Montevecchia, sul progetto dell'anfiteatro: il Sindaco scorda la storia del paese
La storia recente di Montevecchia, ossia dal 1966, anno della ritrovata autonomia da Cernusco, è strettamente legata alla figura di Eugenio Mascheroni. Fino al 2001, quando la normativa impose lo stop, ha guidato la crescita del paese, un tempo prettamente agricolo. Tutelandone, soprattutto, territorio e identità. Se il Paese collinare oggi è quello che è lo si deve a Mascheroni e alle donne e agli uomini che lo hanno “governato”. Dai banchi della maggioranza e da quelli dell’opposizione. Opposizione dalla quale sono usciti personaggi di statura mondiale.
Per questo le sprezzanti parole che Ivan Pendeggia ha dedicato a Mascheroni nella lettera ai cittadini ci sono parse di una sgradevolezza insopportabile. L’umiltà e la consapevolezza dei propri limiti avrebbero dovuto consigliare prudenza. Molta prudenza. Pendeggia è l’amministratore che ha imposto il senso alternato – peraltro con i semafori posti nelle posizioni peggiori – per quasi due anni a causa di mai dimostrati pericoli di cedimento della via Belvedere. Poi, un bel giorno, come se niente fosse, ha riaperto la strada senza aver operato un intervento. Neanche un pilastro riparato, neppure uno scavo per il drenaggio dell’acqua piovana. Nulla di nulla. E tutti a domandarsi: ma allora perché il senso alternato? Nessuno lo sa.

Ecco, basterebbe questo per suggerire a Pendeggia di esercitare prudenza e umiltà. Amministratori passati, dell’una e dell’altra parte, avrebbero prima effettuato indagini accurate e poi deciso se, come e quando chiudere la strada. Il tutto in tre mesi lavorativi.
Detto questo, se oggi Pendeggia può presentare il progetto di realizzazione dell’anfiteatro – piaccia o non piaccia spetta ai montevecchini giudicare – è perché c’è un centro sportivo, ci sono ampi terreni, ci sono gli impianti e c’è la casetta delle associazioni. Perché c’è ancora tanto verde.
Pendeggia dovrebbe studiare un po’ la storia del paese che guida. Gliela ricordiamo noi, riprendendo una domanda estratta dalla lunga intervista a Eugenio Mascheroni dell’agosto del 2017.
Siamo nel 1966, prime elezioni di Montevecchia tornata autonoma da Cernusco con cui il paese era stato fuso d’ufficio col regio decreto 389 del 1927. In campo la Dc con lo storico dottor Capponi e un gruppo di giovani guidato da Mascheroni. Si contrapponevano due visioni diverse di sviluppo. Alla domanda:
A parte il ruolo della Dc di Cernusco e la prematura scomparsa del dottor Capponi altri motivi avranno favorito la vittoria...
Mascheroni rispose:
"Posso soltanto ipotizzare che ci fu un altro motivo, ma, a parte la vittoria, prove non ce ne sono e non si trovano quasi mai esplorando le intenzioni di voto. La lista civica col Campanile nel logo aveva un programma chiaro: portare le industrie nella parte bassa del paese e sviluppare l'edilizia privata sulla collina. Il nostro programma era altrettanto chiaro: sviluppare l'edilizia al piano e tutelare la collina. Intorno c'erano già altri paesi a vocazione industriale che creavano posti di lavoro e traevano dallo sviluppo delle imprese robuste risorse da investire in opere pubbliche. Noi di risorse ne avevamo poche ma abbiamo sfruttato tutte le possibilità di ottenere contributi statali riuscendo a quadrare i bilanci senza distruggere nulla. La nostra campagna elettorale fu condotta porta a porta per presentare il nostro programma e noi stessi".
Ecco, poteva finire come a Robbiate con il suo Monte omonimo, o come Cernusco con la frazione Paravino. Invece oggi c’è un Parco regionale a beneficio di questa e delle generazioni che verranno.

