Merate: diffamazione in CC verso la dr.ssa Anna Ronchi? Panzeri assolto dalle accuse
Assolto perchè il fatto non costituisce reato. Con questa formula il giudice in ruolo monocratico del Tribunale di Lecco, Martina Beggio, ha assolto stamani Massimo Augusto Panzeri – già sindaco di Merate e oggi capogruppo di minoranza – dall'accusa di diffamazione aggravata (secondo l'articolo 595 comma 3 del codice penale) nei confronti di Anna Ronchi, all'epoca dei fatti dipendente dell'azienda speciale Retesalute.
L'udienza odierna si è aperta con la richiesta della parte civile (rappresentata dall'avvocato Antonino De Benedetti del Foro di Monza) di rivedere degli stralci del video incriminato: la seduta di consiglio comunale del 9 giugno 2020 durante la quale l'amministratore avrebbe mosso accuse ritenute lesive della propria immagine dalla dottoressa Ronchi.
L'istruttoria si è chiusa qualche minuto più tardi, lasciando spazio alla discussione. Il vice procuratore onorario Pietro Bassi – nella sua requisitoria - ha chiesto l'assoluzione dell'ex primo cittadino meratese ritenendo che le parole pronunciate e la gestualità messa in atto, non fosse configurabile quale diffamazione.
''I toni utilizzati sono stati forse duri, ma effettivamente quando assistiamo ai talk show politici si fanno talvolta ancora più pesanti. Oggi – ha aggiunto l'esponente della Procura - dobbiamo verificare se quella situazione può essere configurabile o meno quale mera critica da parte di Panzeri''.
Per Bassi la gestualità contestata all'imputato - la ''manina del gatto'' che fornirebbe l'immagine di chi ha preso del denaro indebitamente - non prefigurerebbe quel senso. ''Alla luce di quel che abbiamo visto nel contraddittorio, pur comprendendo l'animo della persona offesa che si è sentita punta sul vivo, è che parole e gesti non possono essere a mio avviso intesi quale diffamazione'' ha concluso il vpo, chiedendo l'assoluzione di Panzeri perchè il fatto non costituisce reato o comunque perchè non è stata raggiunta la prova dell'eventuale responsabilità penale.

Posizione diametralmente opposta quella espressa dalla parte civile. L'avvocato De Benedetti ha rilevato innanzitutto l'assenza della propria assistita – impossibilitata dunque a difendersi - nel momento in cui l'allora sindaco aveva pronunciato quelle parole. ''Era un consiglio comunale svoltosi in tempo di Covid e trasmesso su Youtube, quindi c'è stata la comunicazione a più persone. Tutti si potevano collegare: era un canale potenzialmente idoneo a trasmettere quei concetti ad un numero indeterminato di persone e questo ce lo ha confermato anche l'allora segretario comunale''.
Il difensore di parte civile ha poi proseguito: ''l'imputato non ha detto che la dottoressa Ronchi aveva versato 25mila euro dal proprio conto per consentire il pagamento dei dipendenti dell'azienda'' ha aggiunto, ritenendo come la gestualità messa in atto da Panzeri fosse ''assolutamente diffamatoria''. ''Anche la frase pronunciata altro non voleva significare che la mia assistita avesse preso dei soldi: un concetto che ha pure reiterato, mettendo in cattiva luce la dottoressa Ronchi''.
L'avvocato De Benedetti ha poi ricordato come in sede penale la propria assistita sia stata completamente prosciolta in merito alla propria condotta nell'azienda: ''in quel consiglio comunale è stato omesso tutto quello che ha fatto per l'azienda. Non c'è stato alcun danno da parte sua nei confronti di Retesalute, piuttosto sono stati i comuni a non corrispondere puntualmente le risorse e a pagare i servizi sottocosto''.
Il legale di parte civile ha anche contestato l'affermazione relativa alle presunte ''manipolazioni contabili'' da parte della dottoressa Ronchi. ''La sentenza della Corte dei Conti non dice questo, la verità dei fatti è stata omessa ed è proprio questo il cuore dell'offesa, gravissima. Un duro colpo all'immagine della mia assistita. Pur non essendo stato fatto il suo nome, tanti fra coloro che hanno sentito l'esternazione di Panzeri hanno capito che si trattava di lei, che peraltro era l'unica responsabile amministrativa''.
Ritenendo configurato il reato di diffamazione, l'avvocato De Benedetti ha chiesto la condanna dell'ex sindaco Panzeri e un risarcimento danni pari a 20mila euro proprio per le conseguenze patite dalla propria assistita, anche sul piano professionale.
Per l'avvocato Elena Barra, difensore di Panzeri, le frasi erano state pronunciate dall'ex sindaco nel corso di un consiglio comunale nel quale si analizzava la pesante situazione finanziaria dell'azienda, sulla quale Magistratura e Corte dei Conti avevano acceso i riflettori. ''Parte delle frasi contestate erano state proferite dall'imputato in un dialogo con il consigliere di minoranza Roberto Perego che condivideva, e ce lo ha confermato qui in aula, lo stesso pensiero''.
L'avvocato Barra ha poi evidenziato come le preoccupazioni e dunque le esternazioni di Panzeri fossero conseguenze della lettura della consulenza commissionata al dottor D'Aries; una relazione nella quale si parlava di ''manipolazioni contabili gravi''.
''Non capiamo quale sia il danno arrecato alla dottoressa Ronchi: la situazione dell'azienda era nota a tutti, anche agli organi di stampa'' ha aggiunto il difensore. ''Peraltro non si è mai parlato di appropriazione illecita di risorse, ma solo della tenuta della contabilità''.
