Nuovo ponte: in 300 all'assemblea dei comuni, per tutti la soluzione di RFI e Regione è disastrosa e inaccettabile

Se nel 2016 la Soprintendenza aveva ritenuto “troppo invasivo” il progetto di riqualificazione del san Michele (20 milioni di euro per una durata prevista di 50 anni) con opere di rinforzo strutturale che non ne avrebbero modificato l'aspetto architettonico, oggi come si esprimerebbe sulle ipotesi di RFI, tra cui quella più gettonata a 30 metri dall'attuale viadotto, una altezza di 10 metri, contro i sette attuali, due corsie e due binari ferroviari (costo 350 milioni di euro)?
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Come può pensare la Regione, per il tramite del suo sottosegretario leghista Mauro Piazza, di essere credibile sostenendo che, una volta individuato lo scenario (ponte a 30 metri a sud del san Michele) e realizzatolo, in attesa delle opere viabilistiche compensative sul territorio circostante, si manterranno le attuali limitazioni in vigore sul viadotto?
Come può parlare la Regione, per il tramite dell'assessore Claudia Maria Terzi, di una “volontà e necessità di andare avanti uniti per trovare una soluzione condivisa”, quando nel dibattito pubblico con RFI (preposta alla realizzazione delle ferrovie) nessun esponente di Regione (preposta alla realizzazione delle strade) è mai stato presente lasciando di fatto monco il dialogo?
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Fabio Vergani sindaco di Imbersago

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Gianpaolo Torchio, sindaco di Paderno

Come si può anche solo ipotizzare l'attraversamento dell'abitato di Paderno e di altri piccoli comuni di una linea merci ad alta capacità, con convogli fino a 750 metri, in orario notturno e in spazi temporali ridotti?
A fronte di una previsione di aumento di traffico, con un ponte parallelo al san Michele, pari al 60% in più nelle ore di punta, oltre il 50% di transiti in più sulla giornata (da 5700 veicoli a poco meno di 14mila, di cui 2000 riconducibili a mezzi pesanti, ad oggi le proposte infrastrutturali di Regione sono pari a zero.
Un quadro a dir poco preoccupante e catastrofico, a cui andrà incontro il territorio meratese, non solo quello dei quattro comuni (Paderno. Robbiate, Verderio, Imbersago) che hanno organizzato l'incontro, cui hanno partecipato almeno 300 persone, immobili e attente (e anche spaventate, ndr) per tre ore sotto il tendone del centro sportivo di via Airoldi.

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Scenario a cui si aggiungono abbattimenti di case (solo l'ipotesi con ponte a Imbersago prevede l'abbattimento totale di una palazzina abitata da 25 famiglie), cancellazione di attività commerciali, chiusura di passaggi e transiti con evidenti ripercussioni.
Lontani da un atteggiamento di chiusura e “no a prescindere” i primi cittadini hanno subito chiarito che la volontà è quella di un nuovo ponte, ma nel posto giusto per preservare la qualità della vita delle persone e delle comunità, la storia e la natura dei territori, il potenziale del tessuto economico e commerciale, il valore paesaggistico di uno scorcio che Regione stessa ha individuato tra le 70 visuali sensibili di Lombardia.
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Danilo Villa, sindaco di Verderio

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Marco Magni, sindaco di Robbiate

Dopo avere tratteggiato la situazione, ripercorrendo le tappe di un cammino lungo, con diversi soggetti in campo, tanti rallentamenti e silenzi, e che ora ha subìto una accelerazione, i sindaci hanno presentato ai cittadini una proposta che sarà poi inviata a RFI per una valutazione, entro l'11 di agosto, termine ultimo per le “istanze”.
Per quanto riguarda il traffico viario la proposta è di realizzare un attraversamento a circa 1,6 km a sud dall'attuale nei pressi della cava di Medolago, che congiunga la zona di Paderno con l'attuale tangenzialina realizzata vicino a Italcementi, senza interferenze né disturbi all'esistente (cono visivo del san Michele compreso).
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Recupero del progetto del 2016 sull'attuale viadotto per quanto riguarda il trasporto ferroviario dei passeggeri con potenziamento del transito sino a 70 km orari.
Realizzazione della gronda merci sud, già prevista e “studiata”, con intersezione nelle aree della Pedemontana senza intaccare territori antropizzati e impensabili da invadere con trasporti ad alta intensità.
Al termine della presentazione è stato lasciato spazio agli interventi da parte del pubblico. Molti hanno espresso preoccupazione, perplessità, paura e anche risentimento per l'atteggiamento di regione Lombardia che, tra le ultime cose, ha coinvolto in un incontro i sindaci dell'area bergamasca, posticipando a data non stabilita (per non dire escludendo) quelli dell'area lecchese e monzese.

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S.V.
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