Verderio: serata sulla pena di morte con la comunità di sant'Egidio
Il 30 novembre 1786, con l’abolizione della pena di morte nel Granducato di Toscana (un gesto rivoluzionario, ispirato da “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria), si aprì per la prima volta nella storia un varco che mostrava la possibilità di una giustizia diversa, più umana. Da allora il mondo ha compiuto passi significativi verso l’eliminazione totale della pena capitale, ma la strada è ancora lunga: uno strumento crudele e inefficace, che non ha mai dimostrato un reale valore deterrente e che, anzi, oscura la dignità degli Stati che lo praticano, trasformandoli in amministratori di una giustizia vendicativa.

Con questo spirito si è svolto ieri sera, presso l’Oratorio di Verderio, l’incontro “La cultura dell’incontro”, promosso dal Comune di Verderio e dalla Comunità Pastorale Beata Maria Vergine Addolorata di Paderno, Robbiate e Verderio in occasione della Giornata Mondiale “Cities for Life – Città per la Vita”, la grande mobilitazione internazionale organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio a sostegno dell’abolizione della pena capitale.

A condurre la serata è stato Riccardo Mauri, che ha guidato i presenti attraverso una riflessione approfondita sulle attività internazionali della Comunità di Sant’Egidio e sul suo impegno costante per l’abolizione della pena capitale.
L'impegno del movimento parte dall'incontro fortuito con l'esperienza di Dominique Green El, ragazzo afroamericano, finito a processo per essersi trovato coinvolto in una sparatoria e condannato a morte in Texas a soli 19 anni, nell'agosto 1993, dopo aver subito un processo ingiusto. “Lo abbiamo conosciuto perchè aveva scritto ad un giornale italiano, così come ad altre redazioni in giro per il mondo” ha spiegato Riccardo Mauri “non chiedeva nulla, solo di poter parlare con qualcuno per alleviare la solitudine del braccio della morte: una ragazza della Comunità ha risposto al suo appello e da lì è partita la nostra corrispondenza. Attraverso di lui, poi, abbiamo imparato a conoscere i suoi compagni di prigionia”.

Dominque fu ucciso per iniezione letale nel 2004, a 30 anni. “Ho un ricordo molto toccante di quel giorno, perchè quando abbiamo saputo dell'ordine di esecuzione abbiamo tenuto una veglia: abbiamo pregato fino a tardi e sperato tanto, perchè posticipassero l'esecuzione. Tuttavia il mattino seguente giunse la notizia della sua morte”.
L'eredità di Dominique, però, è sopravvissuta nelle opere della Comunità di Sant'Egidio, che ha reso fruttuoso quell'incontro: fu proprio il dialogo con Dominique, la sua umanità e la forza con cui seppe trasformare la sofferenza in un appello alla dignità, a dare alla Comunità una spinta decisiva nel portare avanti con determinazione la battaglia contro la pena di morte in tutto il mondo. Non soli, ma anche con l'aiuto di altre associazioni, da “Nessuno tocchi Caino” a “Madri contro la pena di morte” e il sodalizio con personalità come suor Helen Prejean.

Mauri ha sottolineato come la storia di Dominique Green non sia soltanto un ricordo doloroso, ma un esempio concreto di quella “cultura dell’incontro” che può cambiare le vite, le coscienze e le società. La base di quella che è l'attività della Comunità di Sant'Egidio in tutti i campi: “Non abbiamo la presunzione di risolvere tutti i problemi del mondo, ma di porci domande su tutto”.
Ma qual è il senso di parlarne in un mondo in cui gli Stati abolizionisti sono in maggioranza rispetto a quelli che ancora mantengono la pena di morte? “Viviamo in un momento storico dove si fa presto a tornare indietro, a cedere alla paura e a credere a profeti di sventura, che ci vogliono convincere che la violenza è la soluzione” ha spiegato il relatore della serata, portando il messaggio di Sant'Egidio “pene più aspre segnalano che la vita di un cittadino, per uno stato, non ha valore”.