Nel chiudere la propria arringa l'avvocato Barra ha chiesto l'assoluzione del proprio assistito perchè ''il fatto non sussiste'' o comunque perchè ''non costituisce reato''.
Una tesi ''sposata'' dal giudice Beggio che dopo essersi ritirata in camera di consiglio ha prosciolto l'imputato dalle accuse contestategli.
L'udienza odierna si è aperta con la richiesta della parte civile (rappresentata dall'avvocato Antonino De Benedetti del Foro di Monza) di rivedere degli stralci del video incriminato: la seduta di consiglio comunale del 9 giugno 2020 durante la quale l'amministratore avrebbe mosso accuse ritenute lesive della propria immagine dalla dottoressa Ronchi.
L'istruttoria si è chiusa qualche minuto più tardi, lasciando spazio alla discussione. Il vice procuratore onorario Pietro Bassi – nella sua requisitoria - ha chiesto l'assoluzione dell'ex primo cittadino meratese ritenendo che le parole pronunciate e la gestualità messa in atto, non fosse configurabile quale diffamazione.
''I toni utilizzati sono stati forse duri, ma effettivamente quando assistiamo ai talk show politici si fanno talvolta ancora più pesanti. Oggi – ha aggiunto l'esponente della Procura - dobbiamo verificare se quella situazione può essere configurabile o meno quale mera critica da parte di Panzeri''.
Per Bassi la gestualità contestata all'imputato - la ''manina del gatto'' che fornirebbe l'immagine di chi ha preso del denaro indebitamente - non prefigurerebbe quel senso. ''Alla luce di quel che abbiamo visto nel contraddittorio, pur comprendendo l'animo della persona offesa che si è sentita punta sul vivo, è che parole e gesti non possono essere a mio avviso intesi quale diffamazione'' ha concluso il vpo, chiedendo l'assoluzione di Panzeri perchè il fatto non costituisce reato o comunque perchè non è stata raggiunta la prova dell'eventuale responsabilità penale.

Posizione diametralmente opposta quella espressa dalla parte civile. L'avvocato De Benedetti ha rilevato innanzitutto l'assenza della propria assistita – impossibilitata dunque a difendersi - nel momento in cui l'allora sindaco aveva pronunciato quelle parole. ''Era un consiglio comunale svoltosi in tempo di Covid e trasmesso su Youtube, quindi c'è stata la comunicazione a più persone. Tutti si potevano collegare: era un canale potenzialmente idoneo a trasmettere quei concetti ad un numero indeterminato di persone e questo ce lo ha confermato anche l'allora segretario comunale''.
Il difensore di parte civile ha poi proseguito: ''l'imputato non ha detto che la dottoressa Ronchi aveva versato 25mila euro dal proprio conto per consentire il pagamento dei dipendenti dell'azienda'' ha aggiunto, ritenendo come la gestualità messa in atto da Panzeri fosse ''assolutamente diffamatoria''. ''Anche la frase pronunciata altro non voleva significare che la mia assistita avesse preso dei soldi: un concetto che ha pure reiterato, mettendo in cattiva luce la dottoressa Ronchi''.
L'avvocato De Benedetti ha poi ricordato come in sede penale la propria assistita sia stata completamente prosciolta in merito alla propria condotta nell'azienda: ''in quel consiglio comunale è stato omesso tutto quello che ha fatto per l'azienda. Non c'è stato alcun danno da parte sua nei confronti di Retesalute, piuttosto sono stati i comuni a non corrispondere puntualmente le risorse e a pagare i servizi sottocosto''.
Il legale di parte civile ha anche contestato l'affermazione relativa alle presunte ''manipolazioni contabili'' da parte della dottoressa Ronchi. ''La sentenza della Corte dei Conti non dice questo, la verità dei fatti è stata omessa ed è proprio questo il cuore dell'offesa, gravissima. Un duro colpo all'immagine della mia assistita. Pur non essendo stato fatto il suo nome, tanti fra coloro che hanno sentito l'esternazione di Panzeri hanno capito che si trattava di lei, che peraltro era l'unica responsabile amministrativa''.
Ritenendo configurato il reato di diffamazione, l'avvocato De Benedetti ha chiesto la condanna dell'ex sindaco Panzeri e un risarcimento danni pari a 20mila euro proprio per le conseguenze patite dalla propria assistita, anche sul piano professionale.
Per l'avvocato Elena Barra, difensore di Panzeri, le frasi erano state pronunciate dall'ex sindaco nel corso di un consiglio comunale nel quale si analizzava la pesante situazione finanziaria dell'azienda, sulla quale Magistratura e Corte dei Conti avevano acceso i riflettori. ''Parte delle frasi contestate erano state proferite dall'imputato in un dialogo con il consigliere di minoranza Roberto Perego che condivideva, e ce lo ha confermato qui in aula, lo stesso pensiero''.
L'avvocato Barra ha poi evidenziato come le preoccupazioni e dunque le esternazioni di Panzeri fossero conseguenze della lettura della consulenza commissionata al dottor D'Aries; una relazione nella quale si parlava di ''manipolazioni contabili gravi''.
''Non capiamo quale sia il danno arrecato alla dottoressa Ronchi: la situazione dell'azienda era nota a tutti, anche agli organi di stampa'' ha aggiunto il difensore. ''Peraltro non si è mai parlato di appropriazione illecita di risorse, ma solo della tenuta della contabilità''.
Nel chiudere la propria arringa l'avvocato Barra ha chiesto l'assoluzione del proprio assistito perchè ''il fatto non sussiste'' o comunque perchè ''non costituisce reato''.
Una tesi ''sposata'' dal giudice Beggio che dopo essersi ritirata in camera di consiglio ha prosciolto l'imputato dalle accuse contestategli.
G.C.























