Merate: inclusione, parità di genere ed educazione nello sport. 5 ospiti si raccontano
Un incontro all’insegna dello sport, dei suoi valori, degli insegnamenti che riesce a impartire ma anche di inclusività e parità di genere si è tenuto nella serata di martedì 16 settembre a Merate, presso l’auditorium Giusi Spezzaferri. L’evento è rientrato nella più ampia rassegna di “Merate per lo sport 2025” e ha visto per ospiti veri e propri protagonisti di questo mondo, come il giornalista della Gazzetta dello Sport Luigi Garlando, le ex cicliste agonistiche Roberta Bonanomi e Imelda Chiappa, il giovane tennista professionista Nicolò Consonni e il giocatore di calcio balilla Davide Balconi.

A dialogare con loro sono stati il consigliere comunale Alessandro Crippa e Arianna Airoldi, che hanno posto diverse domande con l’intendo di scoprire il punto di vista di ciascun relatore su quello che rappresenta lo sport oggi.


A Luigi Garlando, che oltre a giornalista è scrittore pluripremiato di libri per ragazzi e nel corso della sua carriera ha partecipato da inviato a cinque campionati Mondiali di calcio (1998, 2002, 2006, 2014, 2022) a quattro Olimpiadi (1996, 2000, 2008 e quella invernale 2006) e a un Tour de France, è stato domandato quanto possano incidere le realtà sportive locali, ancora oggi, sui bambini.

Ricordando dei “cipollini”, la sua squadra inventata per dare il buon esempio a giocatori e genitori, Garlando ha innanzitutto esordito con il motto “chi si diverte non perde mai”. “Lo sport ha un dovere e un potere educativo. Si impara il rispetto per gli avversari, per il regolamento. È una vera e propria università per bambini, che imparano a stare insieme e a capire che l’avversario è un compagno di gioco, senza cui non si può appunto giocare”. Per il giornalista oggi più che mai è indispensabile chiedere aiuto allo sport, a partire dalle realtà locali, per cercare di avere una società migliore di quella in cui viviamo.

Non è mancata una riflessione sul tema del razzismo, legata anche a una delle sue pubblicazioni. Secondo Garlando, c’è ancora la tendenza a minimizzare gli episodi discriminatori piuttosto che punirli con decisione. “Capita che gli arbitri nemmeno segnalino cori o ululati razzisti – ha aggiunto – e questo è molto grave, perché lo sport deve insegnare a riconoscere e a contrastare simili atteggiamenti”. Lo sport, ha ricordato, è anche storia di riscatto: “Pensiamo ai pugili afroamericani o al calcio francese degli ultimi anni. Lo sport è la cosa più democratica che esista: dà possibilità di affermarsi che in altri ambiti non ci sono”.
Rispondendo a un’altra domanda, Garlando ha poi richiamato l’attenzione sull’eccessiva pressione che spesso i genitori esercitano sui figli impegnati in attività sportive. “Bisogna rispettare gli allenatori – ha detto – e lasciare che i ragazzi vivano lo sport come un’esperienza libera e formativa. Non devono essere i genitori a decidere i loro percorsi, ma la passione dei ragazzi stessi”.


Entrambe hanno evidenziato come ai loro tempi il ciclismo femminile fosse privo di riconoscimenti economici: “Non guadagnavamo nulla – ha spiegato Bonanomi – e ci sostenevano le nostre famiglie. Se penso ad Alfonsina Strada, che correva con gli uomini, vedo quanta strada è stata fatta. Ma gli ostacoli, allora, erano molti di più”. Anche Chiappa ha sottolineato la differenza con lo sport di oggi: “Noi correvamo per passione, avevamo giusto un rimborso spese. Mancavano preparatori, fisioterapisti, strutture. Oggi le atlete hanno molto di più, e questo è un bene”.



Il tennista ha raccontato poi la differenza con il sistema americano: “Qui ci sono strutture incredibili, palestre su più piani, attrezzature moderne. Ma soprattutto c’è grande rispetto per chi pratica sport: i professori sono comprensivi, ci sono tutor dedicati e siamo seguiti anche dal punto di vista umano. A me capita spesso di dover fare i compiti in aeroporto, tra una trasferta e l’altra, ma mi sono sempre sentito supportato”.
Sul boom del tennis in Italia, Consonni ha spiegato come abbia vissuto in prima persona la crescita della disciplina: “Quando ho iniziato non c’era grande interesse, ora invece, grazie ai successi di campioni come Sinner e Berrettini, il tennis è entrato nella cultura popolare. È bellissimo vedere che anche chi non lo praticava conosce le regole e si appassiona”.

