Imbersago, liste d’attesa: i diritti dei pazienti, spesso non noti, illustrati dal Comitato assistenza domiciliare pubblica
Le liste d’attesa in sanità continuano a essere al centro dell’attenzione.
Giovedì sera a Imbersago nella sede della Mediateca, il Comitato per l’Assistenza Domiciliare Pubblica ha organizzato un incontro per spiegare come difendersi quando gli appuntamenti per visite ed esami vengono dati fuori tempo massimo o addirittura vengono negati con la giustificazione che “l’Agenda è chiusa”.

Oltre alla mancanza di un trasporto-navetta tra gli ospedali di Merate e Lecco quello delle liste d’attesa è il problema che, come ha dichiarato la portavoce del Comitato Lelia Della Torre introducendo l’incontro, è stato rilevato come il più sentito dalla popolazione.
A illustrare le modalità con cui difendersi sono stati Marta Nava, fisioterapista, e il dottor Ivan Sormani, dirigente di struttura sanitaria e membro dell’associazione Gazebo Sanità e Beni Comuni, che hanno distribuito ai presenti i moduli con cui avanzare reclamo presso le strutture sanitarie in caso di mancato rispetto dei tempi di attesa.
“Noi preferiamo che sia la persona interessata a sporgere reclamo, perché siamo convinti che sia più efficace rispetto al fatto che faccia da tramite un’associazione o un sindacato”, ha affermato Marta Nava. “In caso di reclamo le istituzioni sono obbligate a rispondere e abbiamo constatato che quelle di Merate e Lecco solitamente sono abbastanza sollecite e precise nella risposta”.

“Ci sono leggi che garantiscono, in caso di inadempienza delle strutture sanitarie di avere la visita intramoenia pagando solo il ticket, ma nessuno lo sa. Così i cittadini, che già pagano la sanità con le tasse, pagano due volte rivolgendosi ai privati”, ha dichiarato l’attivista Giacinta Papini.
“Abbiamo calcolato che ogni cittadino lombardo spende in media circa 2.700 euro all’anno”, ha rincarato il dottor Sormani. “La spesa della Regione per la sanità è aumentata negli ultimi cinque anni, ma i soldi investiti sono mal gestiti e le persone percepiscono una qualità delle prestazioni più bassa”.
Ma quindi, come fare per far valere i propri diritti?
L’invito è a presentare reclamo presso le dirigenze sanitarie e la Regione Lombardia. E qualora questo non basti ci si può rivolgere anche al difensore regionale.

Ma vediamo caso per caso.
La ricetta emessa dal medico di base prevede diverse possibilità di urgenza, da un minimo di 72 ore a un massimo di 120 giorni.
Nonostante ciò spesso i pazienti, quando cercano di effettuare la prenotazione, si vedono proporre scadenze che vanno ben oltre.
Ecco che allora, rivolgendosi direttamente all’Urp o inviandolo per email, si può presentare reclamo, chiedendo l’avvio di un percorso di tutela che permetta di accedere a prestazioni in regime libero-professionale (intramoenia) presso la struttura pubblica scelta o in alternativa presso un erogatore privato accreditato al solo costo del ticket (se dovuto).
Attenzione, però. A volte la struttura sanitaria risponde dando un appuntamento in ospedali lontani dal proprio luogo di residenza.
“In questo caso va fatto valere il diritto di prossimità”, ha spiegato Marta Nava.
E in effetti sul modulo del reclamo viene specificato che la struttura deve essere “nelle vicinanze del mio luogo di residenza”.

Un altro caso è quello dell’Agenda chiusa, come spesso ci si sente rispondere in fase di prenotazione. In questo caso la richiesta del reclamo è analoga a quella precedente, con la specificazione che in base all’articolo 1 comma 282 e 284 della Legge 266/2005 stabilisce che alle aziende sanitarie e ospedaliere è vietato sospendere le attività di prenotazione delle prestazioni, previa sanzione amministrativa per i trasgressori.
Infine, il caso più spinoso, quello del mancato rispetto dei tempi di attesa massimi per ricovero ospedaliero. Il reclamo, facendo riferimento al Piano Nazionale di Governo delle Liste d’Attesa 2019-2021 e recepito con vari decreti da Regione Lombardia chiede di avere informazioni tempestive relative alla classe di priorità del ricovero, il rispetto delle tempistiche massime, informazioni chiare e precise rispetto alla posizione in lista d’attesa e una verosimile data per il ricovero.
Nel corso della serata sono stati numerosi gli interventi da parte del pubblico, che hanno confermato come il problema sia reale e diffuso.
Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere a Ivan Sormani sia telefonicamente al 3356683968 che per email all’indirizzo reclamisanita@gmail.com
Giovedì sera a Imbersago nella sede della Mediateca, il Comitato per l’Assistenza Domiciliare Pubblica ha organizzato un incontro per spiegare come difendersi quando gli appuntamenti per visite ed esami vengono dati fuori tempo massimo o addirittura vengono negati con la giustificazione che “l’Agenda è chiusa”.

