Montevecchia: trasferito nel carcere di Ferrara Mohamed Ghonim, il presunto affiliato alla jihad islamica
Questa mattina Mohamed Ghonim, il 20enne egiziano residente a Montevecchia in via san Francesco, ritenuto affiliato alla jihad e trovato in possesso di materiale utile per la costruzione di ordigni atti a compiere atti terroristici, è stato trasferito dal carcere di Lecco a quello di Ferrara, predisposto per le detenzioni di massima sicurezza che invece Pescarenico non era in grado di assicurare.
Una decisione, come spiegato dal suo legale avvocato Giovanni Lombardo, che era attesa ma che non si pensava sarebbe stata concretizzata così velocemente, tanto da non avere lasciato il tempo per un ulteriore colloquio in carcere dopo quello antecedente l'udienza di convalida davanti al magistrato lecchese, durante la quale il giovane si è avvalso della facoltà di non rispondere.
“Il mio assistito è stato trasferito in un carcere ad alta sicurezza questa mattina. Durante l'udienza di convalida dei giorni scorsi si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ora servirà valutare se riproporre il riesame verso una misura cautelare diversa e meno afflittiva. Le esigenze cautelare dei giorni scorsi non consentivano di pensare ai domiciliari visto che il materiale oggetto dell'indagine, come le chiavette usb e i beni rinvenuti, si trovava presso l'abitazione. Si potrà valutare il riesame solamente dopo aver conosciuto approfonditamente la sua versione dei fatti. Al momento non posso dire altro”.
Il giovane, studente in farmacia, primo di tre fratelli, risiede con la famiglia a Montevecchia, e stando ai vicini di casa appariva come una persona bene integrata e lontana da qualsiasi tipo di sospetto.
Su di lui pende l'accusa di detenzione di materiale con finalità di terrorismo. L'indagine, portata avanti dalla Digos di Milano e dalla Questura di Lecco, era sfociata nell'arresto all'alba dello scorso 21 maggio presso la zona residenziale di Montevecchia. Il giovane risultava essere attivo su una piattaforma social in qualità di amministratore di un canale di propaganda jihadista, tramite la quale manteneva anche contatti con esponenti dello Stato Islamico.
Una decisione, come spiegato dal suo legale avvocato Giovanni Lombardo, che era attesa ma che non si pensava sarebbe stata concretizzata così velocemente, tanto da non avere lasciato il tempo per un ulteriore colloquio in carcere dopo quello antecedente l'udienza di convalida davanti al magistrato lecchese, durante la quale il giovane si è avvalso della facoltà di non rispondere.
“Il mio assistito è stato trasferito in un carcere ad alta sicurezza questa mattina. Durante l'udienza di convalida dei giorni scorsi si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ora servirà valutare se riproporre il riesame verso una misura cautelare diversa e meno afflittiva. Le esigenze cautelare dei giorni scorsi non consentivano di pensare ai domiciliari visto che il materiale oggetto dell'indagine, come le chiavette usb e i beni rinvenuti, si trovava presso l'abitazione. Si potrà valutare il riesame solamente dopo aver conosciuto approfonditamente la sua versione dei fatti. Al momento non posso dire altro”.
Il giovane, studente in farmacia, primo di tre fratelli, risiede con la famiglia a Montevecchia, e stando ai vicini di casa appariva come una persona bene integrata e lontana da qualsiasi tipo di sospetto.
Su di lui pende l'accusa di detenzione di materiale con finalità di terrorismo. L'indagine, portata avanti dalla Digos di Milano e dalla Questura di Lecco, era sfociata nell'arresto all'alba dello scorso 21 maggio presso la zona residenziale di Montevecchia. Il giovane risultava essere attivo su una piattaforma social in qualità di amministratore di un canale di propaganda jihadista, tramite la quale manteneva anche contatti con esponenti dello Stato Islamico.
