e montagna, la viabilità richiederebbe una pianificazione attenta e condivisa. Al contrario, secondo Corti, ciò che manca è proprio una cabina di regia: la Provincia, che dovrebbe coordinare cantieri e tempi, spesso non dialoga con i Comuni, mentre le decisioni giungono dall’alto senza una reale valutazione delle ricadute locali. Il risultato è un territorio lasciato a gestire le conseguenze, senza strumenti né risposte.
L’intervento di Gian Mario Fragomeli è entrato nel merito tecnico e politico della questione, mettendo in fila dati, scadenze e criticità. I lavori sul ponte di Brivio, ha ricordato, sono un intervento di manutenzione straordinaria pesante, dal costo di 14 milioni di euro, già finanziati. Il cantiere è previsto per una durata complessiva di 18 mesi, con 15 mesi di chiusura totale al traffico veicolare e pedonale a partire dal secondo mese di lavori. Ma, per Fragomeli, il nodo centrale non è mai stato il “quanto”, bensì il “come”. Come si pensa di gestire una chiusura così lunga su un’infrastruttura che ogni giorno assorbe flussi fondamentali? Come si organizzano i servizi alternativi, il trasporto pubblico, le connessioni tra le due sponde? Domande che, a pochi mesi dall’avvio previsto del cantiere, restano senza risposte chiare. Tra i punti più critici sollevati dal consigliere regionale c’è quello del Trasporto Pubblico Locale. Linee come la C146, che oggi attraversano il ponte, non hanno ancora un destino definito. A questo si aggiunge il tema, definito “prioritario”, della passerella pedonale: non un dettaglio accessorio, ma l’unico modo per garantire un minimo di continuità territoriale e un punto di interscambio per eventuali navette. “Altrimenti – ha osservato – le persone come fanno ad attraversare l’Adda? Si mettono a nuotare?”. Fragomeli ha poi evidenziato un ulteriore elemento di criticità: i ritardi sulla rete ferroviaria. I lavori di raddoppio sulla tratta Ponte San Pietro–Bergamo sono in ritardo di oltre un anno e mezzo, e il completamento rischia di slittare oltre il 2027. Questo significa che la ferrovia non potrà fungere da reale alternativa alla viabilità stradale nel periodo di chiusura del ponte, smontando uno degli argomenti spesso richiamati a giustificazione delle scelte fatte. Sul piano istituzionale, Fragomeli ha contestato lo scaricabarile sulle responsabilità: Anas e Regione sostengono che l’organizzazione dei tavoli territoriali spetti alla Prefettura, ma, ha ribadito, un’opera programmata da anni non può essere trattata come un’emergenza improvvisa. “Se la chiusura è prevista per marzo, da gennaio bisogna partire con un confronto vero, strutturato, in cui gli amministratori locali non solo parlano, ma vengono ascoltati”.

