Individuati i 2 presunti autori di una tentata rapina a Pagnano e di un colpo a Sartirana. Uno è la persona sbagliata, liberato

Parrebbe proprio essersi trattato di uno scambio di persona, con un marocchino, classe 1994, incensurato, finito per trascorrere una notte dietro le sbarre da innocente. Lo ha scagionato, su due piedi, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecco Salvatore Catalano, dopo aver ascoltato le dichiarazioni, in qualche modo sostenute da riscontri, rilasciate dall'altro soggetto finito in manette con le stesse pesanti accuse.
La coppia, da quanto trapelato, è stata raggiunta da ordinanza di custodia cautelare nella giornata di ieri. I due giovanotti, per l'appunto un magrebino di 29 anni, residente a Robbiate e un italiano, Antonio F., classe 1996, di Bernareggio, erano ritenuti dagli inquirenti – con le indagini delegate dalla Procura ai Carabinieri – i responsabili tanto di una tentata rapina ai danni di una donna in un parcheggio di Pagnano risalente al 25 maggio, tanto del colpo messo invece a segno, due giorni dopo, al bar Zingaro affacciato su piazza San Pietro a Sartirana dove un soggetto, accompagnato in macchina da un complice, era entrato con il volto travisato da un passamontagna e una pistola (da softair) alla mano, riuscendo a farsi consegnare dall'esercente dietro il bancone denaro contante per circa 120 euro.

Il Tribunale di Lecco

I primi elementi utili per giungere all'individuazione dei due sono arrivati dalle telecamere a lettura targa installate in città. “Immortalata” infatti la Polo con cui la coppia di rapinatori ha raggiunto le due frazione meratesi. La vettura è risultata intestata – sempre sulla base di quanto si è potuto fino ad ora apprendere - a Antonio F., già controllato in altre occasioni con l'amico di origine marocchine residente a Robbiate, finito per essere sospettato, anche – parrebbe – per via di parziali riconoscimenti, di essere il suo complice.
Rintracciati ieri, i due già questa mattina erano in Tribunale. L'italiano il primo a venire escusso dal giudice Salvatore Catalano, assistito dagli avvocati Diego Brambilla e Marco Turconi. In Aula, alla presenza del sostituto procuratore Pasquale Gaspare Esposito, ha optato per rispondere, chiarendo i fatti. E arrivando, evidentemente, a sollevare da ogni responsabilità il magrebino fermato con lui, indicando dunque – è facile a questo punto immaginare - chi c'era sulla macchina.
Decisamente più veloce, a seguire, dunque, l'interrogatorio del robbiatese, difeso dall'avvocato Paolo Giudici. Il ragazzo è stato rimesso subito in libertà. Dovrà comparire a breve in Tribunale, invece, uno dei suoi fratelli, non nuovo a inciampi con la Giustizia. Quest'ultimo è tra l'altro il magrebino che ieri sera, saputo del fermo del consanguineo, si è portato in carcere a Lecco, arrivando a danneggiare una vetrata, prima di venir invitato a allontanarsi. Un suggerimento accolto ma... fino ad un certo punto. Il soggetto, infatti, fatto uscire dall'area di pertinenza del carcere dove si è piazzato? Sulla panchina a poca distanza, trascorrendo la notte dunque "accampato" in via Cesare Beccaria. Con tanto di coperta e bottiglietta d'acqua, quale gentile conforto offerto... dall'amministrazione penitenziaria.

La coperta sulla panchina fuori dal carcere

Tornando a quanto stabilito questa mattina dal giudice Catalano, resterà invece in carcere Antonio F., non avendo tra l'altro i suoi legali chiesto la revoca o comunque l'alleggerimento della misura cautelare applicata nei suoi confronti.
A. M.
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