L’arroganza leghista che una volta si chiamava sussidiarietà
Adesso è lecito attendersi una presa di posizione di Mauro Piazza sia nella sua veste di sottosegretario regionale sia come “capo” riconosciuto della Lega lecchese. Lo sgarbo istituzionale dell’assessora Claudia Maria Terzi, leghista di Osio Sotto, non può passare sotto il silenzio interessato degli uomini del centrodestra che, in filiera, rappresentano la maggioranza in Consiglio regionale lombardo.

La Lega di Umberto Bossi, quella che poggiava il suo credo sulla sussidiarietà non esiste più. E questo è un fatto ormai acclarato. Soprassediamo sulla pietosa fotografia che fissa Massimo Panzeri che mostra a Matteo Salvini il fantasioso progetto di un nuovo ponte, come fosse l’intermediario del territorio anziché un emerito signor nessuno. E soprassediamo sul progetto stesso che dall’ingabbiatura del ponte si è passati a un affiancamento.


Ma incontrare i sindaci bergamaschi e ignorare tutti quelli lecchesi e della sponda ovest non è assolutamente accettabile. E se la Lega locale per ragioni di bottega non se la sente di porre in discussione l’avvocata Terzi è auspicabile che lo facciano gli alleati, a partire da Fratelli d’Italia, che resta pur sempre il partito di riferimento della coalizione di centrodestra.
Già la Terzi aveva annunciato il commissario, per mettere ai margini le Istituzioni locali. Ora addirittura evita il confronto.
Qui, lo si vuol dire con chiarezza, tutti vogliamo un nuovo ponte. Ma nel posto giusto. La rete stradale che porta al San Michele è già oggi intasata. Ebbene secondo le previsioni della Regione stessa con un ponte affiancato all’attuale il numero di auto in transito ogni giorno passerà da 5.700 a 13.950 (+ 150%) e i mezzi pesanti da zero a 2mila sempre al giorno.
E’ evidente che a quel punto il problema non sarà scavalcare l’Adda ma come arrivarci al cavalcavia. Per ciò i sindaci si confrontano su ipotesi alternative. I leghisti a Imbersago avrebbero dovuto chiedere al loro Capo mezzo miliardo dei 14 che intende destinare al ponte sullo Stretto per realizzare un’opera in luogo adeguato con i necessari collegamenti alla grande viabilità.
Invece hanno preferito mostrare un progetto del tutto estraneo al dibattito di coloro che stanno lavorando da tempo per arrivare alla migliore soluzione possibile.
Ma se la Terzi pensa davvero di imporre la sua volontà temiamo che stia prendendo un grosso abbaglio. Il territorio non si farà mettere i piedi in testa.
Non fu così con la Po Valley non sarà cosi con Claudia Maria Terzi.

Claudia Terzi e Mauro Piazza
La Lega di Umberto Bossi, quella che poggiava il suo credo sulla sussidiarietà non esiste più. E questo è un fatto ormai acclarato. Soprassediamo sulla pietosa fotografia che fissa Massimo Panzeri che mostra a Matteo Salvini il fantasioso progetto di un nuovo ponte, come fosse l’intermediario del territorio anziché un emerito signor nessuno. E soprassediamo sul progetto stesso che dall’ingabbiatura del ponte si è passati a un affiancamento.


Ma incontrare i sindaci bergamaschi e ignorare tutti quelli lecchesi e della sponda ovest non è assolutamente accettabile. E se la Lega locale per ragioni di bottega non se la sente di porre in discussione l’avvocata Terzi è auspicabile che lo facciano gli alleati, a partire da Fratelli d’Italia, che resta pur sempre il partito di riferimento della coalizione di centrodestra.
Già la Terzi aveva annunciato il commissario, per mettere ai margini le Istituzioni locali. Ora addirittura evita il confronto.
Qui, lo si vuol dire con chiarezza, tutti vogliamo un nuovo ponte. Ma nel posto giusto. La rete stradale che porta al San Michele è già oggi intasata. Ebbene secondo le previsioni della Regione stessa con un ponte affiancato all’attuale il numero di auto in transito ogni giorno passerà da 5.700 a 13.950 (+ 150%) e i mezzi pesanti da zero a 2mila sempre al giorno.
E’ evidente che a quel punto il problema non sarà scavalcare l’Adda ma come arrivarci al cavalcavia. Per ciò i sindaci si confrontano su ipotesi alternative. I leghisti a Imbersago avrebbero dovuto chiedere al loro Capo mezzo miliardo dei 14 che intende destinare al ponte sullo Stretto per realizzare un’opera in luogo adeguato con i necessari collegamenti alla grande viabilità.
Invece hanno preferito mostrare un progetto del tutto estraneo al dibattito di coloro che stanno lavorando da tempo per arrivare alla migliore soluzione possibile.
Ma se la Terzi pensa davvero di imporre la sua volontà temiamo che stia prendendo un grosso abbaglio. Il territorio non si farà mettere i piedi in testa.
Non fu così con la Po Valley non sarà cosi con Claudia Maria Terzi.
Claudio Brambilla