Sabbioncello: frate Gabriele e frate Luca raccontano la loro missione al fianco dei fragili
Venerdì 12 settembre presso il salone san Carlo del convento di Sabbioncello a Merate si è svolta la serata dal titolo “Prendersi cura dei fratelli”. Ospiti d’eccezione sono stati i frati Gabriele Trivellin e Luca Volonté, impegnati da anni nelle Mensa Francescana di Milano dei Frati Minori, che hanno raccontato con passione e concretezza l’esperienza quotidiana al servizio dei più fragili, dei senzatetto e tutte quelle persone che spesso risultano quasi “invisibili” ai più.

A impreziosire l’incontro è stata la musica del Corpo Musicale di Cernusco Lombardone, che, diretto dal maestro Damiano Cricrì e seguito dalla voce di Agnese del gruppo “Povere Note”, ha regalato brani musicali tra una testimonianza e l’altra, creando un clima di ascolto e di fraternità.
Per introdurre la serata, frate Luca ha richiamato un passo delle Fonti Francescane, la vicenda dei ladroni che vivevano vicino all’eremo di Montecasale. Si trattava di briganti che rubavano e facevano del male, ma ogni tanto chiedevano carità e cibo ai frati. Questi, divisi sul fatto di dare loro da mangiare, avevano chiesto consiglio a Francesco. Il Santo aveva risposto di prendere per loro buon pane e buon vino, apparecchiando la tavola e accogliendo i briganti come fratelli, chiedendo però loro di non percuotere più le persone. Il giorno dopo, aggiungendo altro cibo, un’altra richiesta. Nel tempo, questo portò quei ladroni a convertirsi.

“Non basta rispondere al bisogno immediato – ha spiegato frate Luca – ma occorre creare un clima di accoglienza, di rispetto e di ascolto. Noi ci siamo dati quattro parole guida: attesi, accolti, ascoltati, accompagnati”. La missione dunque non è solo “fare del bene”, ma bensì “fare bene del bene”. Dalla lettura proposta, frate Luca ha evidenziato come spesso, quando si pensa al cibo per i bisognosi, si tenda pensare a scarti, avanzi, cose a poco prezzo. Come disse San Francesco, invece: “Buon pane e buon vino” e dunque “fare bene del bene”.
La testimonianza di frate Luca ha portato a conoscenza il pubblico non solo dei diversi servizi offerti alla mensa, come l’erogazione pasti caldi, vestiti e docce che vengono quotidianamente offerti, ma anche di percorsi di rinascita, come la vicenda di una donna italiana finita in strada, dove ha conosciuto un altro senza tetto originario dal Marocco. Entrambi, grazie all’incontro con i frati e riponendosi nelle loro mani, sono riusciti passo dopo passo a costruirsi una nuova vita, fino a trovare lavoro, una casa e infine a sposarsi.

Le mense francescane oltre al sostegno materiale e al centro di ascolto, propongono infatti anche occasioni per dar vita a un senso di rinascita nelle persone. Un concreto esempio sono i laboratori di teatro, poesia e fotografia. “Non sono solo corpi da vestire o stomaci da riempire – ha sottolineato frate Luca – ma persone ricche di umanità che hanno bisogno di esprimersi”. Significativo il racconto di un senza tetto che, vedendosi ritratto in una fotografia scattata durante il laboratorio, si è commosso: “Sono davvero così bello?”. “Spesso l’etichetta che ci viene data è quella con cui poi tendiamo a vederci, quando in realtà siamo altro”.

Se l’operato di frate Luca si può dire sia quello di “prima linea”, servendo direttamente i bisognosi, gestendo il centro d’ascolto e altri servizi che vengono offerti, di diversa natura è invece il compito di frate Gabriele Trivellin, che lavora “dietro le quinte”. La sua è stata una testimonianza rispetto all’importanza dell’organizzazione e della gestione, spesso invisibile ma essenziale di grossi centri. Lui stesso, chiamato a occuparsi di questo, a 57 anni ha accettato la sfida e ha conseguito un master per migliorare la comunicazione e le raccolte fondi, consapevole che anche la fraternità ha bisogno di competenza e struttura.
“La prima cosa è raccontare il bene che c’è, e anche in questo caso cercando di farlo bene”, ha spiegato. “Occorre narrare, costruire collaborazioni, sostenere chi lavora in prima linea”.

Le mense Francescane sono oggi attive in diverse città del Nord Italia – Milano, Verona, Piacenza, Monza, Torino, Parma, Bologna – e continuano una tradizione che risale addirittura al tempo della guerra, quando furono punto di riferimento per intere famiglie. La loro gestione però è tutt’altro che semplice. Oltre ai volontari, indispensabili sono anche risorse economiche per l’acquisto di cibo e manutenzione delle strutture. Per questo motivo l’operato di frate Gabriele è fondamentale per continuare a far conoscere quanto i Francescani fanno, raggiungere il cuore e la coscienza delle persone che poi scelgono di sostenere la loro missione.