Quindi a Pendeggia suggeriamo di togliere il cappello. Anche perché le consigliature seguenti, a parte quella di Carla Brivio, non hanno lasciato alcun segno. E al momento ancora nulla di concreto si è visto neppure in questa consigliatura, in carica dal 2021 e che volge al termine.
Per questo le sprezzanti parole che Ivan Pendeggia ha dedicato a Mascheroni nella lettera ai cittadini ci sono parse di una sgradevolezza insopportabile. L’umiltà e la consapevolezza dei propri limiti avrebbero dovuto consigliare prudenza. Molta prudenza. Pendeggia è l’amministratore che ha imposto il senso alternato – peraltro con i semafori posti nelle posizioni peggiori – per quasi due anni a causa di mai dimostrati pericoli di cedimento della via Belvedere. Poi, un bel giorno, come se niente fosse, ha riaperto la strada senza aver operato un intervento. Neanche un pilastro riparato, neppure uno scavo per il drenaggio dell’acqua piovana. Nulla di nulla. E tutti a domandarsi: ma allora perché il senso alternato? Nessuno lo sa.

Eugenio Mascheroni
Ecco, basterebbe questo per suggerire a Pendeggia di esercitare prudenza e umiltà. Amministratori passati, dell’una e dell’altra parte, avrebbero prima effettuato indagini accurate e poi deciso se, come e quando chiudere la strada. Il tutto in tre mesi lavorativi.
Detto questo, se oggi Pendeggia può presentare il progetto di realizzazione dell’anfiteatro – piaccia o non piaccia spetta ai montevecchini giudicare – è perché c’è un centro sportivo, ci sono ampi terreni, ci sono gli impianti e c’è la casetta delle associazioni. Perché c’è ancora tanto verde.
Pendeggia dovrebbe studiare un po’ la storia del paese che guida. Gliela ricordiamo noi, riprendendo una domanda estratta dalla lunga intervista a Eugenio Mascheroni dell’agosto del 2017.
Siamo nel 1966, prime elezioni di Montevecchia tornata autonoma da Cernusco con cui il paese era stato fuso d’ufficio col regio decreto 389 del 1927. In campo la Dc con lo storico dottor Capponi e un gruppo di giovani guidato da Mascheroni. Si contrapponevano due visioni diverse di sviluppo. Alla domanda:
A parte il ruolo della Dc di Cernusco e la prematura scomparsa del dottor Capponi altri motivi avranno favorito la vittoria...
Mascheroni rispose:
"Posso soltanto ipotizzare che ci fu un altro motivo, ma, a parte la vittoria, prove non ce ne sono e non si trovano quasi mai esplorando le intenzioni di voto. La lista civica col Campanile nel logo aveva un programma chiaro: portare le industrie nella parte bassa del paese e sviluppare l'edilizia privata sulla collina. Il nostro programma era altrettanto chiaro: sviluppare l'edilizia al piano e tutelare la collina. Intorno c'erano già altri paesi a vocazione industriale che creavano posti di lavoro e traevano dallo sviluppo delle imprese robuste risorse da investire in opere pubbliche. Noi di risorse ne avevamo poche ma abbiamo sfruttato tutte le possibilità di ottenere contributi statali riuscendo a quadrare i bilanci senza distruggere nulla. La nostra campagna elettorale fu condotta porta a porta per presentare il nostro programma e noi stessi".
Ecco, poteva finire come a Robbiate con il suo Monte omonimo, o come Cernusco con la frazione Paravino. Invece oggi c’è un Parco regionale a beneficio di questa e delle generazioni che verranno.

Quindi a Pendeggia suggeriamo di togliere il cappello. Anche perché le consigliature seguenti, a parte quella di Carla Brivio, non hanno lasciato alcun segno. E al momento ancora nulla di concreto si è visto neppure in questa consigliatura, in carica dal 2021 e che volge al termine.
Claudio Brambilla























