Novate: l'ultimo saluto a Luca Brigatti, poliziotto morto a 48 anni dopo una lotta contro il crimine. Il suo "testamento"
“Ha combattuto la sua buona battaglia, ha terminato la sua corsa, ha conservato la fede”.
Prendendo spunto dalla lettera di san Paolo a Timoteo, don Eugenio Folcio ha così decritto la lotta quotidiana che Luca Brigatti, 48 anni a settembre, morto improvvisamente martedì mattina all'ospedale Monzino a seguito di complicanze cardiache, combatteva da oltre 25 anni contro il crimine, nella sua veste di uomo della Polizia di Stato e di esperto informatico.
Una lotta contro il male quello “più subdolo, che si manifesta in maniera ammiccante e affligge i più deboli e indifesi. Nascosto dietro le parole pedopornografia, mafia, terrorismo, corruzione. Luca combatteva tutto questo ogni giorno, una battaglia contro colossi ma che lui portava avanti con convinzione, serietà, professionalità, dedizione”.

Sono state tantissime le persone, tra parenti, amici, colleghi della Questura e del tribunale di Milano con il picchetto d'onore ai piedi dell'altare, accanto al feretro, dell'associazione Psycho dog, che quest'oggi gli hanno tributato l'estremo saluto.
Una morte improvvisa giunta dopo un malore accusato lo scorso giovedì mentre si trovava al lavoro: una corsa in auto dal papà e poi l'accesso all'istituto cardiologico di Milano. Due operazioni e la terza in attesa, per dare una speranza. Ma il destino aveva già scelto diversamente.

Don Eugenio, che nel 2019 aveva invitato Luca a parlare ai genitori sui rischi della rete, lo attendeva nelle prossime settimane per incontrare gli adolescenti, ormai schiavi della tecnologia e raccontare loro, forte della sua esperienza, cosa si nasconde dietro la rete.

“Luca combatteva quel male che non ha un volto brutale ma camaleontico, che si nasconde dietro il denaro che diventa idolo e prepotenza, che affanna i più piccoli. Il suo cuore che si è spezzato è come quello di Gesù sulla croce che ha sgorgato sangue e acqua dopo che è stato trapassato dalla lancia del soldato. Era un cuore ferito dalla battaglia contro il male. Per questo, nel suo testamento, Luca ci dice “Non abbiate paura di spendere ogni singolo istante della vita per il bene, non abbiate paura se il male vi percuote, non abbiate paura delle delusioni, delle amarezze, non abbiate paura di mettercela tutta, non abbiate paura dei limiti e delle sconfitte”. Questa è la sua eredità”.

A chiudere la funzione sono stati il ricordo affettuoso e straziato dal dolore della compagna Stefania con la quale Luca aveva intrapreso una relazione da inizio anno, e poi di una amica dell'associazione Psycho dog, che lui frequentava data la sua passione per i cani.
Due testimonianze cariche di dolore ma anche di gratitudine e stima per quanto ha saputo trasmettere pur nel suo breve tratto di vita, a chi gli stava attorno.
Prendendo spunto dalla lettera di san Paolo a Timoteo, don Eugenio Folcio ha così decritto la lotta quotidiana che Luca Brigatti, 48 anni a settembre, morto improvvisamente martedì mattina all'ospedale Monzino a seguito di complicanze cardiache, combatteva da oltre 25 anni contro il crimine, nella sua veste di uomo della Polizia di Stato e di esperto informatico.


Sono state tantissime le persone, tra parenti, amici, colleghi della Questura e del tribunale di Milano con il picchetto d'onore ai piedi dell'altare, accanto al feretro, dell'associazione Psycho dog, che quest'oggi gli hanno tributato l'estremo saluto.
Una morte improvvisa giunta dopo un malore accusato lo scorso giovedì mentre si trovava al lavoro: una corsa in auto dal papà e poi l'accesso all'istituto cardiologico di Milano. Due operazioni e la terza in attesa, per dare una speranza. Ma il destino aveva già scelto diversamente.

Don Eugenio, che nel 2019 aveva invitato Luca a parlare ai genitori sui rischi della rete, lo attendeva nelle prossime settimane per incontrare gli adolescenti, ormai schiavi della tecnologia e raccontare loro, forte della sua esperienza, cosa si nasconde dietro la rete.

“Luca combatteva quel male che non ha un volto brutale ma camaleontico, che si nasconde dietro il denaro che diventa idolo e prepotenza, che affanna i più piccoli. Il suo cuore che si è spezzato è come quello di Gesù sulla croce che ha sgorgato sangue e acqua dopo che è stato trapassato dalla lancia del soldato. Era un cuore ferito dalla battaglia contro il male. Per questo, nel suo testamento, Luca ci dice “Non abbiate paura di spendere ogni singolo istante della vita per il bene, non abbiate paura se il male vi percuote, non abbiate paura delle delusioni, delle amarezze, non abbiate paura di mettercela tutta, non abbiate paura dei limiti e delle sconfitte”. Questa è la sua eredità”.

A chiudere la funzione sono stati il ricordo affettuoso e straziato dal dolore della compagna Stefania con la quale Luca aveva intrapreso una relazione da inizio anno, e poi di una amica dell'associazione Psycho dog, che lui frequentava data la sua passione per i cani.
Due testimonianze cariche di dolore ma anche di gratitudine e stima per quanto ha saputo trasmettere pur nel suo breve tratto di vita, a chi gli stava attorno.
S.V.