Dal Silenzio una Luce di Speranza

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M° Antonello Brivio (Presidente Associazione Culturale Eugenio Nobili)
Voglio utilizzare una figura retorica come il “Paradosso” per riflettere e meditare il drammatico incendio del Monastero della Bernaga: Oasi di Silenzio, Preghiera e Meditazione. “Monastero delle monache Romite Ambrosiane che ne presero possesso il 14 dicembre 1963 grazie all’Arcivescovo di Milano Mons. Giovanni Battista Montini. Il 21 giugno 1963 il Card. Montini, fu eletto PAPA assumendo il nome di PAOLO VI, ma anche durante l’intero suo pontificato non si dimenticò mai del monastero di Bernaga, e volle, come ulteriore suo dono personale, un grande Crocifisso in bronzo apposto sulla parete retrostante l’altare”. Le fiamme divampate all’improvviso dal silenzio le voglio leggere e interpretare come una Luce. Una Luce e un segno di Speranza per esaltare non semplicemente uno spazio e un luogo sacro, ma soprattutto un’Oasi, dove la semplice persona di passaggio coglieva un’essenza e un mistero. Il fuoco ha distrutto una dimensione materiale, ma la luce della fiamma (visibile da una lunga distanza) ha esaltato la dimensione spirituale. “Non manco di nulla”, mi riporta alla mente una frase posta all’ingresso sopra il portone che accede alla clausura del Monastero della Bernaga a Perego di Valletta Brianza: “Dio mi basta”. “Nada te turba, Nada te espante. Todo se pasa, Dios no se muda. La paciencia todo lo alcanza. Quien a Dios tiene, Nada le falta. Solo Dios basta. (Niente ti turbi, Niente ti sgomenti. Tutto sen passa, Dio non si muta. Colla pazienza tutto s’acquista. Chi Dio tiene Niente gli manca. Solo Dio basta!)”. Credo si tratti di uno dei più straordinari componimenti letterari dedicati a Dio. Questi “pensieri” furono trovati in mezzo al Breviario di “SANTA TERESA D’AVILA”, scritti di suo pugno in lingua spagnola, sopra un pezzo di carta dalla stessa usato come segnalibro. Il suo fascino sta nel fatto che è di una semplicità estrema, ma al tempo stesso possiede una forza filosofica e teologica di inaudito livello e profondità. Racchiude l’essenza che sprigiona il SALMO 22. Con il “Signore mio Pastore” sono pienamente appagato e tutta la mia vita è seguirlo, imitarlo e contemplarlo con tutto me stesso. Il senso e il valore delle cose e del tempo si sono trasformate in rapporto a Dio che è al “centro del mio cuore”. La clausura non è una fuga dalla realtà o un nascondimento, ma una pienezza di vita dove la preghiera diventa alimento spirituale a servizio dell’umanità. Abbiamo bisogno del silenzio del monastero per ritrovare la nostra vera identità e la nostra meta. Solo nel silenzio puoi ritrovare la Tua vera vocazione e soprattutto una dimensione di pace interiore. Silenzio vuole significare non il vuoto o una perdita di tempo, ma, al contrario riscoprire il piacere di soffermarsi sull’essenza delle cose e sul loro autentico significato. “In un atteggiamento di silenzio l’anima trova il percorso in una luce più chiara, e ciò che è sfuggente e ingannevole si risolve in un cristallo di chiarezza”. (Gandhi) L’oriente ci insegna che è il tempo di ascoltare il silenzio e mettere al centro la nostra anima. Ascoltarci interiormente per imparare ad ascoltare. Nel silenzio ritrovo me stesso e posso nuovamente sviluppare la capacità di discernimento. Capacità di analizzare le scelte e i percorsi di vita, relazioni intraprese e compagnie, ambiti di lavoro e soprattutto il rispetto. Nel silenzio ritrovo il senso delle cose e il peso ad esse assegnato. Finalmente il fuggevole viene a galla e lo sguardo corre verso un sentiero e una luce più trasparente. L’essenza o semplicemente i veri valori umani, sociali, relazionali riemergono e come evidenzia Gandhi, tutto è più chiaro. La polvere che aveva offuscato l’essenza delle cose svanisce e in effetti ciò che ci ingannava si dissolve in niente. Rincorriamo per anni il niente e il nostro tempo è occupato dal niente. È difficile ammetterlo, ma il silenzio ci ha aperto gli occhi, le orecchie e soprattutto il cuore e finalmente la luce dei valori e dell’essenzialità riprende il suo nucleo e importanza. La luce ci riporta alle origini della creazione e il monastero racchiude la bellezza di una dimensione smarrita o assopita che dobbiamo assolutamente riscoprire. Ho sempre paragonato la scelta della clausura a un ghiacciaio inestinguibile che alimenta l’umanità. Ecco perché adesso dobbiamo sostenere e accelerare la ricostruzione. (Silere non possum) La società e l’uomo di oggi sente il bisogno di spazi come il monastero della Bernaga. E’ la luce della Speranza che dobbiamo evidenziare e non il fuoco che annienta. Riprendo una sottolineatura del Card. Martini: sperare è vivere, è dare senso al presente, è camminare, è avere ragioni per andare avanti. La Preghiera che sgorga dal monastero deve ritrovare il suo sentiero e tutti noi avremo un cuore più aperto alla Speranza e fiduciosi in un futuro di Pace. 
M° Antonello Brivio
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