Il Nastro e le Forbici di Mattia
Egregia Redazione,
leggo con attenzione (e un sorriso) la lettera che ironizza sulla presenza costante del sindaco Mattia alle iniziative cittadine. L’ironia è legittima, ma merita una risposta altrettanto chiara, perché dietro alle “forbici cerimoniali” c’è molto più di una passerella. In tempi in cui tanti amministratori sono percepiti come distanti, chiusi nei palazzi o confinati dietro comunicati impersonali, a Merate accade qualcosa di diverso: il sindaco c’è. C’è alle fiere, c’è agli eventi piccoli e grandi, c’è quando si tratta di tagliare un nastro ma anche quando si tratta di ascoltare una lamentela, una proposta o una critica. Ed essere presenti “ovunque” non è una vocazione narcisistica, bensì un segnale politico preciso: la città non si governa solo dalla scrivania. Guardarsi negli occhi conta. Conta per chi organizza una fiera e si sente riconosciuto. Conta per i cittadini che hanno l’occasione di fermare il sindaco, stringergli la mano e dirgli cosa funziona e cosa no. Conta perché il confronto diretto, senza filtri e senza schermi, è alla base di una buona amministrazione. E se è vero che la fiera si sarebbe svolta comunque, è altrettanto vero che la presenza del sindaco dice: “Questa cosa per la città è importante”. Si può sorridere sui riti, ma ogni comunità ha bisogno di simboli. Il nastro non fa girare il mondo, certo, ma rappresenta un’attenzione costante al tessuto vivo di Merate: associazioni, commercianti, volontari, cittadini. Preferiamo davvero un sindaco invisibile, che appare solo nei momenti di crisi o in campagna elettorale? Se poi il “giovane sindaco” è sempre in mezzo alla gente, forse il punto non è quante inaugurazioni faccia, ma quante occasioni di dialogo crei. E da questo punto di vista, Merate può dirsi fortunata: perché avere un primo cittadino presente, interessato e riconoscibile non è affatto scontato. Altro che imbarazzo: talvolta, quelle forbici tagliano soprattutto la distanza tra istituzioni e cittadini. E non è poco.
leggo con attenzione (e un sorriso) la lettera che ironizza sulla presenza costante del sindaco Mattia alle iniziative cittadine. L’ironia è legittima, ma merita una risposta altrettanto chiara, perché dietro alle “forbici cerimoniali” c’è molto più di una passerella. In tempi in cui tanti amministratori sono percepiti come distanti, chiusi nei palazzi o confinati dietro comunicati impersonali, a Merate accade qualcosa di diverso: il sindaco c’è. C’è alle fiere, c’è agli eventi piccoli e grandi, c’è quando si tratta di tagliare un nastro ma anche quando si tratta di ascoltare una lamentela, una proposta o una critica. Ed essere presenti “ovunque” non è una vocazione narcisistica, bensì un segnale politico preciso: la città non si governa solo dalla scrivania. Guardarsi negli occhi conta. Conta per chi organizza una fiera e si sente riconosciuto. Conta per i cittadini che hanno l’occasione di fermare il sindaco, stringergli la mano e dirgli cosa funziona e cosa no. Conta perché il confronto diretto, senza filtri e senza schermi, è alla base di una buona amministrazione. E se è vero che la fiera si sarebbe svolta comunque, è altrettanto vero che la presenza del sindaco dice: “Questa cosa per la città è importante”. Si può sorridere sui riti, ma ogni comunità ha bisogno di simboli. Il nastro non fa girare il mondo, certo, ma rappresenta un’attenzione costante al tessuto vivo di Merate: associazioni, commercianti, volontari, cittadini. Preferiamo davvero un sindaco invisibile, che appare solo nei momenti di crisi o in campagna elettorale? Se poi il “giovane sindaco” è sempre in mezzo alla gente, forse il punto non è quante inaugurazioni faccia, ma quante occasioni di dialogo crei. E da questo punto di vista, Merate può dirsi fortunata: perché avere un primo cittadino presente, interessato e riconoscibile non è affatto scontato. Altro che imbarazzo: talvolta, quelle forbici tagliano soprattutto la distanza tra istituzioni e cittadini. E non è poco.
Giulio