In primo piano Federico Airoldi, sindaco di Briviio
Se Fragomeli ha ricostruito il quadro politico e infrastrutturale, il sindaco di Brivio, Federico Airoldi, ha dato voce alla frustrazione di chi, da amministratore locale, vive quotidianamente le conseguenze di scelte altrui. Il tono del suo intervento è stato durissimo. La tempistica della chiusura, fissata per la primavera del 2026, è stata definita “ridicola” alla luce di una storia che parte almeno dal 2019, quando il ponte era già sotto osservazione. In tutti questi anni, ha spiegato Airoldi, il Comune non ha mai avuto un vero confronto con Anas. Nessuna relazione, nessun tavolo, nessun momento di condivisione. Solo nel 2023 è stato presentato un progetto strutturale già confezionato, senza che il territorio potesse incidere sulle scelte. Particolarmente contestata la mancata convocazione di una Conferenza dei servizi, giustificata da Anas con il fatto che si tratti di “manutenzione”. Una definizione che il Sindaco ha messo apertamente in discussione, annunciando valutazioni legali in corso. Il tema della passerella pedonale è diventato il simbolo di questa mancanza di ascolto. Per Airoldi non si tratta solo di un’esigenza tecnica, ma di una responsabilità morale ed etica. “Chi decide di non realizzarla – ha affermato – deve assumersi anche la responsabilità se succede qualcosa”. Il Comune di Brivio, pur di garantire un collegamento minimo, si era detto disponibile persino a finanziare l’opera. Una disponibilità rimasta senza risposta, così come la richiesta di sviluppare un progetto concreto. A tutto questo si aggiunge l’incertezza sui tempi e sulle modalità dei lavori. Airoldi ha sottolineato di non avere in mano un cronoprogramma dettagliato, capace di certificare fase per fase le lavorazioni. Il primo cittadino ha poi richiamato l’attenzione sui problemi di sicurezza legati al continuo superamento del limite di 40 tonnellate sul ponte, denunciando controlli di fatto inesistenti. Il giudizio finale è netto: “Non rispondere a un sindaco è una mancanza di rispetto istituzionale intollerabile. Questa non è programmazione, è una presa per il culo”.

Luigi Gasparini e Gianpaolo Torchio
Ancora più amara, se possibile, la testimonianza della sindaca di Cisano, Antonella Sesana. Il suo intervento ha rafforzato l’idea di un ente gestore distante e autoreferenziale. Raccontando un recente incontro con il responsabile Anas in Lombardia, Matteo Castiglioni, alla presenza della Federazione Italiana Trasportatori, Sesana ha riferito di un quadro sconcertante: i trasportatori non erano a conoscenza dei piani di deviazione e Anas avrebbe liquidato la questione con una frase lapidaria: “Il ponte si chiude e (a Castiglioni) non gliene frega niente”. Nonostante l’impegno a convocare i prefetti per avviare un coordinamento, a distanza di un mese non è accaduto nulla. Ancora più grave, secondo la Sindaca, l’ignoranza dimostrata da Anas persino sulla proprietà del ponte, tanto che è stato il Comune a dover fornire la documentazione che certifica la divisione di competenze tra Brivio e Cisano. Sesana ha poi criticato nel merito il progetto di manutenzione: 14 milioni di euro per un intervento che non prevede marciapiede né illuminazione. Un paradosso, aggravato dal continuo richiamo ai vincoli storici per escludere la passerella pedonale. Vincoli che, secondo la Sindaca, dovrebbero essere riletti alla luce delle esigenze attuali dei cittadini, come dimostrano esempi analoghi sul territorio, dove passerelle sono state realizzate nonostante tutele paesaggistiche e storiche. Per Cisano, infine, la situazione è resa ancora più pesante dalla concomitanza di altri cantieri, ferroviari e stradali, gestiti senza coordinamento dalla Provincia. Una somma di disagi che porta a una conclusione amara: “La regia dovrebbe averla la Regione, ma oggi quella regia non si vede”.

Nel dibattito finale, animato anche dagli interventi dei cittadini, è emerso con chiarezza un filo conduttore: la sensazione diffusa di essere di fronte a una gestione calata dall’alto, in cui i Comuni subiscono decisioni già prese e i territori vengono ascoltati solo formalmente, quando non ignorati del tutto. La chiusura del ponte di Brivio appare così non solo come un problema infrastrutturale, ma come il simbolo di un metodo: anni di immobilismo, poi un’accelerazione improvvisa, senza condivisione, senza alternative credibili, senza una visione complessiva della viabilità dell’Adda. Una situazione che, come già denunciato da Fragomeli nelle scorse settimane nei confronti della Regione, solleva una domanda di fondo: è accettabile che opere strategiche per migliaia di cittadini vengano gestite senza “avere le carte in mano” e senza un confronto reale con chi quei territori li amministra e li vive ogni giorno? La serata di Brivio, almeno, ha mostrato che il territorio non intende più restare in silenzio.
Matteo Pennati























