Istituto Viganò: 80 firme tra docenti e personale per dire “basta” al massacro a Gaza

Solo qualche giorno fa i docenti del Liceo Agnesi di Merate avevano richiesto formalmente un impegno per la pace, un grido corale per dire basta al massacro dei civili a Gaza a cui in questi giorni – attraverso una nuova lettera aperta – si sono unite anche 80 persone dell’Istituto Tecnico Viganò, tra docenti e personale Ata.

La lettera aperta esprime angoscia per la tragedia in Palestina e richiama i valori costituzionali di solidarietà e rispetto dei diritti umani. Denuncia il genocidio in corso a Gaza, riconosciuto da organismi ONU, e critica la complicità delle istituzioni italiane ed europee. Chiede inoltre al governo italiano di garantire la protezione alla Global Sumud Flotilla, esercitare pressioni diplomatiche per il cessate il fuoco e l’accesso umanitario, sospendere la vendita di armi e i rapporti politici ed economici con Israele, riconoscere lo Stato di Palestina. Sollecita infine sindacati, scuole e comunità educante a mobilitarsi contro il genocidio e a promuovere attivamente pace e diritti umani.
Da poco è iniziato il nuovo anno scolastico e il sentimento di angoscia e sofferenza rispetto alla tragedia che si sta consumando in Palestina accompagna il nostro lavoro quotidiano con i ragazzi. Non possiamo guardarli e non pensare a quello che sta accadendo alla popolazione di Gaza. Non riusciamo e non vogliamo rimanere indifferenti davanti ai corpi dei bambini deturpati dalla fame o davanti a genitori che piangono sul cadavere dei propri figli.

Abbiamo a che fare con ragazze e ragazzi con i quali ci relazioniamo all’interno di un’istituzione, la scuola, in cui i valori fondanti della nostra Costituzione rappresentano un costante orizzonte culturale di riferimento. Valori e principi che di fatto pervadono, in tutte le sue articolazioni, l’esperienza reale della comunità scolastica diventando, nell’agire quotidiano di ognuno di noi, un modo di stare insieme. Tra questi valori troviamo il valore della persona umana e il perseguimento del suo pieno sviluppo, inteso come diritto di tutti e di ciascuno (art. 3) e il cui presupposto di base è costituito dai “diritti inviolabili dell’uomo” che la nostra “Repubblica riconosce e garantisce” (art. 2). Diritti ai quali la Costituzione dà sostanza richiamando tutti noi, cittadini della Repubblica, all'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Non possiamo perciò coltivare e praticare la normale relazione educativa con i nostri alunni dimenticando quanto sta avvenendo a Gaza, dove bambine, bambini, intere famiglie vengono intenzionalmente e quotidianamente uccisi, o addirittura lasciati morire di fame e di sete attraverso una calcolata pianificazione della carestia.

Essendo la scuola anche luogo di educazione alla legalità democratica, non possiamo inoltre tacere sulle responsabilità delle istituzioni nazionali ed europee.

La Commissione internazionale indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite sul Territorio palestinese occupato, alla 60ª sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, presentando il proprio rapporto ha concluso che le autorità e le forze israeliane hanno commesso e stanno continuando a commettere genocidio nella Striscia di Gaza occupata. Il giudizio di questa commissione si aggiunge a quello di un numero sempre maggiore di organismi e di esperti internazionali per i diritti umani che si sono espressi nello stesso modo. Di fronte a questi fatti accertati diventa perciò ingiustificabile, colpevole e complice l’atteggiamento dei vari Stati, fra i quali l’Italia e buona parte dei paesi europei, che continuano a rimanere indifferenti e a non rispettare i loro obblighi giuridici e morali per fermare il genocidio in corso.

Rispetto al nostro paese giova ricordare che l’Italia con la legge n. 153 del 1952 ha ratificato La Convenzione ONU per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948 e successivamente ha emanando la legge n. 962 del 1967 , che definisce e punisce il genocidio nel diritto penale interno. Da tali normative ne discende la responsabilità delle istituzioni italiane di operare per il rispetto del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale. Inoltre, la legge 9 luglio 1990, n. 185 vieta espressamente il commercio di armi con Paesi che violano il diritto internazionale.

Siamo perciò totalmente concordi con quanto affermato nel Documento approvato dal gruppo “docenti, educatrici, educatori per il rispetto dei diritti umani in Palestina”, che abbiamo sottoscritto e condiviso con migliaia di docenti in tutta Italia e cioè che “il mondo della scuola e dell’educazione debba mobilitarsi per affermare con forza il proprio dissenso, prendere posizione, scioperare per opporsi al genocidio in atto, alzare la voce; è urgente farci sentire dal nostro Governo e dal nostro Parlamento per cercare di difendere, proteggere, salvare la popolazione, le bambine e i bambini di Gaza.”

Coerentemente con questa esortazione e con il quadro giuridico prima delineato chiediamo al governo italiano:

− di adempiere ai suoi obblighi nei confronti dei cittadini italiani presenti sulle barche della Global Sumud Flotilla garantendo loro la protezione diplomatica e la navigazione sicura alla Flotilla affinché possa arrivare a destinazione;

− di esercitare ogni forma possibile di pressione diplomatica, economica e politica per garantire un cessate il fuoco immediato e duraturo e un accesso umanitario senza ostacoli a Gaza;

− di sospendere ogni trasferimento di armi e forniture per la sicurezza a Israele e a rivedere i propri rapporti commerciali con Israele per assicurarsi di non contribuire al genocidio in corso a Gaza;

− di sospendere ogni forma di collaborazione politica ed economica con Israele fino a quando non si ponga fine al genocidio in corso e all’occupazione dei territori palestinesi, garantendo assistenza umanitaria e sicurezza della popolazione civile;

− l’immediato riconoscimento da parte dell’Italia dello Stato di Palestina (come già hanno fatto altri 143 Stati) per affermare un diritto universale e inalienabile, e il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese.

Chiediamo alle organizzazioni sindacali di continuare la mobilitazione generale e ad organizzare iniziative unitarie in modo da dare più forza alla denuncia del genocidio in corso.

Invitiamo tutto il mondo della scuola e dell’educazione a continuare ad organizzare attività che coinvolgano l’intera comunità educante per ribadire che la scuola, in quanto istituzione fondamentale della nostra democrazia, promuove la pace e il rispetto della persona umana in tutte le sue espressioni, ribadendo che essa, come già affermato dai colleghi dell’Istituto Greppi, non è neutrale e condanna ogni forma di occupazione, apartheid e genocidio
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