Merate: 400 risposte al sondaggio del PD su salute e accesso alle cure, tra liste di attesa e paradossi pubblico/privato

Sono stati presentati nella serata di martedì 20 giugno presso l'auditorium "Giusy Spezzaferri" di Merate i risultati del questionario "La salute per tutti", lanciato lo scorso 1° maggio dal circolo Pd locale in collaborazione con altri circoli del territorio e in accordo con i propri consiglieri regionali, insieme all'attivazione di un tavolo permanente sulla salute (clicca QUI). Sono state già 400 le persone che in poco più di un mese hanno compilato il dettagliato form, consentendo di avere una prima risposta chiara sulla situazione sanitaria in provincia di Lecco e più in particolare nel Meratese. Il modello del questionario ora verrà proposto dal Pd a livello dell'intera regione.

Emilio Del Bono, Gian Mario Fragomeli, Ausilia Fumagalli, Franco Tortorella, Mattia Salvioni


 A illustrare i risultati sono stati il segretario del circolo Pd meratese Mattia Salvioni, il dottor Franco Tortorella ex responsabile dell'Uos Prevenzione e Sorveglianza Malattie Infettive a Lecco e Monza e Ausilia Fumagalli della segreteria della federazione lecchese del Pd, presenti insieme al consigliere regionale Gian Mario Fragomeli e al vicepresidente del consiglio regionale Emilio Del Bono. Le compilazioni prese in esame sono state 360, pervenute per il 53% da cittadini del distretto del meratese, per il 22% del lecchese, per il 4% del bellanese e per il 21% da altri distretti, aventi età compresa tra i 6 e più di 90 anni, anche se il maggior numero di risposte sono arrivate dalle fasce 46-65 anni e 66-80 anni. Ad aver risposto sono state per il 56% le donne e il 43% gli uomini.   

La prima domanda posta nel questionario è: dove hai iniziato il tuo percorso sanitario? Il 39% ha dichiarato di aver iniziato dal proprio medico di medicina generale il percorso, mentre il 21% con uno specialista pubblico e il 18% con un medico specialista privato. "Il pubblico si conferma il canale privilegiato durante il percorso diagnostico" ha spiegato il dottor Franco Tortorella. Alla domanda "chi ti ha seguito nel percorso di diagnosi?" infatti, il 36% ha risposto medico di famiglia e il 26% specialista ospedaliero. Il 24% però ha risposto specialista privato. Quasi la metà delle persone che hanno compilato il questionario hanno avuto necessità di fare accertamenti per acuzie, mentre la restante metà per controlli e prevenzione.   


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Un forte dato è quello emerso dalla domanda "come hai prenotato gli esami prescritti?". Il 51% ha risposto di aver utilizzato servizi pubblici (strutture con pagamento della prestazione, struttura privata convenzionata con il Ssr o convenzionata con pagamento della prestazione), mentre solo il 49% ha risposto di aver utilizzato call center pubblico (sportello prenotazioni dell'ospedale di Merate, centro unico di prenotazione della Asst di Lecco o call center regionale). "Da questo dato emerge la forte complessità che il paziente deve affrontare dal momento in cui il medico gli prescrive degli esami. Avendo necessità di avere i risultati in tempi utili e non volendo rischiare di essere rimbalzato tra call center, la metà dei cittadini si affida subito al servizio privato" ha fatto notare il dottor Tortorella.    Ma ai residenti del distretto di Merate, dove è stata proposta la prima prestazione disponibile? Solo nel 25% dei casi è stata offerta disponibilità all'Ospedale Mandic. Al 21% è stato offerto l'Ospedale di Lecco e al 2% l'Ospedale di Bellano. Nel 22% dei casi sono state proposte prestazioni fuori provincia e al 30% presso strutture private. Ma ancora più allarmante è il dato emerso sulle tempistiche con cui è stata garantita la prestazione. Dal questionario infatti è emerso che nel 55% dei casi in cui la prestazione richiesta aveva specifica priorità - urgente (entro 3 giorni), breve (entro 10 giorni) - questa non è stata rispettata.    Ciò che ne è scaturito è che nel 55% dei casi analizzati è stato dichiarato di aver quindi dovuto ricorrere a una struttura a pagamento. In particolare il 24% si è affidato a una prestazione privata in solvenza attraverso una struttura privata convenzionata con il Ssr, il 22% ha utilizzato una struttura privata non convenzionata e solo il 9% si è recato presso una struttura pubblica in libera professione.   

Non è un caso dunque se in Italia il costo medio sostenuto nell'ultimo anno per diagnosi e cura è di 436 euro. Dai risultati del questionario è emerso che il 32% ha pagato tra 100 e 300 euro, il 23% tra i 300 e 500 euro, il 15% tra 500 e 1000 euro e l'8% più di 1000 euro.  Nonostante questo, nella maggior parte dei casi il percorso di cura si è concluso attraverso il servizio pubblico. Effettuati gli esami prescritti, infatti, nel 40% dei casi è stata posta una diagnosi dal medico specialista e nel 17% dei casi dal medico di medicina generale. Anche per quanto riguarda le visite programmate periodiche è emerso che il 23% è stato seguito dal proprio medico, il 20% da uno specialista ospedaliero e il 17% da una struttura pubblica.   

