Airuno: Amaka racconta la sua storia e presenta il libro "Le parole di mio padre"

In occasione del 3 ottobre, Giornata della Memoria e dell'Accoglienza, la biblioteca di Airuno ha ospitato Amaka Ethel Nwokorie, che ha raccontato, attraverso il suo libro “Le parole di mio padre” il suo viaggio dalla Nigeria all'Italia. 
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Un viaggio in aereo e non in barca, come si potrebbe inizialmente pensare, perché Amaka è giunta in Italia con il consenso e supporto dei genitori, per continuare il percorso di studi dopo che la sua università aveva deciso di scioperare per mesi. E proprio in una giornata piena di scioperi (venerdì 3 ottobre), una parola dolorosa per la scrittrice, perché è proprio uno sciopero che ha portato alla rinuncia della vita, Amaka ha visto questa parola sotto una nuova luce, di speranza. Giunta sulla penisola nel 1995, l'allora ventenne Amaka viene accolta dalla cugina che le aveva assicurato un lavoro per pagarsi gli studi. Una promessa trasformatasi presto in un inganno: ciò che aspettava la giovane donna era la prostituzione. “Ero senza documenti e non avevo portato nulla con me se non il vestito che avevo addosso. Dopo il tradimento di mia cugina ho capito che dovevo iniziare a combattere una guerra senza armi”. 
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Al centro l'autrice Amaka Ethel Nwokorie con la bibliotecaria Roberta Consonni e il direttore di Altraeconomia Duccio Facchini
Dopo due settimane di reclusione, alla prima opportunità la giovane donna è riuscita a fuggire e a salvarsi grazie all'aiuto di angeli custodi, che negli anni non hanno smesso di mancare e che le hanno permesso di riprendere in mano la sua vita. Un percorso lento e doloroso, che portava ogni giorno con se il tradimento, la paura, ma anche il ripudio, soprattutto verso la lingua che l'aveva ingannata. “Per me ogni parola era una pugnalata perché per me l'italiano era la lingua della falsità e della prostituzione”. Un idioma però necessario per proseguire gli studi, completati con il diploma in turismo e fondamentale per trovare un lavoro, che però era difficile ottenere. 
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“Venivo considerata senza risorse, ignorante nonostante i titoli di studio. Solo grazie al confronto e alla mediazione noi immigrati iniziamo ad essere considerate persone”. Oggi Amaka è mediatrice culturale e counselor e collabora con diverse realtà, tra cui il reparto di Etnopsichiatria dell’Ospedale Niguarda di Milano, per trattare ogni paziente comprendendo le diversità culturali e sociali. 
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Dal suo arrivo in Italia, Amaka ha trovato la forza di andare avanti nelle parole del padre, morto poco dopo la partenza della figlia. “Nessuna conoscenza è uno spreco” si legge sul frontespizio del libro, una delle tante frasi e parole che insieme agli insegnamenti hanno formato il bagaglio che è stato il riferimento dell'autrice in tutti questi anni. “Ho trovato la mia voce e dopo tanti anni mi sono chiesta se potesse aiutare anche gli altri e non solo me stessa. Così è nato questo libro”. Una storia pubblicata da Altraeconomia, che con il suo direttore Duccio Facchini ha presentato la serata.
I.Bi.
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