Oltre alla mancanza di un trasporto-navetta tra gli ospedali di Merate e Lecco quello delle liste d’attesa è il problema che, come ha dichiarato la portavoce del Comitato Lelia Della Torre introducendo l’incontro, è stato rilevato come il più sentito dalla popolazione.
A illustrare le modalità con cui difendersi sono stati Marta Nava, fisioterapista, e il dottor Ivan Sormani, dirigente di struttura sanitaria e membro dell’associazione Gazebo Sanità e Beni Comuni, che hanno distribuito ai presenti i moduli con cui avanzare reclamo presso le strutture sanitarie in caso di mancato rispetto dei tempi di attesa.
“Noi preferiamo che sia la persona interessata a sporgere reclamo, perché siamo convinti che sia più efficace rispetto al fatto che faccia da tramite un’associazione o un sindacato”, ha affermato Marta Nava. “In caso di reclamo le istituzioni sono obbligate a rispondere e abbiamo constatato che quelle di Merate e Lecco solitamente sono abbastanza sollecite e precise nella risposta”.

Ivan Sormani e Marta Nava
“Ci sono leggi che garantiscono, in caso di inadempienza delle strutture sanitarie di avere la visita intramoenia pagando solo il ticket, ma nessuno lo sa. Così i cittadini, che già pagano la sanità con le tasse, pagano due volte rivolgendosi ai privati”, ha dichiarato l’attivista Giacinta Papini.
“Abbiamo calcolato che ogni cittadino lombardo spende in media circa 2.700 euro all’anno”, ha rincarato il dottor Sormani. “La spesa della Regione per la sanità è aumentata negli ultimi cinque anni, ma i soldi investiti sono mal gestiti e le persone percepiscono una qualità delle prestazioni più bassa”.
Ma quindi, come fare per far valere i propri diritti?
L’invito è a presentare reclamo presso le dirigenze sanitarie e la Regione Lombardia. E qualora questo non basti ci si può rivolgere anche al difensore regionale.

Ma vediamo caso per caso.
La ricetta emessa dal medico di base prevede diverse possibilità di urgenza, da un minimo di 72 ore a un massimo di 120 giorni.
Nonostante ciò spesso i pazienti, quando cercano di effettuare la prenotazione, si vedono proporre scadenze che vanno ben oltre.
Ecco che allora, rivolgendosi direttamente all’Urp o inviandolo per email, si può presentare reclamo, chiedendo l’avvio di un percorso di tutela che permetta di accedere a prestazioni in regime libero-professionale (intramoenia) presso la struttura pubblica scelta o in alternativa presso un erogatore privato accreditato al solo costo del ticket (se dovuto).
Attenzione, però. A volte la struttura sanitaria risponde dando un appuntamento in ospedali lontani dal proprio luogo di residenza.
“In questo caso va fatto valere il diritto di prossimità”, ha spiegato Marta Nava.
E in effetti sul modulo del reclamo viene specificato che la struttura deve essere “nelle vicinanze del mio luogo di residenza”.

Un altro caso è quello dell’Agenda chiusa, come spesso ci si sente rispondere in fase di prenotazione. In questo caso la richiesta del reclamo è analoga a quella precedente, con la specificazione che in base all’articolo 1 comma 282 e 284 della Legge 266/2005 stabilisce che alle aziende sanitarie e ospedaliere è vietato sospendere le attività di prenotazione delle prestazioni, previa sanzione amministrativa per i trasgressori.
Infine, il caso più spinoso, quello del mancato rispetto dei tempi di attesa massimi per ricovero ospedaliero. Il reclamo, facendo riferimento al Piano Nazionale di Governo delle Liste d’Attesa 2019-2021 e recepito con vari decreti da Regione Lombardia chiede di avere informazioni tempestive relative alla classe di priorità del ricovero, il rispetto delle tempistiche massime, informazioni chiare e precise rispetto alla posizione in lista d’attesa e una verosimile data per il ricovero.
Nel corso della serata sono stati numerosi gli interventi da parte del pubblico, che hanno confermato come il problema sia reale e diffuso.
Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere a Ivan Sormani sia telefonicamente al 3356683968 che per email all’indirizzo reclamisanita@gmail.com
A.Vi.