L’incontro è terminato con le domande del pubblico, poi la conclusione di Mauri e il netto rifiuto alla pena capitale : “noi non siamo la cosa più brutta che abbiamo fatto”.
Infine gli auguri per delle buone festività e l'invito a partecipare, di persona o tramite donazioni, al pranzo di Natale organizzato come ogni anno dalla Comunità di Sant'Egidio.

Con questo spirito si è svolto ieri sera, presso l’Oratorio di Verderio, l’incontro “La cultura dell’incontro”, promosso dal Comune di Verderio e dalla Comunità Pastorale Beata Maria Vergine Addolorata di Paderno, Robbiate e Verderio in occasione della Giornata Mondiale “Cities for Life – Città per la Vita”, la grande mobilitazione internazionale organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio a sostegno dell’abolizione della pena capitale.

A condurre la serata è stato Riccardo Mauri, che ha guidato i presenti attraverso una riflessione approfondita sulle attività internazionali della Comunità di Sant’Egidio e sul suo impegno costante per l’abolizione della pena capitale.
L'impegno del movimento parte dall'incontro fortuito con l'esperienza di Dominique Green El, ragazzo afroamericano, finito a processo per essersi trovato coinvolto in una sparatoria e condannato a morte in Texas a soli 19 anni, nell'agosto 1993, dopo aver subito un processo ingiusto. “Lo abbiamo conosciuto perchè aveva scritto ad un giornale italiano, così come ad altre redazioni in giro per il mondo” ha spiegato Riccardo Mauri “non chiedeva nulla, solo di poter parlare con qualcuno per alleviare la solitudine del braccio della morte: una ragazza della Comunità ha risposto al suo appello e da lì è partita la nostra corrispondenza. Attraverso di lui, poi, abbiamo imparato a conoscere i suoi compagni di prigionia”.

A destra l'assessore Giovanna Riva
Dominque fu ucciso per iniezione letale nel 2004, a 30 anni. “Ho un ricordo molto toccante di quel giorno, perchè quando abbiamo saputo dell'ordine di esecuzione abbiamo tenuto una veglia: abbiamo pregato fino a tardi e sperato tanto, perchè posticipassero l'esecuzione. Tuttavia il mattino seguente giunse la notizia della sua morte”.
L'eredità di Dominique, però, è sopravvissuta nelle opere della Comunità di Sant'Egidio, che ha reso fruttuoso quell'incontro: fu proprio il dialogo con Dominique, la sua umanità e la forza con cui seppe trasformare la sofferenza in un appello alla dignità, a dare alla Comunità una spinta decisiva nel portare avanti con determinazione la battaglia contro la pena di morte in tutto il mondo. Non soli, ma anche con l'aiuto di altre associazioni, da “Nessuno tocchi Caino” a “Madri contro la pena di morte” e il sodalizio con personalità come suor Helen Prejean.

Mauri ha sottolineato come la storia di Dominique Green non sia soltanto un ricordo doloroso, ma un esempio concreto di quella “cultura dell’incontro” che può cambiare le vite, le coscienze e le società. La base di quella che è l'attività della Comunità di Sant'Egidio in tutti i campi: “Non abbiamo la presunzione di risolvere tutti i problemi del mondo, ma di porci domande su tutto”.
Ma qual è il senso di parlarne in un mondo in cui gli Stati abolizionisti sono in maggioranza rispetto a quelli che ancora mantengono la pena di morte? “Viviamo in un momento storico dove si fa presto a tornare indietro, a cedere alla paura e a credere a profeti di sventura, che ci vogliono convincere che la violenza è la soluzione” ha spiegato il relatore della serata, portando il messaggio di Sant'Egidio “pene più aspre segnalano che la vita di un cittadino, per uno stato, non ha valore”.

L’incontro è terminato con le domande del pubblico, poi la conclusione di Mauri e il netto rifiuto alla pena capitale : “noi non siamo la cosa più brutta che abbiamo fatto”.
Infine gli auguri per delle buone festività e l'invito a partecipare, di persona o tramite donazioni, al pranzo di Natale organizzato come ogni anno dalla Comunità di Sant'Egidio.
F.F.























