Imbersago: il Giubileo nella storia con monsignor Ennio Apeciti
Nella serata di martedì 6 maggio, tanti fedeli si sono riuniti nella penitenziaria del Santuario della Madonna del Bosco per assistere al primo dei tre incontri organizzati in collaborazione con l'Amministrazione comunale sul tema del Giubileo.

Ospite monsignor Ennio Apeciti, docente di storia della chiesa, già rettore del Pontificio Seminario Lombardo in Roma e Responsabile dell'Ufficio per le Cause dei Santi della Diocesi di Milano, che ha guidato i presenti in un excursus storico degli Anni Santi, per mostrare come essi siano riflesso della vita della chiesa e del mondo. Un percorso che ha avuto inizio con l'arrivo dei pellegrini a Roma nel Natale del 1299 per vedere Pietro, il vicario di Cristo, all'avvento del nuovo millennio, per ottenere la risurrezione. Il 22 febbraio 1300 papa Bonifacio con la bolla “Antiquorum habet digna fide relatio” indice il primo Anno Santo, con cadenza centennale per ottenere l'indulgenza plenaria. Le reliquie, il pellegrinaggio e l'indulgenza sono i pilastri che sorreggono e guidano il cammino in un periodo difficile e anomalo: lo spostamento nel 1342 di papa Clemente VI in Francia, l'epidemia di peste del 1348 e il terremoto a Roma del 1349, che distrugge e danneggia le basiliche, ma non San Pietro, che divenne così la chiesa più importante del cristianesimo.

La città distrutta e devastata chiese al Papa di concedere un'indulgenza grandiosa, appellandosi alla Bibbia, nella quale viene indicato che il Giubileo ebraico ricorre ogni cinquanta anni. Clemente VI proclamò dunque la nuova cadenza, che comportò l'avvio di movimenti che chiedevano la ricorrenza di un anno giubilare cristico e non ebraico, che si svolse nel 1390. Nel 1425 vi fu il secondo anno cristico, che ispirò l'attuale cadenza, ogni venticinquennio, del Giubileo. L'anno Santo del 1450 fu grandioso, con la canonizzazione di Bernardino da Siena e la partecipazione di diversi personaggi religiosi che vennero successivamente proclamati Santi, come Giovanni de Capestrano, Giovanni della Marca e Rita da Cascia.

Nel 1500 importante è la figura di Papa Alessandro VI, che fece scandalo per aver riconosciuto la paternità di diversi figli illegittimi e il suo dramma interiore. Il pontefice sapeva di essere peccatore, così con l'arrivo dell'anno Santo, per aspirare alla conversione, istituì la Porta Santa, simbolo dell'inizio dell'anno Santo e il significato del muro che crolla, in riferimento a Mosè, che custodiva la chiave. “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato, entrerà e uscirà e troverà pascolo”. Questo rito solenne aveva stabilito definitivamente la continuità e regolarità del Giubileo, che consentiva e consente, ancora oggi, una preparazione adeguata, con gli Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio, le prediche di San Carlo e la Via Crucis, con la prima svoltasi nel 1750 al Colosseo. Un cammino caratterizzato anche da gesti di carità, come con l'Hospitale di Santo Spirito in Sassia, le mense dei poveri di San Carlo e Gregorio XIII, le confraternite e l'ospizio per il pellegrini.

La seconda metà del 1700 diede inizio ad un periodo difficile per la Chiesa: nel 1798 Papa Pio VI fu deportato in Francia dove morì nel 1799. Il 1800 fu un secolo di silenzio e sofferenza, fino al 1884, anno in cui Leone XIII ebbe una visione di fiducia verso il ventesimo secolo, quando la Chiesa sarebbe rinata dopo cento anni di sofferenza. Durante la persecuzione degli Armeni, Pio XI decise che l'anno Santo del 1925 dovesse essere ricco di speranza, basato sull'inno di fede dell'Esposizione Missionaria. Dopo le guerre e sofferenze, nel 1950 l'Anno Santo è stato dedicato all'imitazione dei Santi per tornare alla comunione con Gesù. Con la fine della guerra del Vietnam, nel 1975 Papa Paolo VI baciò i piedi del metropolita di Melitone di Calcedonia, rappresentante di Costantinopoli, per aspirare alla comunione, unità e a una civiltà dell'amore. Durante il Giubileo del 2000, con l'inizio del nuovo millennio, papa Giovanni Paolo II esortò i Cristiani ad accogliere Cristo e ad accettare la potestà. Un segno di speranza, ispirato dall'apostolo Paolo, per infondere coraggio alla comunità cristiana a Roma, che è stato ereditato da Papa Francesco, che ha lasciato in testamento ai giovani per caratterizzare tutto il millennio. “La speranza vince ogni stanchezza, ogni crisi e ogni ansia, dandoci una motivazione forte per andare avanti, perché essa è un dono ricevuto da Dio stesso”.

