Madonna del Bosco, “Il Giubileo oggi: giustizia e carità” con Luciano Gualzetti (Caritas)
Nella serata di venerdì 6 giugno, presso la Casa del Pellegrino del Santuario della Madonna del Bosco, si è tenuto il terzo e ultimo incontro del ciclo dedicato ai valori del Giubileo 2025, intitolato “La Speranza non delude”. Un appuntamento di profondo significato, che ha visto come protagonista Luciano Gualzetti, direttore della Caritas dell’Arcidiocesi di Milano, chiamato da padre Giulio Binaghi e dal consigliere comunale di Imbersago Francesco Cagliani a guidare la riflessione tra i valori di giustizia e carità

Cosa ci sta chiedendo questo Giubileo?”, ha esordito il relatore. “Di ripensare la nostra fede, di viverla come attesa, responsabilità, speranza”. Partendo da una visione cristiana che vede la fede come motore di azioni concrete e responsabili, Gualzetti ha invitato i presenti a superare la visione puramente emotiva della carità, per comprenderla come azione incarnata dell’amore di Cristo e strumento di testimonianza viva. “Non si può dare per carità ciò che è dovuto per giustizia”, ha ribadito con forza il relatore. La carità, ha spiegato, non può essere una forma di “compensazione” morale dei privilegi di chi ha di più, ma deve nascere da una profonda consapevolezza delle dinamiche di disuguaglianza e ingiustizia che permeano il tessuto sociale.

Il cuore dell’intervento ha dunque riguardato l’intreccio indissolubile tra giustizia e carità, due pilastri che – come ribadito più volte dal compianto Papa Bergoglio – non possono essere separati: senza giustizia, la carità rischia di ridursi ad assistenzialismo; e al tempo stesso, la carità va oltre la giustizia, aprendosi all’amore gratuito e alla misericordia. Gualzetti ha, inoltre, ricordato come l’azione della Caritas non si limiti alla risposta immediata al bisogno, ma si orienti anche e soprattutto alla trasformazione dei meccanismi che generano marginalità. Una missione che, come ha affermato l’arcivescovo Mario Delpini, richiede di evitare la generosità del superfluo, promuovendo invece una condivisione che parte dalla giustizia.

Nel suo intervento, il direttore della Caritas Ambrosiana ha portato esempi concreti di come la disuguaglianza sia strutturale e sistemica. Ha parlato, ad esempio, del diritto all’abitare, oggi gravemente compromesso da affitti insostenibili, carenza di alloggi sociali, ritardi nelle assegnazioni e politiche urbanistiche che spesso escludono i più fragili. Un passaggio particolarmente significativo ha riguardato la celebre frase di don Lorenzo Milani: “Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”. A partire da questa provocazione, Gualzetti ha spiegato l’importanza di politiche attive e differenziate, capaci di intervenire sulle cause e non solo sugli effetti della povertà.

A fine serata, lo spazio è stato dedicato alle domande del pubblico, che ha voluto approfondire i molti stimoli proposti: che ruolo può avere il singolo cittadino nel promuovere giustizia? Come evitare che la carità si riduca a semplice elemosina? In che modo le istituzioni possono collaborare con il mondo del volontariato per costruire una società più equa?

Domande vive e sentite, che hanno confermato come il tema del Giubileo, con la sua chiamata alla speranza e all’impegno, tocchi corde profonde anche nella quotidianità di chi sceglie di mettersi al servizio del prossimo.

Cosa ci sta chiedendo questo Giubileo?”, ha esordito il relatore. “Di ripensare la nostra fede, di viverla come attesa, responsabilità, speranza”. Partendo da una visione cristiana che vede la fede come motore di azioni concrete e responsabili, Gualzetti ha invitato i presenti a superare la visione puramente emotiva della carità, per comprenderla come azione incarnata dell’amore di Cristo e strumento di testimonianza viva. “Non si può dare per carità ciò che è dovuto per giustizia”, ha ribadito con forza il relatore. La carità, ha spiegato, non può essere una forma di “compensazione” morale dei privilegi di chi ha di più, ma deve nascere da una profonda consapevolezza delle dinamiche di disuguaglianza e ingiustizia che permeano il tessuto sociale.

Il cuore dell’intervento ha dunque riguardato l’intreccio indissolubile tra giustizia e carità, due pilastri che – come ribadito più volte dal compianto Papa Bergoglio – non possono essere separati: senza giustizia, la carità rischia di ridursi ad assistenzialismo; e al tempo stesso, la carità va oltre la giustizia, aprendosi all’amore gratuito e alla misericordia. Gualzetti ha, inoltre, ricordato come l’azione della Caritas non si limiti alla risposta immediata al bisogno, ma si orienti anche e soprattutto alla trasformazione dei meccanismi che generano marginalità. Una missione che, come ha affermato l’arcivescovo Mario Delpini, richiede di evitare la generosità del superfluo, promuovendo invece una condivisione che parte dalla giustizia.

Nel suo intervento, il direttore della Caritas Ambrosiana ha portato esempi concreti di come la disuguaglianza sia strutturale e sistemica. Ha parlato, ad esempio, del diritto all’abitare, oggi gravemente compromesso da affitti insostenibili, carenza di alloggi sociali, ritardi nelle assegnazioni e politiche urbanistiche che spesso escludono i più fragili. Un passaggio particolarmente significativo ha riguardato la celebre frase di don Lorenzo Milani: “Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”. A partire da questa provocazione, Gualzetti ha spiegato l’importanza di politiche attive e differenziate, capaci di intervenire sulle cause e non solo sugli effetti della povertà.

A fine serata, lo spazio è stato dedicato alle domande del pubblico, che ha voluto approfondire i molti stimoli proposti: che ruolo può avere il singolo cittadino nel promuovere giustizia? Come evitare che la carità si riduca a semplice elemosina? In che modo le istituzioni possono collaborare con il mondo del volontariato per costruire una società più equa?

Domande vive e sentite, che hanno confermato come il tema del Giubileo, con la sua chiamata alla speranza e all’impegno, tocchi corde profonde anche nella quotidianità di chi sceglie di mettersi al servizio del prossimo.
M.Pen.