 

"Il nostro servizio sanitario ci porta verso la prestazione - ha detto il dottor Tortorella - Alla fine però bisogna saper fare sintesi, fare una diagnosi e offrire un percorso al paziente. Ciò che è emerso è che il pubblico riesce a dare continuità in questo, mentre il privato tende a sfociare nell'iperspecialità, mandando il paziente a fare sempre più esami". Importante dunque avere una presa in carico del paziente, ma altrettanto importante, secondo il medico, è continuare a promuovere la prevenzione. Dal questionario è emerso che nel 35% dei casi non ha mai ricevuto consigli a riguardo, ma che il 60% degli esaminati vorrebbe essere informato di più sulla prevenzione.   Tra i suggerimenti dati nel questionario per migliorare il servizio sanitario risulta in primis la richiesta di tempi di attesa più rapidi (75% delle risposte), poi una migliore offerta di esami strumentali e diagnostici presso l'ospedale più vicino (60%), controlli periodici preventivi programmati (37%), maggiore chiarezza nel sistema di prenotazione degli esami (22%) e maggiore durata della visita dello specialista (11%).  

"Questo tavolo permanente sulla salute è fondamentale - ha commentato il consigliere regionale Gian Mario Fragomeli - I risultati del questionario ci permettono di avere confronti con la dirigenza di Asst con dati alla mano forniti direttamente dalla cittadinanza e dai pazienti. Abbiamo iniziato un processo che ci consente di misurare un trend e capire, a distanza di mesi, se la situazione è migliorata o peggiorata". Importante avere dati chiari, ma anche continuare a visitare i presidi ospedalieri del territorio e tenere monitorata la situazione che vivono i cittadini. "Ho fatto richiesta per vedere il funzionamento del pronto soccorso a Lecco e Merate. Per il cantiere del nuovo pronto soccorso a Lecco abbiamo ricevuto disponibilità immediata, ma a me interessava vedere quello attivo. Non ho ancora avuto risposta da oltre un mese" ha detto Fragomeli, mettendo in evidenza la situazione in cui anche i consiglieri si trovano.   

Si è complimentato invece per il lavoro svolto il vicepresidente del consiglio regionale, Emilio Del Bono. "Il questionario ha anticipato tutte le questioni che abbiamo davanti" ha detto, spiegando che ciò che è mancata di più ultimamente è stata la consapevolezza dei cittadini nel saper ricondurre le carenze del sistema sanitario a una responsabilità politica. "La responsabilità di Regione non è marginale. Nonostante continui a esserci l'idea che la sanità lombarda sia tra le migliori, la realtà non è così. Lo è stata per anni, ma ora nella classifica sul livello di assistenza siamo al quinto posto in Italia". Il problema dunque è da ricondurre a chi governa e in particolare alla giunta regionale. "In consiglio l'assessore al Welfare Guido Bertolaso ha detto tre cose gravissime. A suo parere la sanità lombarda è anarchica, disorganizzata e diseconomica - ha continuato Del Bono. - Sarebbe anarchica perché abbiamo costruito un governo di sanità attorno alle Asst totalmente privo di pianificazione. Stando a queste dichiarazioni, il fallimento della nostra sanità è già certificato da chi la guida". Secondo il vicepresidente del consiglio regionale la stortura sistemica è stata ben fotografata dalla corte dei conti, che ha evidenziato il fatto che il budget si sta squilibrando, con i privati che usano risorse pubbliche e un Pnrr che fornisce importanti risorse in conto capitale per realizzare strutture come Case di Comunità, ma non per le prestazioni che dovrebbero essere eseguite all'interno.   

 

Dal pubblico è intervenuta Giuditta Pacchiarini, ex operatrice sanitaria e rappresentante del "Comitato a difesa dell'ospedale di Merate", che ha portato la sua esperienza attraverso alcune considerazioni su sanità e Regione, e il capogruppo del Comune di Osnago Federico Dusi che ha posto l'attenzione sulla salute mentale. Lara Ghibello, infermiera proprio del Dipartimento salute mentale, ha menzionato a tal proposito la lettera aperta attraverso cui gli operatori hanno denunciato la situazione di decadimento del reparto (clicca QUI).  

Al chiudere la serata è stato Mattia Salvioni, che ha ricordato anche una seconda iniziativa del tavolo permanente sulla salute, ovvero "Adotta il tuo ospedale", e ha ribadito l'intenzione da parte dei componenti del tavolo di adottare proprio il Mandic di Merate, al fine si sorvegliarlo e monitorare il suo andamento.   
E. M.
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