Le risorse, è stato ricordato, sono necessarie anche per gestire le infermerie che i frati hanno a disposizione per loro. “Del resto anche noi invecchiamo e a un certo punto della vita abbiamo bisogno dell’aiuto dei nostri fratelli”. Attraverso lettere, depliant e altro materiale informativo, frate Gabriele fa conoscere quanto viene svolto quotidianamente e spiega alle persone come possono aiutare, persino dopo la loro morte. Tra il materiale informativo infatti c’è anche quello rivolto a persone che magari vorrebbero inserire nel proprio testamento un lascito a favore dei bisognosi ma non sanno come fare.
Nel corso della serata è stato offerto anche qualche dato, per rendere ancor più chiaro quanto grande sia il bene che viene fatto dalla mensa meneghina. Dal bilancio sociale 2023-2024 è risultato infatti che sono stati distribuiti 19.756 pasti in un anno. Gli ospiti accolti sono stati per il 28% italiani (118 persone) e per il 72% stranieri, provenienti soprattutto dall’Africa, seguiti da Sud America, Asia ed Europa. La fascia di età più rappresentata è stata quella tra i 31 e i 67 anni; solo 43 ospiti sono over 67 e 43 under 30.
Nel dialogo finale, i frati hanno ricordato che la vera sfida non è solo “fare qualcosa” per gli altri, ma farlo con uno sguardo profondo e attento. “A volte basta fermarsi ad ascoltare, senza fretta – ha sottolineato frate Luca –. La domanda da porsi è sempre: sto aiutando davvero bene questa persona?”. Frate Gabriele ha aggiunto: “È importante pregare e cercare di avere uno sguardo il più profondo possibile”.

La serata si è chiusa con musica e un momento di preghiera, lasciando nei presenti un messaggio semplice ma potente: prendersi cura dei fratelli significa non solo dare, ma condividere, ascoltare e camminare insieme, passo dopo passo.
L’incontro si è inserito nella rassegna “Pace con il creato”, iniziata lo scorso 1° settembre e che proseguirà fino al 4 ottobre. Il prossimo appuntamento si terrà sabato 20 settembre alle ore 15:00 presso il Monastero di San Giuseppe in Capriate San Gervasio, dove si svolgerà un momento di preghiera e riflessione con le Sorelle Clarisse Cappuccine.

A impreziosire l’incontro è stata la musica del Corpo Musicale di Cernusco Lombardone, che, diretto dal maestro Damiano Cricrì e seguito dalla voce di Agnese del gruppo “Povere Note”, ha regalato brani musicali tra una testimonianza e l’altra, creando un clima di ascolto e di fraternità.
Per introdurre la serata, frate Luca ha richiamato un passo delle Fonti Francescane, la vicenda dei ladroni che vivevano vicino all’eremo di Montecasale. Si trattava di briganti che rubavano e facevano del male, ma ogni tanto chiedevano carità e cibo ai frati. Questi, divisi sul fatto di dare loro da mangiare, avevano chiesto consiglio a Francesco. Il Santo aveva risposto di prendere per loro buon pane e buon vino, apparecchiando la tavola e accogliendo i briganti come fratelli, chiedendo però loro di non percuotere più le persone. Il giorno dopo, aggiungendo altro cibo, un’altra richiesta. Nel tempo, questo portò quei ladroni a convertirsi.

Frate Luca Volonté
“Non basta rispondere al bisogno immediato – ha spiegato frate Luca – ma occorre creare un clima di accoglienza, di rispetto e di ascolto. Noi ci siamo dati quattro parole guida: attesi, accolti, ascoltati, accompagnati”. La missione dunque non è solo “fare del bene”, ma bensì “fare bene del bene”. Dalla lettura proposta, frate Luca ha evidenziato come spesso, quando si pensa al cibo per i bisognosi, si tenda pensare a scarti, avanzi, cose a poco prezzo. Come disse San Francesco, invece: “Buon pane e buon vino” e dunque “fare bene del bene”.
La testimonianza di frate Luca ha portato a conoscenza il pubblico non solo dei diversi servizi offerti alla mensa, come l’erogazione pasti caldi, vestiti e docce che vengono quotidianamente offerti, ma anche di percorsi di rinascita, come la vicenda di una donna italiana finita in strada, dove ha conosciuto un altro senza tetto originario dal Marocco. Entrambi, grazie all’incontro con i frati e riponendosi nelle loro mani, sono riusciti passo dopo passo a costruirsi una nuova vita, fino a trovare lavoro, una casa e infine a sposarsi.