La presidente di Sorpotimist Merate, Maria Grazia Corti
L’incontro si è concluso con l’intervento di Maria Grazia Corti, presidente del Soroptimist Club Merate, e con un momento istituzionale di particolare rilevanza. Il Comune di Merate ha infatti sottoscritto “La Carta etica per il superamento dei divari e delle discriminazioni di genere nello sport”. A firmarla è stato il sindaco Mattia Salvioni, alla presenza anche dell’assessore Giampiero Airoldi, che ha ricordato come la rassegna proseguirà sabato 20 settembre con una giornata dedicata allo sport inclusivo presso la palestra comunale, in cui tutti avranno la possibilità di sperimentare discipline pensate per persone con disabilità.

Una serata intensa, dunque, che ha unito storie diverse ma accomunate da un filo conduttore: lo sport come strumento di crescita, riscatto e inclusione, capace di insegnare lezioni che vanno ben oltre il campo da gioco.

A dialogare con loro sono stati il consigliere comunale Alessandro Crippa e Arianna Airoldi, che hanno posto diverse domande con l’intendo di scoprire il punto di vista di ciascun relatore su quello che rappresenta lo sport oggi.

Alessaandro Crippa e Anna Airoldi

A Luigi Garlando, che oltre a giornalista è scrittore pluripremiato di libri per ragazzi e nel corso della sua carriera ha partecipato da inviato a cinque campionati Mondiali di calcio (1998, 2002, 2006, 2014, 2022) a quattro Olimpiadi (1996, 2000, 2008 e quella invernale 2006) e a un Tour de France, è stato domandato quanto possano incidere le realtà sportive locali, ancora oggi, sui bambini.

Il giornalista Luigi Garlando
Ricordando dei “cipollini”, la sua squadra inventata per dare il buon esempio a giocatori e genitori, Garlando ha innanzitutto esordito con il motto “chi si diverte non perde mai”. “Lo sport ha un dovere e un potere educativo. Si impara il rispetto per gli avversari, per il regolamento. È una vera e propria università per bambini, che imparano a stare insieme e a capire che l’avversario è un compagno di gioco, senza cui non si può appunto giocare”. Per il giornalista oggi più che mai è indispensabile chiedere aiuto allo sport, a partire dalle realtà locali, per cercare di avere una società migliore di quella in cui viviamo.

L'assessore Gianpiero Airoldi
Non è mancata una riflessione sul tema del razzismo, legata anche a una delle sue pubblicazioni. Secondo Garlando, c’è ancora la tendenza a minimizzare gli episodi discriminatori piuttosto che punirli con decisione. “Capita che gli arbitri nemmeno segnalino cori o ululati razzisti – ha aggiunto – e questo è molto grave, perché lo sport deve insegnare a riconoscere e a contrastare simili atteggiamenti”. Lo sport, ha ricordato, è anche storia di riscatto: “Pensiamo ai pugili afroamericani o al calcio francese degli ultimi anni. Lo sport è la cosa più democratica che esista: dà possibilità di affermarsi che in altri ambiti non ci sono”.
Rispondendo a un’altra domanda, Garlando ha poi richiamato l’attenzione sull’eccessiva pressione che spesso i genitori esercitano sui figli impegnati in attività sportive. “Bisogna rispettare gli allenatori – ha detto – e lasciare che i ragazzi vivano lo sport come un’esperienza libera e formativa. Non devono essere i genitori a decidere i loro percorsi, ma la passione dei ragazzi stessi”.