Prossimo appuntamento per martedì 20 maggio con Giorgio Bernardelli e “Il Giubileo oggi: il debito dei paesi poveri e i nostri debiti”.

Padre Giulio Binaghi, monsignor Ennio Apeciti e il sindaco Fabio Vergani
Ospite monsignor Ennio Apeciti, docente di storia della chiesa, già rettore del Pontificio Seminario Lombardo in Roma e Responsabile dell'Ufficio per le Cause dei Santi della Diocesi di Milano, che ha guidato i presenti in un excursus storico degli Anni Santi, per mostrare come essi siano riflesso della vita della chiesa e del mondo. Un percorso che ha avuto inizio con l'arrivo dei pellegrini a Roma nel Natale del 1299 per vedere Pietro, il vicario di Cristo, all'avvento del nuovo millennio, per ottenere la risurrezione. Il 22 febbraio 1300 papa Bonifacio con la bolla “Antiquorum habet digna fide relatio” indice il primo Anno Santo, con cadenza centennale per ottenere l'indulgenza plenaria. Le reliquie, il pellegrinaggio e l'indulgenza sono i pilastri che sorreggono e guidano il cammino in un periodo difficile e anomalo: lo spostamento nel 1342 di papa Clemente VI in Francia, l'epidemia di peste del 1348 e il terremoto a Roma del 1349, che distrugge e danneggia le basiliche, ma non San Pietro, che divenne così la chiesa più importante del cristianesimo.

La città distrutta e devastata chiese al Papa di concedere un'indulgenza grandiosa, appellandosi alla Bibbia, nella quale viene indicato che il Giubileo ebraico ricorre ogni cinquanta anni. Clemente VI proclamò dunque la nuova cadenza, che comportò l'avvio di movimenti che chiedevano la ricorrenza di un anno giubilare cristico e non ebraico, che si svolse nel 1390. Nel 1425 vi fu il secondo anno cristico, che ispirò l'attuale cadenza, ogni venticinquennio, del Giubileo. L'anno Santo del 1450 fu grandioso, con la canonizzazione di Bernardino da Siena e la partecipazione di diversi personaggi religiosi che vennero successivamente proclamati Santi, come Giovanni de Capestrano, Giovanni della Marca e Rita da Cascia.

Nel 1500 importante è la figura di Papa Alessandro VI, che fece scandalo per aver riconosciuto la paternità di diversi figli illegittimi e il suo dramma interiore. Il pontefice sapeva di essere peccatore, così con l'arrivo dell'anno Santo, per aspirare alla conversione, istituì la Porta Santa, simbolo dell'inizio dell'anno Santo e il significato del muro che crolla, in riferimento a Mosè, che custodiva la chiave. “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato, entrerà e uscirà e troverà pascolo”. Questo rito solenne aveva stabilito definitivamente la continuità e regolarità del Giubileo, che consentiva e consente, ancora oggi, una preparazione adeguata, con gli Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio, le prediche di San Carlo e la Via Crucis, con la prima svoltasi nel 1750 al Colosseo. Un cammino caratterizzato anche da gesti di carità, come con l'Hospitale di Santo Spirito in Sassia, le mense dei poveri di San Carlo e Gregorio XIII, le confraternite e l'ospizio per il pellegrini.

La seconda metà del 1700 diede inizio ad un periodo difficile per la Chiesa: nel 1798 Papa Pio VI fu deportato in Francia dove morì nel 1799. Il 1800 fu un secolo di silenzio e sofferenza, fino al 1884, anno in cui Leone XIII ebbe una visione di fiducia verso il ventesimo secolo, quando la Chiesa sarebbe rinata dopo cento anni di sofferenza. Durante la persecuzione degli Armeni, Pio XI decise che l'anno Santo del 1925 dovesse essere ricco di speranza, basato sull'inno di fede dell'Esposizione Missionaria. Dopo le guerre e sofferenze, nel 1950 l'Anno Santo è stato dedicato all'imitazione dei Santi per tornare alla comunione con Gesù. Con la fine della guerra del Vietnam, nel 1975 Papa Paolo VI baciò i piedi del metropolita di Melitone di Calcedonia, rappresentante di Costantinopoli, per aspirare alla comunione, unità e a una civiltà dell'amore. Durante il Giubileo del 2000, con l'inizio del nuovo millennio, papa Giovanni Paolo II esortò i Cristiani ad accogliere Cristo e ad accettare la potestà. Un segno di speranza, ispirato dall'apostolo Paolo, per infondere coraggio alla comunità cristiana a Roma, che è stato ereditato da Papa Francesco, che ha lasciato in testamento ai giovani per caratterizzare tutto il millennio. “La speranza vince ogni stanchezza, ogni crisi e ogni ansia, dandoci una motivazione forte per andare avanti, perché essa è un dono ricevuto da Dio stesso”.

Prossimo appuntamento per martedì 20 maggio con Giorgio Bernardelli e “Il Giubileo oggi: il debito dei paesi poveri e i nostri debiti”.
I.Bi.