Frate Gabriele Trivellin
Le mense francescane oltre al sostegno materiale e al centro di ascolto, propongono infatti anche occasioni per dar vita a un senso di rinascita nelle persone. Un concreto esempio sono i laboratori di teatro, poesia e fotografia. “Non sono solo corpi da vestire o stomaci da riempire – ha sottolineato frate Luca – ma persone ricche di umanità che hanno bisogno di esprimersi”. Significativo il racconto di un senza tetto che, vedendosi ritratto in una fotografia scattata durante il laboratorio, si è commosso: “Sono davvero così bello?”. “Spesso l’etichetta che ci viene data è quella con cui poi tendiamo a vederci, quando in realtà siamo altro”.

Se l’operato di frate Luca si può dire sia quello di “prima linea”, servendo direttamente i bisognosi, gestendo il centro d’ascolto e altri servizi che vengono offerti, di diversa natura è invece il compito di frate Gabriele Trivellin, che lavora “dietro le quinte”. La sua è stata una testimonianza rispetto all’importanza dell’organizzazione e della gestione, spesso invisibile ma essenziale di grossi centri. Lui stesso, chiamato a occuparsi di questo, a 57 anni ha accettato la sfida e ha conseguito un master per migliorare la comunicazione e le raccolte fondi, consapevole che anche la fraternità ha bisogno di competenza e struttura.
“La prima cosa è raccontare il bene che c’è, e anche in questo caso cercando di farlo bene”, ha spiegato. “Occorre narrare, costruire collaborazioni, sostenere chi lavora in prima linea”.

Le mense Francescane sono oggi attive in diverse città del Nord Italia – Milano, Verona, Piacenza, Monza, Torino, Parma, Bologna – e continuano una tradizione che risale addirittura al tempo della guerra, quando furono punto di riferimento per intere famiglie. La loro gestione però è tutt’altro che semplice. Oltre ai volontari, indispensabili sono anche risorse economiche per l’acquisto di cibo e manutenzione delle strutture. Per questo motivo l’operato di frate Gabriele è fondamentale per continuare a far conoscere quanto i Francescani fanno, raggiungere il cuore e la coscienza delle persone che poi scelgono di sostenere la loro missione.

Le risorse, è stato ricordato, sono necessarie anche per gestire le infermerie che i frati hanno a disposizione per loro. “Del resto anche noi invecchiamo e a un certo punto della vita abbiamo bisogno dell’aiuto dei nostri fratelli”. Attraverso lettere, depliant e altro materiale informativo, frate Gabriele fa conoscere quanto viene svolto quotidianamente e spiega alle persone come possono aiutare, persino dopo la loro morte. Tra il materiale informativo infatti c’è anche quello rivolto a persone che magari vorrebbero inserire nel proprio testamento un lascito a favore dei bisognosi ma non sanno come fare.
Nel corso della serata è stato offerto anche qualche dato, per rendere ancor più chiaro quanto grande sia il bene che viene fatto dalla mensa meneghina. Dal bilancio sociale 2023-2024 è risultato infatti che sono stati distribuiti 19.756 pasti in un anno. Gli ospiti accolti sono stati per il 28% italiani (118 persone) e per il 72% stranieri, provenienti soprattutto dall’Africa, seguiti da Sud America, Asia ed Europa. La fascia di età più rappresentata è stata quella tra i 31 e i 67 anni; solo 43 ospiti sono over 67 e 43 under 30.
Nel dialogo finale, i frati hanno ricordato che la vera sfida non è solo “fare qualcosa” per gli altri, ma farlo con uno sguardo profondo e attento. “A volte basta fermarsi ad ascoltare, senza fretta – ha sottolineato frate Luca –. La domanda da porsi è sempre: sto aiutando davvero bene questa persona?”. Frate Gabriele ha aggiunto: “È importante pregare e cercare di avere uno sguardo il più profondo possibile”.

La serata si è chiusa con musica e un momento di preghiera, lasciando nei presenti un messaggio semplice ma potente: prendersi cura dei fratelli significa non solo dare, ma condividere, ascoltare e camminare insieme, passo dopo passo.
L’incontro si è inserito nella rassegna “Pace con il creato”, iniziata lo scorso 1° settembre e che proseguirà fino al 4 ottobre. Il prossimo appuntamento si terrà sabato 20 settembre alle ore 15:00 presso il Monastero di San Giuseppe in Capriate San Gervasio, dove si svolgerà un momento di preghiera e riflessione con le Sorelle Clarisse Cappuccine.
E.Ma.