Olgiate: per 11 alunni niente scuolabus. Alla lettera di una madre risponde il Sindaco

A Olgiate Molgora da quest’anno scolastico le famiglie degli alunni di prima media hanno potuto scegliere tra due modelli di orario: 30 ore o 36 ore settimanali. Un’opportunità da cui però derivano anche delle conseguenze. Sin da gennaio 2025 infatti l’amministrazione comunale ha incontrato le famiglie spiegando che per coloro che avrebbero scelto le 30 ore non sarebbero stati garantiti i laboratori extra-scolastici finanziati dal Comune e non sarebbe stata prevista la corsa di ritorno in scuolabus per i tre giorni a settimana in cui i figli come da programma escono prima rispetto ai compagni, né alcuna riduzione tariffaria per il mancato utilizzo dello scuolabus. 
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Il sindaco Giovanni Battista Bernocco e l'assessore all'Istruzione Paola Colombo
Già lo scorso maggio a questa redazione era pervenuta la lettera di un genitore che lamentava il fatto che il proprio figlio – avendo scelto le 30 ore – non avrebbe potuto seguire le attività extrascolastiche. In quell’occasione aveva risposto l’assessore all’Istruzione Paola Colombo, spiegando brevemente che il Comune era stato chiaro sin da gennaio sulle conseguenze della scelta del “modello ridotto”; che naturalmente le insegnanti, avendo solo 30 ore a disposizione anziché 36, avrebbero dato priorità al completamento dei programmi scolastici piuttosto che alle attività extracurricolari; che il trasporto non sarebbe stato garantito poiché prevedere corse ulteriori di scuolabus solo per una decina di bambini avrebbe avuto un costo esorbitante. 

A scuola iniziata da pochi giorni, è pervenuta un’altra lettera, questa volta di un genitore che lamenta la mancata possibilità del ritorno in scuolabus per il proprio figlio che ha optato per le 30 ore settimanali. Abbiamo sottoposto il quesito al sindaco Giovanni Battista Bernocco, che non ha tardato a rispondere. Ma prima, ecco la lettera: 
Mezza classe a piedi: a Olgiate M. il diritto al trasporto non vale per tutti

L’anno scolastico è cominciato, ma per 11 bambini su 22 (50%) in una classe della scuola secondaria di primo grado di Olgiate Molgora, il rientro a casa resta un’incognita. La metà della classe non ha un servizio scuolabus garantito.

Il Comune aveva incontrato le famiglie il 1° settembre, ammettendo le difficoltà per chi ha scelto il modulo scolastico da 30 ore, dato che i bandi per il trasporto erano stati strutturati solo sulla base del tempo scuola da 36 ore.

Quell’incontro si è chiuso con la promessa di una comunicazione formale, che non è mai arrivata. Nessuna mail. Nessuna indicazione concreta.

La scuola ha aperto le porte, ma le famiglie si sono ritrovate senza risposte, senza sapere se i propri figli sarebbero tornati a casa a piedi, in auto o – auspicabilmente – in pulmino.
Alle e-mail non è mai stato dato seguito. E agli impegni presi a voce, nemmeno una parola di conferma.

Questa situazione non è un semplice disguido tecnico: è una disuguaglianza reale.
Un gruppo di bambini, per la sola “colpa” di aver scelto un modulo orario perfettamente legittimo, si ritrova escluso da un servizio essenziale. Le famiglie, già penalizzate sul piano organizzativo, continuano a pagare per un servizio che – di fatto – non esiste.

Non si tratta solo di logistica. Si tratta di dignità. Di diritto allo studio.
Alcuni genitori hanno dovuto lasciare il lavoro per recuperare i figli. Ma il dato più grave è che questo disagio colpisce solo alcuni, e sempre gli stessi: quelli che hanno scelto il tempo scuola da 30 ore.

A rendere la situazione ancora più assurda è la comunicazione inviata dall’Amministrazione comunale questa mattina (15 settembre), a scuola già avviata, con cui si propone di attivare una corsa straordinaria nei giorni di martedì, giovedì e venerdì per coprire il rientro dei bambini del tempo scuola a 30 ore.
Peccato che i giorni corretti siano lunedì, mercoledì e giovedì: un errore che dimostra quanto poco concreto e informato sia l’approccio dell’ente.

Inoltre, il servizio sarà attivato solo se ci saranno almeno 10 adesioni, e i costi – non ancora noti – saranno in parte a carico delle famiglie. Una soluzione precaria, ritardata, e discriminatoria rispetto al servizio garantito agli altri bambini.

Durante l’incontro, l’Amministrazione ha dichiarato che non è possibile rimodulare le tariffe, perché ciò andrebbe “a discapito degli altri utenti”.
Ha definito questa situazione una “questione politica”.

Ma i bambini non sono – e non devono diventare – una questione politica.
Le amministrazioni possono avere orientamenti diversi, ma hanno un dovere comune: garantire equità, trasparenza e comunicazione chiara ai cittadini.

Qui è mancato tutto.

E vale la pena ricordarlo:
questi bambini saranno i medici e gli infermieri che ci cureranno, gli idraulici che chiameremo quando un tubo perde, le maestre dei nostri nipoti.
Saranno anche i futuri sindaci e assessori, a cui oggi stiamo insegnando che le “questioni politiche” vengono prima dell’uguaglianza, del diritto allo studio e dei bambini. Ditemi voi cosa dovremmo rispondere, noi genitori, quando i nostri figli ci chiedono:
“Perché noi no? Perché non possiamo prendere il pulmino come gli altri?”

Mamma e cittadina

“Siamo perfettamente al corrente della situazione. Le famiglie di questi 11 bambini sono state incontrate sin da inizio anno, da gennaio 2025, e a loro abbiamo detto che non avrebbero avuto lo scuolabus nei giorni in cui i figli sarebbero usciti prima” ha spiegato il primo cittadino. “Hanno voluto scegliere comunque le 30 ore, consapevoli di questo. Come abbiamo già chiarito, il Comune è ora disposto a finanziare, oltre a quello che già paga per abbattere le spese dello scuolabus per tutti, il 70% delle nuove corse che servirebbero per soddisfare le 11 famiglie, ma loro dovrebbero contribuire con una spesa di circa 35 euro al mese ciascuno oltre a quello che già pagano. L’unica condizione è che questo servizio venga però usufruito per tutto l’anno” ha proseguito Bernocco, tenendo inoltre a specificare un dettaglio: “Lo scuolabus non è un servizio che obbligatoriamente il Comune è tenuto a offrire, ma noi come altri Comuni lo facciamo”. Infine ha chiarito che quello dei giorni "sbagliati" nell'avviso inviato alle famiglie è stato un mero errore degli Uffici, ma che ovviamente la proposta vale per i tre giorni di uscita anticipata: lunedì, mercoledì e giovedì.
E.Ma.
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