L’ex ciclista Roberta Bonanomi
La parola è poi passata a Roberta Bonanomi e Imelda Chiappa, entrambe originarie di Sotto il Monte, che hanno scritto pagine importanti della storia del ciclismo femminile italiano. Bonanomi ha collezionato oltre ottanta vittorie in carriera e ha preso parte a cinque Olimpiadi, vincendo il Giro d’Italia nel 1989 e laureandosi campionessa del mondo a cronometro a squadre nel 1988. Chiappa, invece, è entrata nella storia come la prima ciclista italiana a vincere una medaglia olimpica, l’argento ad Atlanta 1996, dopo aver conquistato già diversi titoli italiani e una medaglia mondiale a squadre.
L’ex ciclista Imelda Chiappa
Entrambe hanno ricordato gli inizi, nati grazie al papà di Roberta, che le ha avvicinate al ciclismo. “Il nostro è uno sport individuale ma che si vince solo con la squadra – ha raccontato Bonanomi. Io ero molto timida e grazie alle compagne, anche straniere, ho imparato ad aprirmi e a stringere amicizie durature”. Chiappa ha ricordato con emozione le prime corse a Merate e la figura di Gianmario Sottocornola, storico allenatore di Robbiate: “Ci ha insegnato a correre e a vivere lo sport in maniera sana. Io volevo vincere più di Roberta, ma devo a lei tanti dei miei successi, perché mi ha aiutata tantissimo”.Entrambe hanno evidenziato come ai loro tempi il ciclismo femminile fosse privo di riconoscimenti economici: “Non guadagnavamo nulla – ha spiegato Bonanomi – e ci sostenevano le nostre famiglie. Se penso ad Alfonsina Strada, che correva con gli uomini, vedo quanta strada è stata fatta. Ma gli ostacoli, allora, erano molti di più”. Anche Chiappa ha sottolineato la differenza con lo sport di oggi: “Noi correvamo per passione, avevamo giusto un rimborso spese. Mancavano preparatori, fisioterapisti, strutture. Oggi le atlete hanno molto di più, e questo è un bene”.

Davide Balconi
Spazio poi a Davide Balconi, classe 1985, che in passato ha praticato judo e da quest’anno si dedica al calcio balilla, nonostante una paralisi alla mano. “Pensavo che certi sport fossero impossibili per me – ha raccontato. Invece il calcio balilla mi ha aperto la mente: ho scoperto che posso giocare anche con una sola mano. Per me lo sport è stata una vera terapia”.
Il tennista Nicolò Consonni, connetto da Richmond (USA)
Dalla Virginia, in collegamento, è intervenuto il giovane tennista meratese Nicolò Consonni, classe 2005, che ha già collezionato importanti risultati internazionali e da settembre 2024 studia e si allena con la Virginia Commonwealth University negli Stati Uniti grazie a una borsa di studio completa. Rispondendo alle domande dei moderatori, Consonni ha evidenziato le difficoltà che uno studente-atleta incontra in Italia: “Manca una vera cultura sportiva. Spesso i professori vedono lo sport come un ostacolo e non come un valore educativo. Io ho avuto la fortuna di avere una famiglia che mi ha sostenuto e non ho mai rinunciato alla scuola, anche se qualcuno mi ha detto che avrei dovuto scegliere”.
Renato Consonni, papà di Nicolò, con il sindaco Mattia Salvioni
Il tennista ha raccontato poi la differenza con il sistema americano: “Qui ci sono strutture incredibili, palestre su più piani, attrezzature moderne. Ma soprattutto c’è grande rispetto per chi pratica sport: i professori sono comprensivi, ci sono tutor dedicati e siamo seguiti anche dal punto di vista umano. A me capita spesso di dover fare i compiti in aeroporto, tra una trasferta e l’altra, ma mi sono sempre sentito supportato”.
Sul boom del tennis in Italia, Consonni ha spiegato come abbia vissuto in prima persona la crescita della disciplina: “Quando ho iniziato non c’era grande interesse, ora invece, grazie ai successi di campioni come Sinner e Berrettini, il tennis è entrato nella cultura popolare. È bellissimo vedere che anche chi non lo praticava conosce le regole e si appassiona”.

La presidente di Sorpotimist Merate, Maria Grazia Corti
L’incontro si è concluso con l’intervento di Maria Grazia Corti, presidente del Soroptimist Club Merate, e con un momento istituzionale di particolare rilevanza. Il Comune di Merate ha infatti sottoscritto “La Carta etica per il superamento dei divari e delle discriminazioni di genere nello sport”. A firmarla è stato il sindaco Mattia Salvioni, alla presenza anche dell’assessore Giampiero Airoldi, che ha ricordato come la rassegna proseguirà sabato 20 settembre con una giornata dedicata allo sport inclusivo presso la palestra comunale, in cui tutti avranno la possibilità di sperimentare discipline pensate per persone con disabilità.

Una serata intensa, dunque, che ha unito storie diverse ma accomunate da un filo conduttore: lo sport come strumento di crescita, riscatto e inclusione, capace di insegnare lezioni che vanno ben oltre il campo da gioco.
E.Ma.